Dal ‘Festival della felicità clientelare’ che va avanti da decenni in barba alla Costituzione italiana restano esclusi gli operai della Forestale, ‘monelli’ per antonomasia, e i dipendenti della Formazione professionale e degli Sportelli multifunzionali che, in realtà, il lavoro l’avevano, ma gli è stato tolto. La politica siciliana è così: a chi dà e a chi leva…
Tutti felici. Tutti contenti. Quello che era iniziato bene è finito bene. E’ la storia – la solita storia – che in Sicilia va avanti dai primi anni ’80. Quando negli uffici della Regione c’erano, sì e no, mille e 700 dipendenti, quasi tutti entrati con i concorsi, così come previsto dalla Costituzione italiana. E quando nei Comuni – tempi lontani – c’erano solo concorsi.
A partire dai primi anni ’80 la politica italiana ha deciso che nella pubblica amministrazione – Regioni, Province, Comuni e, con il passare degli anni, anche in altri enti pubblici (con poche eccezioni) – le assunzioni non si dovevano fare più con i concorsi, ma attraverso i precari che diventavano tali per chiamata diretta da parte della politica e dei sindacati.
Ed è da allora, a parte casi molto limitati, che in Sicilia sono spariti i concorsi pubblici, mentre il personale della Regione e dei Comuni sono lievitati fino all’inverosimile.
Incredibile quello che è successo con i dirigenti regionali. Mentre fino ai primi anni ’80 venivano reclutati con concorsi piuttosto selettivi (temi di Diritto costituzionale e di Diritto amministrativo che ‘spezzavano le gambe’), a partire dalla seconda metà degli anni ’80 è cominciato un caos lento ma inesorabile: e sono arrivati i cani e i gatti…
Notevoli i passaggi di dirigenti che provenivano da enti dello Stato regionalizzati. Non vi diciamo quello che è successo…
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 un dossier della CGIL siciliana provava a fare luce su quello che stava succedendo negli uffici della Regione. Noi ricordiamo due casi limite: un cuoco, che non si capiva nemmeno da dove fosse arrivato, era diventato dirigente; e poi il caso di un ventenne che, in base alle leggi regionali e alle diavolerie inventate dal consociativismo politico- sindacale di quegli anni, risultava avere un’anzianità maggiore della sua stessa età: un ragazzo ‘prodigio’ a cui avevano assegnato il posto alla Regione siciliana prima di nascere!
La stessa cosa è avvenuta in tutti i Comuni siciliani dove sono spariti da decenni i concorsi pubblici, sostituiti dai precari!
Di fatto, in materia di concorsi pubblici la Costituzione italiana è stata calpestata. Ma di questo non glien’è fregato niente a nessuno!
Solo in qualche caso ci si è ricordati dell’esistenza della ‘Legge’ anche nella pubblica amministrazione. Come quando due dirigenti generali della Regione siciliana presentarono ricorso contro la nomina di un Segretario generale della Presidenza della Regione: ricorso respinto perché i due non potevano sollevare il ‘caso’, dal momento che non potevano ricoprire il ruolo di dirigenti generali…
Eh sì, perché, nel 2000, in un momento di ‘estasi’, l’Assemblea regionale siciliana ha approvato una legge che promuoveva, in una notte, 2 mila funzionari circa trasformandoli in dirigenti. In un solo colpo la Regione siciliana si trovò ad avere un numero di dirigenti superiore al numero di dirigenti di tutta la Francia!
Ed è da questo calderone che, a partire dai primi anni del 2000, sono arrivati i dirigenti generali della Regione.
Se non ci credete informatevi: verificate quanti sono, oggi, i dirigenti generali della Regione siciliana vincitori di concorso. Capirete tante cose…
Oggi possiamo tranquillamente affermare che la vecchia politica siciliana, a partire dalla fine degli anni ’80, è vissuta del precariato nella pubblica amministrazione.
Incredibile quello che ha combinato il Governo Prodi tra il 1996 e il 1998, inventando, nel Sud, i ‘mitici’ Lsu: i Lavoratori socialmente utili: gente scelta direttamente dalla politica e trasformata in dipendenti pubblici. Lo Stato ha pagato i primi anni, poi tutti, con il passare degli anni, sono stati stabilizzati a spese di Regione siciliana e Comuni!
Anche loro ‘trasformati’ in dipendenti pubblici: olé!
E i concorsi? Per i babbei!
Di fatto, in Sicilia, ormai da anni succede quanto segue: i laureati molto raccomandati (pochissimi) riescono, anzi riuscivano a entrare nel mondo del precariato siciliano che è fatto, per lo più, da una grande massa di gente presa qua e là (anche da imprese che hanno chiuso i battenti).
Anche i medici degli ospedali pubblici, a partire dai primi anni del 2000, vengono reperiti per chiamata diretta, senza concorsi. Tutto controllato dalla politica.
Di conseguenza i giovani laureati – specie se bravi – se non trovano lavoro nelle cosiddette professioni liberali vanno via. Da quando c’è l’euro la crisi economica ha fatto il resto: così, oggi, quasi tutti i giovani laureati lasciano la Sicilia.
Chi rimane in Sicilia, soprattutto nella pubblica amministrazione? Datevi voi la risposta…
Gli unici lavoratori che non sono stati stabilizzati sono gli operai della Forestale: per loro solo precariato, accuse infondate e altre umiliazioni.
Però se scoppia un incendio: dove sono i forestali?
Il responsabile dell’Unione Sindacale di Base (USB) della Sicilia, Sandro Cardinale, in un comunicato, si compiace anche lui per la stabilizzazione dei precari (e fa malissimo: forse non sa cosa sono i precari…). E mette tra i non stabilizzati i lavoratori della Formazione professionale.
I lavoratori della Formazione professionale – e anche i lavoratori degli ormai chiusi Sportelli multifunzionali – il lavoro ce l’avevano. Lavoravano presso enti no profit privati e, in molti casi – per esempio, il corpo docente – erano stati chiamati per riconosciute capacità (di solito i privati non regalano i soldi).
Abbiamo letto e vissuto tante polemiche sulla Formazione professionale e sulle politiche del lavoro che venivano gestite dagli ‘sportellisti’.
Vi possiamo garantire che lavoravano tutti. Certo, la Formazione professionale degli enti storici non era, nelle stragrande maggioranza dei casi, alta formazione: ma era una formazione che rispecchiava le esigenze del mercato del lavoro della Sicilia imperniato su piccole e medie imprese (soprattutto artigianali), sul commercio e sui servizi.
Sono stati licenziati tutti – lavoratori della Formazione e ‘sportellisti’ – in parte perché i fondi europei mal si conciliavano con gli enti storici no profit, in parte perché la Formazione, un volta privatizzata (a partire dalla seconda metà degli anni ’90) è diventata terreno di clientela di politici che volevano (e vogliono tutt’oggi) le mani libere sulle assunzioni che, in genere, si ‘accompagnano’ alle campagna elettorali.
Idem per gli ex sportellisti, se è vero che le politiche del lavoro verranno privatizzate, sempre secondo ‘schemi’ politici…
Il problema è che le politiche del lavoro e la formazione professionale non possono seguire i tempi delle elezioni: e infatti, in Sicilia, a parte qualcosa, la Formazione è quasi sparita (tranne quella elettorale…) e non esistono politiche del lavoro (delegate ai politici che governano…).
Direte: tra una pubblica amministrazione dove i precari hanno preso il posto dei concorsi pubblici e la formazione e le politiche del lavoro legate ai capricci clientelari della politica è “gran bordello”?, per dirla con il sommo poeta.
Appunto…
P.s.
Poiché non mancheranno i commenti dei precari che diranno di aver superato fantasiose “selezioni”, li anticipiamo: le “selezioni” non sono previste dalla Costituzione: nella pubblica amministrazione italiana si entra per concorso. Punto.
Foto tratta da GOL Milano
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