Alla CIA siciliana va riconosciuto il grande merito di provare a frenare l’erosione della superficie investita a uva da vino della Sicilia ad opera del Veneto. Ma alla stessa CIA va ricordato che, oggi, difendere l’agricoltura della nostra Isola e, in generale, del Sud Italia significa criticare in modo radicale le scelte – in alcuni casi criminali – adottate dalla UE. L’intervento di Vincendo Figuccia
Mentre dalla Regione siciliana continuano ad arrivare chiacchiere e provvedimenti demagogici e clientelari (i soliti contributi ‘a pioggia’ per i fantomatici ‘giovani agricoltori’ e altri contributi ‘a pioggia’ per alcune aziende agricole ‘fortunate’), la crisi non si ferma. Non si ferma la crisi del grano duro, se è vero che il prezzo di questo prodotto non ha ancora registrato gli aumenti attesi (cosa che si verificherà solo in parte, perché l’Italia è letteralmente invasa da grano duro e grano tenero canadese); e non si ferma la crisi non del vino, come erroneamente si dice, ma dei produttori di uva da vino.
Perché – come sta avvenendo – se il vino rimane invenduto nelle cantine sociali della nostra Isola a farne le spese sono i produttori di uva da vino.
Forse l’unica organizzazione agricola che sta cercando di fare qualcosa per la crisi del vino siciliano è la CIA. E’ la Confederazione Italiana Agricoltori, infatti, che sta provando a frenare un fenomeno del quale parlano in pochi: l’acquisto dei diritti di reampianto degli agricoltori veneti ai danni della Sicilia.
Qualche giorno fa la CIA siciliana ha diramato il seguente comunicato stampa:
“Abbiamo ottenuto un risultato che è un primo passo per la ripresa del comparto. Adesso vigileremo affinché dall’annuncio si passi all’azione in tempi brevi e scongiurare il pericolo di una nuova crisi dei prezzi”.
Il comunicato è stato diramato dopo un incontro a Roma tra i vertici della CIA siciliana e il Ministro delle Politiche agricole. All’incontro erano presenti, tra gli altri, anche il presidente nazionale della CIA agricoltori italiani, Dino Scanavino, il presidente CIA Sicilia, Rosa Giovanna Castagna, il vice presidente CIA Sicilia Occidentale, Matteo Paladino, e i rappresentanti di alcune cantine cooperative della provincia di Trapani.
“Assente invece – leggiamo nel comunicato – l’assessore regionale Edy Bandiera, trattenuto in Sicilia da impegni di governo. Bandiera nei giorni scorsi aveva aperto con la CIA Sicilia il tavolo di crisi regionale sul vino comune”.
“L’organizzazione che rappresenta i viticoltori delle province di Palermo e Trapani – prosegue il comunicato – ha messo sul tavolo del ministero le sue richieste. A cominciare da un abbassamento delle rese per ettaro delle uve per il vino da tavola e da un maggiore controllo sulla reale produzione di uve destinate alla vinificazione di vino comune. Le grandi giacenze registrate negli ultimi anni, soprattutto in alcune regioni del Nord e Centro Italia hanno ingolfato il mercato causando un crollo dei prezzi. Ad oggi i viticoltori per un litro di vino comune ricevono meno di 20 centesimi, un prezzo che non permette nemmeno di rientrare dalle spese.
“Il ministro – ha dichiarato ancora Cossentino – si è detto disponibile ad abbassare la resa dagli attuali 500 quintali per ettaro, stabilito dalla legge, a 300. La nostra richiesta era di 250, il risultato ottenuto è comunque soddisfacente. Adesso c’è un iter legislativo da seguire che si porterà via un po’ di tempo, noi vigileremo affinché questa nuova norma possa essere operativa prima possibile, perché un’altra annata così rischia di mettere fuori gioco per sempre centinaia di aziende dell’Isola. Abbiamo anche ribadito la necessità che siano rafforzati ed estesi, in maniera capillare a tutto il territorio nazionale, i controlli anti frode: le cronache ci dicono che la pratica dello zuccheraggio è purtroppo ancora una piaga diffusa e va combattuta con ogni risorsa disponibile. Per uscire dallo stallo in questo momento sono necessari buonsenso e legalità”.
In realtà, lo zuccheraggio – cioè l’uso dello zucchero al posto dell’uva per produrre vini – è stato voluto dall’Unione Europea dell’euro. Fare finta che la UE non produca enormi danni all’agricoltura italiana e, segnatamente, all’agricoltura del Sud Italia serve a poco.
La verità è che, per rilanciare l’agricoltura del Sud Italia e della Sicilia bisognerebbe uscire subito da un’Unione Europea che, non lo dimentichiamo, grazie al CETA, sta inondando di grano canadese tutto il mondo e non soltanto l’Europa (non dobbiamo dimenticare che l’Italia è il primo produttore di pasta industriale del mondo: e se l’Italia è invasa dal grano duro canadese non è poi così difficile fare due più due…).
Pensare che l’agricoltura del Sud Italia in generale e della Sicilia in particolare abbia un futuro nell’Unione Europea dell’euro è un’illusione: questi ‘predoni’ della UE dell’euro vogliono solo fare fallire le imprese agricole del Sud e della Sicilia per scippare i terreni agli agricoltori per quattro soldi (e magari prendersi i grani antichi della Sicilia come hanno già fatto con la varietà di grano duro Senatore Cappelli). Il resto sono chiacchiere.
Sulla crisi dei produttori di uva da vino della Sicilia interviene il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia, esponente dell’UDC e leader del Movimento CambiAmo la Sicilia.
“Domani a Partanna, in provincia di Trapani – dice Figuccia – incontrerò i viticultori della Valle del Belìce, constatando in prima persona le criticità messe in evidenza all’interno delle loro aziende. Sarà un modo per affrontare la crisi del settore vitivinicolo siciliano, raccogliendo delle proposte che porterò in Parlamento al fine di riequilibrare il mercato del vino. Non possiamo essere indifferenti al grido di allarme dei viticoltori delle province di Trapani e Palermo che si stanno battendo per rendere dignitoso il loro lavoro, anche a Ferragosto, quindi, ho deciso di stare dalla parte dei lavoratori e delle loro famiglie concretamente.”
“All’incontro di Partanna – prosegue Figuccia – insieme ad allevatori e agricoltori saranno presenti anche Pino Amato e Santo Bono, esperti del settore e fondatori del movimento La Terra è vita. Approfondiremo tematiche specifiche che vanno dall’abbassamento delle rese per le produzioni destinate ai vini comuni alle norme sullo zuccheraggio, concludendo con l’analisi della normativa sul lavoro stagionale durante le fasi della vendemmia”.
“Occorrono misure urgenti per fronteggiare l’emergenza – dice sempre il parlamentare regionale – rivitalizzando un settore fondamentale per il tessuto economico regionale, fermando un fenomeno preoccupante come quello relativo dell’esodo dei vigneti dalla Sicilia alle Regioni del Nord”.
“Convertendo parte delle coltivazioni tradizionali in coltivazioni biologiche – continua Figuccia – si ridurrebbe drasticamente l’uso di pesticidi legati alla distruzione della biodiversità ed ai cambiamenti climatici che rischiano di mettere a repentaglio la vita umana sul pianeta. Bisogna dare certezze sul futuro ai produttori valorizzando un territorio d’eccellenza come quello siciliano, ritornando alle origini e accettando la sfida del futuro che riguarda la salvaguardia della nostra madre terra”.