Nel Regno Unito – questa è la verità – il Parlamento ha cercato di bloccare il pronunciamento popolare che ha sancito il sì all’uscita dall’Unione Europea. Boris Johnson ha trovato il modo non per bloccare il Parlamento, ma per impedire ai parlamentari, sobillati dalla UE (non c’è nemmeno bisogno di dire come…), di calpestare il risultato del referendum popolare sulla Brexit
di Economicus
Che cosa ci stanno raccontando sulla mossa de capo del Governo del Regno Unito, Boris Johnson, che ha chiesto e ottenuto dalla Regina Elisabetta la sospensione del Parlamento? Che Johnson è un antidemocratico, che vuole bloccare il dibattito in Parlamento sulla Brexit, che viola le prerogative del Parlamento e bla bla bla.
Tutte fesserie. Boris Johnson ha ragione da vendere. E vi illustriamo anche il perché.
Com’è a tutto noto, con un referendum, la maggioranza dei cittadini del regno Unito ha deciso di lasciare l’Unione Europea. Noi non nutriamo particolare simpatia per gli inglesi, che sono quelli che hanno infognato la Sicilia e, in generale, il Regno delle Due Sicilie nella pessima Italia dei Savoia: una disgrazia della quale ancora oggi piangiamo le conseguenze.
Ma dobbiamo avere il coraggio di ammettere che l’Inghilterra è un Paese dove la democrazia è sacra. Insomma, non è l’Italia che pende ordini dall’Unione Europea e non può più nominare il proprio Ministro dell’Economia!
Ebbene, la maggioranza dei cittadini del Regno Unito, come già ricordato, ha detto basta all’Unione Europea. Ma la maggioranza del Parlamento di questo Paese, di fatto – anche se non lo dice a chiare lettere – non ha accettato e non vuole accettare il responso della volontà popolare.
In questo c’entra anche la UE, che oltre ad essere un covo di massoni e affaristi è anche in grado di condizionare le scelte del Parlamento di questo Paese (non c’è nemmeno bisogno di dire come…).
Siccome Boris Johnson – cosa che ha già detto – farà uscire il Regno Unito dall’Unione Europea, con o senza accordo con la stessa UE (diciamo che si fa un baffo della UE e dei suoi massoni), non vuole più perdere tempo.
Così, leggiamo su ICONA NEWS, “Johnson ha di fatto costretto la Regina a tenere il suo discorso al Parlamento sulle sfide del nuovo governo il prossimo 14 ottobre, riuscendo così a far chiudere la Camera dei Comuni fino a quella data e prorogando la pausa estiva. La sovrana avrebbe teoricamente potuto opporsi alla richiesta del premier britannico, ma in base alla peculiare usanza inglese che si basa sulle convenzioni non ci si oppone, e non si è mai fatto. La decisione di Johnson è volta, di fatto, a evitare un dibattito sulla Brexit. Contro la sua mossa era stata lanciata una petizione che ha raccolto tantissime firme in poco tempo e il leader laburista aveva scritto alla Regina”.
Come già accennato, è Boris Johnson che, difendendo l’esito del referendum che ha sancito il sì alla Brexit, sta difendendo la democrazia; mentre sono i parlamentari contrari, di fatto alla Brexit, che scorrettamente hanno provato a oltraggiare la volontà popolare.
Non dobbiamo dimenticare la volgare – e, questa sì, antidemocratica – campagna su un nuovo referendum. La verità è che i lecchini della UE – non troviamo un’altra parola più adatta per apostrofarli – pensavano di trovare nel Regno Unito gli stessi ‘europeisti’ che, ad esempio, hanno accettato di applicare il CETA (un vergognoso trattato commerciale con il Canada che penalizza l’agricoltura europea per favorire gli industriali e gli speculatori) fregandosene del voto dei Parlamenti dei 27 Paesi europei.
Purtroppo (per la UE e i suoi accoliti) nel Regno Unito le decisioni assunte dal popolo sono sacre e si rispettano (a differenza dell’Italia, dove la politica se ne fotte alla grande dei risultati referendari: anche in questo caso il termine “se ne fotte” è appropriatissimo per definire la volgarità di una politica che, ad esempio, fino ad oggi, ha ignorato il risultato del referendum sull’acqua pubblica del 2011, tanto che, ancora oggi, si parla di una gestione pubblica dell’acqua con una spa: una presa in giro!).
Insomma, il ‘succo’ è il seguente: la Brexit si farà. Il resto sono chiacchiere.
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