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La Giuditta di Cranach? Una teenager viziosa e piuttosto contenta di sé

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La storia della decapitazione del Generale assiro Oloferne da parte della donna, una piacente vedova, appare nella Bibbia (cattolica) nel Libro di Giuditta. Il Generale stava per attaccare Betulla, la città della protagonista. Lei pensò invece di farlo bere, di sedurlo e, mentre si sdraiava sul letto intontito da tanta ospitalità, di decapitarlo con l’assistenza della fedele serva

di Nota Diplomatica

Il quadro, “Judith mit dem Haupt des Holofernes” – “Giuditta con la testa di Oloferne” – è del 1530, opera del pittore tedesco Lucas Cranach il Vecchio.

Malgrado la percezione moderna dell’essenziale subalternità delle donne nel passato, il soggetto delle femmine “forti e pericolose” fu trattato spesso da praticamente tutti i grandi pittori e scultori rinascimentali: tra gli altri, Giorgione, Botticelli, Tiziano, Paolo Veronese e Caravaggio, come anche – più a nord – Rembrandt. È difficile ormai sapere esattamente il perché di tanta popolarità, ma c’entrerà il fatto che per convenzione le “bad girls” potevano essere ritratte semi-nude – a patto che rappresentassero un racconto biblico… Cranach, che era protestante, fu tra i pochi a tenere la sua Giuditta decentemente vestita.

La storia della decapitazione del Generale assiro Oloferne da parte della donna, una piacente vedova, appare nella Bibbia (cattolica) nel Libro di Giuditta. ll Generale stava per attaccare Betulla, la città della protagonista. Lei pensò invece di farlo bere, di sedurlo e, mentre si sdraiava sul letto intontito da tanta ospitalità, di decapitarlo con l’assistenza della fedele serva.

La Chiesa di Roma – come quella Ortodossa – considera il Libro di Giuditta una parte delle Sacre Scritture, mentre le Bibbie protestanti o lo escludono del tutto o lo classificano un apocrifo – un testo forse d’epoca biblica, ma non per questo necessariamente “canonico”. È comunque opinione comune che, a differenza del simile racconto nell’Antico Testamento riguardante Giaele e il suo martello, la storia di Giuditta abbia poco o forse nulla a che fare con fatti realmente accaduti: al punto che è a volte descritta come “il primo romanzo storico”.

Poco importa però dal punto di vista dell’ispirazione artistica. C’era sesso, violenza, una donna ben fatta almeno parzialmente svestita: cosa si poteva chiedere di più? Perfino la bella ma pudica versione di Cranach non potrebbe dirsi “realistica”. La sua Giuditta pare una teenager viziosa e piuttosto contenta di sé. Nella nostra epoca si farebbe un selfie. Chi volesse vedere più sangue e più fatica farebbe bene ad ammirare la versione della pittrice Artemisia Gentileschi, di “scuola caravaggesca”. Il quadro, dipinto tra il 1612 e il 1613, è conservato al Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli.

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