Il nuovo Governo italiano è stato voluto dai tedeschi. Che sanno benissimo di avere tirato troppo la corda, per troppi anni, nell’Eurozona e fuori dalla stessa Eurozona. Ora stanno arrivando i contraccolpi. E se la Germania si è lavorata la Grecia e l’Italia a colpi di spread e giocando sui tassi d’interesse, gli USA stanno scatenando una battaglia sui dazi doganali che, lentamente, dovrebbe ‘affondare’ la UE, ormai schiava del sistema liberista. La variabile impazzita dei migranti
di Economicus
Il direttore di questo blog, che ospita sempre i miei interventi (in verità lo faceva anche su Link Sicilia), mi dice sempre di non andare troppo “sopra il rigo”. L’ultima volta si è un po’ spaventato quando gli ho passato una nota su quello che sta succedendo nel Regno Unito con l’attacco a Boris Johnson. Mi ha ricordato che vivo da anni in Inghilterra. E di non andarci pesante. Ma come faccio a non dire – visto che vivo in questo Paese da anni – che il Parlamento inglese sta provando in tutti i modi a bloccare la volontà popolare che si è espressa in favore della Brexit?
Bene, partendo dal Paese in cui vivo, provo a illustrare, a mio modesto modo di vedere, quello che sta succedendo. Cominciano col dire che c’è un parallellismo tra quello che succede in Italia – dove è in corso una recita a soggetto – e quello che succede nel Regno Unito, dove una parte della politica è ancora sana e non si è venduta ai massoni dell’Unione Europea dell’euro, come li definisce sempre il direttore de I Nuovi Vespri.
Da quello che traspare, sembrerebbe che, in questo momento, l’Unione Europea sia vincente: nel Regno Unito c’è una maggioranza parlamentare pro-Europa che ostacola la Brexit, in barba alla volontà popolare; in Italia la Germania ha riportato al potere la vecchia politica, un po’ come fece, sempre in Italia, durante la Seconda guerra mondiale.
Quella che sembra una manifestazione di forza è, in realtà, una manifestazione di debolezza della UE. Perché, seppur lentamente, l’America di Trump ha iniziato a picchiare duro sulla Germania. Lo fa indirettamente, elegantemente: ma lo sta facendo.
I tedeschi sono terrorizzati dalla guerra economica e commerciale che si sta scatenando. Hanno capito che la battaglia sui dazi doganali tra USA e Cina, alla fine, si ritorcerà anche contro l’Europa e contro la banda di ottusi liberisti che la governano. Anzi, cominciano ad avere il dubbio, i tedeschi, che quella tra americani e cinesi sia una mezza farsa per cominciare la lenta disintegrazione dell’Unione Europea: e forse non sbagiano.
Questa volta, però, gli USA non ci girano attorno: puntano direttamente sulla Germania. Il primo ‘siluro’ – il primo, perché ce ne saranno altri – dovrebbe colpire l’industria automobilistica tedesca. Il bersaglio non è stato scelto a caso.
Il primo motivo è legato alla dabbenaggine degli stessi tedeschi, che a furia di politiche dell’austerità per fare pagare all’Europa mediterranea il costo della riunificazione della stessa Germania, ha creato una crisi di domanda. In parole semplici semplici, molti consumatori europei – soprattutto del sud Europa – non hanno in tasca i soldi per acquistare le auto tedesche.
Accentuare la crisi dell’automobile tedesca è la missione non soltanto americana (non soltanto americana perché, come proveremo a illustrare, non saranno soltanto gli USA che guadagneranno dalla crisi economica tedesca e, quindi, dalla crisi dell’Eurozona).
Colpendo l’industria automobilistica tedesca, automaticamente, verrà colpita l’economia italiana. Poiché la Germania, grazie anche ai Governi italiani degli anni passati (soprattutto a quelli di centrosinistra), ha delegato ad alcune industrie italiane (forse in modo un po’ irrazionale) la produzione della componentistica dell’industria automobilistica tedesca, la crisi dell’automobile tedesca trascinerà nella crisi un ‘pezzo’ importante dell’economia del Centro Nord Italia.
La ‘botta’ dovrebbe essere dura. La Germania dovrebbe rispondere con un allentamento dei vincoli per tutta l’Eurozona (anche perché la Francia è combinata peggio della Germania): ma la crisi automobilistica tedesca, da congiunturale, si dovrebbe trasformare comunque in strutturale.
Una crisi che, lo ribadiamo, trascinerà l’Italia nel vortice della recessione.
Non solo. Un’altra ‘botta’ all’economia italiana – in questo caso del Sud Italia – dovrebbe arrivare dalla telefonia. Per ora sono solo i primi avvertimenti: tra qualche mese i gruppi che operano nel settore dei call center dovrebbero trovare economie di scala in luoghi diversi del Sud Italia: e allora…
Il tutto avverrà in un contesto in cui l’inasprimento – secondo me concertato – della battaglia sui dazi doganali tra USA e Cina dovrebbe irrigidire ulteriormente il quadro politico ed economico nell’area UE.
In più c’è la pressione dei migranti: migranti che dovrebbero tornare ad arrivare in Italia senza difficoltà per forzare le stesse frontiere italiane. E’ questo il motivo per il quale la Lega di Salvini è stata tolta di mezzo: e anche in questo caso – sempre a nostro modesto avviso – è in corso una mezza recita: Salvini non è così ingenuo da regalare il Governo ai suoi avversari.
La verità è che quando scendono in campo i veri potenti tutti si devono adeguare. La verità è che sta arrivando un ciclone economico dagli effetti imprevedibili: non a caso l’Europa dell’euro sta provando in tutti i modi a parare i colpi.
Qualcuno, a proposito dei migranti, potrebbe obiettare: ma se l’Europa sa che riaprire i canali ai migranti in arrivo dalla Libia e dal Medio Oriente creerà caos nella stessa Europa perché sta favorendo il fenomeno?
Qui la risposta è un po’ più complessa e articolata. Semplificandola al massimo, è noto a tutti che, con il traffico di esseri umani dall’Africa all’Europa, c’è chi guadagna un sacco di soldi. E non è improbabile – anche se alcune ‘teste’ di questo grande affare potrebbero avere sede nella stessa Europa – che chi governa questo business potrebbe avere interessi coincidenti con chi considera, come Trump, l’Europa nemica degli Stati Uniti.
Lo ripeto, i ‘giochi’ sono complicati: ma in tanti, tra le grandi potenze, hanno tutto da guadagnare dalla fine dell’Europa dell’euro. E non è certo un caso se lo ‘shopping’ – in Italia, ma non soltanto in Italia – sia già iniziato da un pezzo…
Foto tratta da The Indipendent
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