Nell’Isola dei brividi: venite con noi rischiando di precipitare da 400-500 metri! Sensazioni uniche…

15 agosto 2019

Il racconto di Ferragosto/ Nell’Isola (che c’è!) dove, se non tutto, almeno una parte va all’incontrario potete anche visitare una Riserva naturale incustodita, provando sulla vostra pelle i brividi di una discesa e di una risalita senza protezione. Su e giù per un canyon a 400-500 metri per ritrovare il senso della vita. Parcheggio a pagamento, tutto il resto – paura compresa – è gratis…

“Che ti debbo dire? Quello che ho visto e vissuto nella Riserva naturale dove si scende a picco su un fiume è semplicemente incredibile! Più ci penso e più mi vengono i brividi”.

“Ma non è chiusa da alcuni anni ‘sta Riserva naturale?”.

“Sì, in teoria è chiusa, ma…”.

“Ma che cosa?”.

“Ma a quanto pare è una chiusura fittizia”.

“Come fittizia?”.

“Sì, fittizia. I visitatori, centinaia di visitatori, soprattutto turisti, scavalcano e scendono giù ogni giorno a farsi il bagno nel fiume”.

“Stai scherzando?”.

“Scherzare? E perché dovrei scherzare! Siamo scesi io e mia moglie insieme con un sacco di gente”.

“Ma non è possibile: in questa Riserva naturale si scende per oltre cinquecento metri. E’ un percorso ripido, pericoloso. C’è un camminamento realizzato negli anni passati. Ci sono i parapetti di protezione che l’incendio di qualche anno fa ha distrutto. Questo, almeno, è quello che mi hanno detto”.

“E ti hanno detto bene: in alcuni tratti del camminamento i parapetti non ci sono”.

“Ma è pericolosissimo scendere giù in queste condizioni!”.

“A me lo dici? Ci siamo presi una paura! In verità, sono io che mi sono spaventato, non mia moglie, che è un’incosciente”

“Racconta”.

“Intanto, come dicevi tu, la Riserva naturale è chiusa. Ma mia moglie, che è più informata di me, quando tre giorni fa siamo andati per un fine settimana a…, mi ha detto: ‘Andiamo a vedere la Riserva dove si scende e si arriva al fiume’. Io non sapevo nemmeno che era chiusa. Poco prima di arrivare mia moglie mi ha detto: ‘Fermati che c’è un bar. Voglio essere sicura di quello che mi hanno detto’. Siamo scesi e mia moglie ha chiesto: ‘Si può visitare la Riserva’? Quello gli ha risposto: ‘In teoria no, ma scavalcando ed entrano tutti. Ogni giorno. Pensi che c’è anche un parcheggio a pagamento’. Così abbiamo parcheggiato e ci siamo avventurati pure noi”.

“Racconta”.

“In effetti, la Riserva naturale è chiusa. Ma entrano tutti. Si scavalca. Sì, scavalchi e sei dentro”.

“Possibile?”.

“Ma nessuno si occupa di questa Riserva? Operai della Forestale, Guardie forestali e altre autorità?”.

“Ti assicuro che non c’è nessuno. Qualcuno in divisa, in effetti, l’abbiamo visto mentre sorseggiava il caffè. Ma a una certa distanza. Insomma, si scavalca e si entra. E poi si scende. E qui arriva il difficile. Bisogna scendere in fila, perché il camminamento è stretto. Sai qual è la cosa più spaventosa della discesa? Che se non te la senti più di scendere, perché magari hai paura: e io ho avuto paura!, non puoi risalire, perché verresti travolto dal fiume umano che scende”.

“Tua moglie non aveva paura?”.

“Mia moglie? Lei non si spaventa di niente. Ero io ad avere paura. Perché se cadi, precipiti per centinaia di metri! Pensa che, mentre scendevamo, in un angolino, c’erano un uomo e una donna fermi. Dovevano essere marito e moglie. La donna aveva paura. Voleva risalire. Ma, come ti dicevo, risalire mentre il fiume di persone scende è impossibile”.

“E che è successo?”.

“Il marito e mia moglie hanno convinto la donna a scendere. ‘Stare qui è inutile’, le ha detto mia moglie. ‘Ed è anche pericoloso – ha aggiunto -. Magari le viene un giramento di testa e chissà cosa succede. Scenda con noi. Appena arriviamo giù e il camminamento è libero, lei e suo marito risalite’. La donna era titubante, ma alla fine è scesa insieme con noi”.

“E poi che è successo?”.

“Niente di particolare: appena siamo arrivati e la carovana umana si è dispersa lungo il fiume, l’uomo e la donna sono risaliti”.

“Scusami: siete arrivati nel cuore della Riserva, là dove scorre il fiume e non c’era nessuno?”.

“Allora mi spiego male: non c’era nessuno, nessuno!”.

“Ma com’è possibile? Com’è che si consente a centinaia di persone di avventurarsi in un percorso così pericoloso senza alcuna protezione? E poi c’è il fiume dove in teoria qualcuno potrebbe anche avere problemi. Non mi dire che la gente si faceva il bagno?”.

“Certo che si faceva il bagno!”.

“Ma non è possibile! Una Riserva naturale chiusa che scende a picco in un canyon e viene lasciata così? Non mi dire che anche tu ti sei rinfrescato nel fiume!”.

“No, io e mia moglie ci siamo guardati bene dall’entrare nel fiume. Certo, c’era caldo e la tentazione l’avevamo pure noi”.

“E cosa vi ha fermato?”.

“L’acqua non era limpida. Era torbida, anzi fangosa. A me e a mia moglie faceva impressione. Ma tanta gente si immergeva lo stesso”.

“Poi che è successo?”.

“Poi siamo tornati sopra. Ed è sulla strada del ritorno che stava succedendo il peggio”.

“Che è successo?”.

“Ricordi marito e moglie? I due che sono risaliti subito dopo essere arrivati giù?”.

“Sì”.

“Ebbene, a metà salita marito e moglie erano seduti nel solito angolo. La moglie piangeva. Diceva al marito: ‘Io da lì non ci passo!’. In effetti, quel tratto di strada che la moglie si rifiutava di percorrere fa un po’ paura. Per carità, con un po’ di attenzione si passa. Ma se ti viene un giramento di testa, zact!, finisci giù e precipiti per centinaia di metri! La moglie di questo signore piangeva. Diceva al marito: ‘Chiama gli aiuti, perché io di lì non ci passerò mai!’. Insomma, una bella situazione”.

“E la gente che diceva?”.

“Qualcuno si fermava. Provava a convincere la donna: ‘Lei deve passare senza guadare giù. Se guarda giù si impressiona. Deve camminare a basta guardando avanti’. Ma la donna non ne voleva sapere”.

“E che avete fatto?”.

“Il marito ha provato a telefonare. Ma lì i telefoni cellulari non hanno campo. Così ci ha chiesto aiuto. ‘Per favore, appena arrivate su chiamate i soccorsi?’. Ovviamente ci siamo subito messi a disposizione. Nel frattempo tutta la carovana era risalita. Eravamo rimasti in quattro in un angolo a metà percorso. Prima di riprendere il cammino insieme con mia moglie, vedendo che la donna non piangeva più le ho detto: ‘Vuole provare con noi? Passiamo tutt’e quattro in fila. Tranquilla. Lei deve guardare solo dove poggia i piedi. Per fortuna si è convinta. Ovviamente io non avevo meno paura di lei: ero spaventatissimo quando sono passato da lì durante la discesa ed ero ancora più spaventato durante la risalita! Ma non ho fiatato. Non puoi immaginare quanto sono stati lunghi i quaranta, cinquanta secondi!”.

“Immagino”.

“Ma vedi tu se un’amministrazione pubblica deve lasciare incustodito un posto così pericoloso. E ogni giorno è così: ogni giorno decine, forse centinaia di persone si avventurano lungo un percorso pericolosissimo. Mi sembra una follia!”.

“Lo sai, qui è tutta una follia”.

“Al ritorno ci siamo fermati al bar e abbiamo chiesto: ‘Scusi, ma perché non la sistemano ‘sta benedetta Riserva naturale?’. Mi ha risposto: ‘Dicono che non hanno i soldi’. Al che ho replicato: il parcheggio costa un’occhio della testa: con gli introiti del solo parcheggio, in un anno la Riserva potrebbe essere rimessa a nuovo. E potrebbero pure fare pagare il biglietto di ingresso. La Riserva potrebbe diventare una miniera d’oro. Mi ha risposto: ‘Lo sa come vanno le cose qui. Gli interessi sono diversi. E non è detto che l’interesse pubblico debba prevalere. Del resto, la nostra Isola è così: la sta scoprendo ora?’. Ma è pericoloso!, ho obiettato. Una signora si è messa a piangere. Non voleva più risalire. ‘Sì, ogni tanto succede – mi ha risposto -. Soprattutto con i soliti polentoni tutti precisini. Ma poi risalgono tutti’. A me questa storia sembra una follia. E sai qual è la cosa che mi fa incazzare di più?”.

“Dimmi”.

“Non so quanti milioni di euro hanno stanziato nei giorni scorsi per le Riserve naturali. Vuoi vedere che questa Riserva la lasceranno così?”.

“Che c’entra, i milioni stanziati – se ti riferisci ai fondi europei – li hanno stanziati per gli ambientalisti, non per le Riserve. Sono due cose diverse”.

“Ripeto: a me sembra tutta una follia”.

“Convengo. E rasserenati: fino a quando non succederà un incidente non interverranno. Qui si fa così. Come le catene del monastero di Santa Chiara…”.

“Ti sbagli. Qualcuno ci ha già lasciato le penne. Ma come vedi…”.

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