Torniamo ad occuparci dei lavoratori dell’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ licenziati e non pagati. Nonostante un’ordinanza del Tribunale di Palermo. A nostro modesto avviso, in questa vicenda dovrebbe intervenire Papa Francesco. Per evitare che a Palermo la Chiesa perda credibilità
Avete mai sentito parlare di coloro i quali predicano bene e razzolano male? Ebbene, a Palermo c’è uno di questi esempi. E sapete, questo esempio – che non è proprio un bell’esempio – da chi è rappresentato? Da chi dice di rappresentare Dio in terra!
La storia è sempre la stessa e noi ce ne occupiamo da tempo: è la storia di un nutrito gruppo di lavoratori di un’Opera Pia del capoluogo della Sicilia: l’Opera Pia che porta addirittura il nome di un Arcivescovo di Palermo che ha esercitato il proprio magistero dalla fine della seconda guerra mondiale sino alla fine degli anni ’60: l’Arcivescovo Ernesto Ruffini.
I comunisti lo detestavano perché era anticomunista. Ma, a differenza della ‘presunta’ sinistra di Palermo di oggi, tutta appalti (ferroviari) & affari, l’Arcivescovo Ruffini, dei poveri, si occupava per davvero. Ne sapevano più di qualcosa i democristiani di quegli anni, che quando venivano chiamati al cospetto del Cardinale Arcivescovo di Palermo si presentavano con la coda tra le gambe…
Tante le opere di bene lasciate dal Cardinale Arcivescovo Ruffini (a Palermo c’è anche un quartiere che porta il suo nome). Giusto che un’Opera Pia lo ricordi. Un po’ meno giusto il comportamento che l’attuale Curia Arcivescovile di Palermo sta riservando al gruppo di dipendenti che ha licenziato.
Riceviamo l’ennesima lettera da un dipendente licenziato dall’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ che, per la cronaca, anzi, per statuto, è presieduta dall’Arcivescovo di Palermo, ruolo occupato da qualche anno da sua Eminenza Corrado Lorefice, in prima fila con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, nel difendere gli immigrati, ma un po’ meno presente con i lavoratori dell’Opera Pia che fa capo alla Curia di Palermo.
Il dipendente dell’Opera Pia ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ si chiama Ernesto Bellitteri e così scrive
“Traditi dalla Regione, organo di vigilanza e controllo sulle IPAB siciliane (per la cronaca, le Opere Pie sono anche conosciute come IPAB, Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza e, quando c’era lo Stato di diritto, facevano capo alla Regione ndr), dipendenti pubblici dei diritti negati, gli oramai ex dipendenti della fu Opera Pia Cardinale Ruffini, licenziati da un CdA (Consiglio di Amministrazione ndr) presieduto dall’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, e dal vice presidente, nominato dal Vescovo stesso e mancante del terzo componente perché dimessosi e defilatosi da questa enorme ingiustizia (quest’ultimo rappresenta la Regione siciliana ndr) attendono il pagamento delle 18 mensilità ordinate dai giudici del lavoro in data 18 febbraio 2019. Ebbene, a tutt’oggi, trascorsi 6 mesi dalla sentenza, niente di niente. Certo, non ci aspettavamo questo eccesso di forza, da parte di don Corrado Lorefice: non ci aspettavamo che non rispettasse addirittura un’ordinanza del Tribunale di Palermo! La domanda sorge spontanea: l’Arcivescovo non vuole pagarci? Il CdA dell’IPAB ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ non intende rispettare un’ordinanza dei giudici del lavoro? Ma allora è proprio vero che la giustizia è uguale per tutti ‘i fessi’, non per i potenti”.
Noi non siamo interessati all’Arcivescovo di Palermo: è un personaggio che non ci è mai piaciuto e che continua a non suscitare in noi alcuna simpatia. Soprattutto da quando l’abbiamo visto darsela a gambe davanti ai microfoni del Le Iene.
Il problema, a nostro modesto avviso, non riguarda l’Arcivescovo di Palermo e i suoi potenti amici: il problema riguarda Papa Francesco. Perché quella del licenziamento dei lavoratori dell’Opera Pia ‘Cardinale Ruffini’ è veramente una brutta storia!
Egregio Santo Padre: guardi che, in questa vicenda, è la ‘Sua’ Chiesa che ne viene fuori male.
Egregio Santo Padre, Lei non può, ogni Domenica, ricordarci che ci dobbiamo comportare bene, che ci dobbiamo occupare degli ultimi per poi ricevere una lettera del genere – l’ennesima! – da un gruppo di lavoratori non pagati da un’Opera Pia – questo lo ricordiamo pure noi che ci occupiamo di Opere Pie siciliane dagli anni ’80 – che ha un nesso preciso con Santa Madre Chiesa.
A nostro modesto avviso, è Lei che deve trovare una soluzione. Si chiami i suoi di Palermo e chiudete ‘sta storia. Perché più andrà avanti, più crescerà la rabbia dei lavoratori, già angustiati dal fatto di essere stati licenziati. Meglio trovare una soluzione.
Foto tratta da consolata.org
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