Schegge di storia 16/ La massoneria, da Garibaldi alle stragi Falcone e Borsellino del 1992

27 luglio 2019

Oggi voliamo dal Risorgimento ai primi anni ’90 del secolo passato. Con l’opinionista Federico Dezzani ci catapultiamo nel 1992, quando “non ci fu il braccio di ferro tra malavita e Stato sul 41 bis, ma un più ampio ed ambizioso progetto con cui ‘le menti raffinatissime’ vollero ridisegnare la mappa economica e politica dell’Italia, inserendola nella più vasta cornice del Nuovo Ordine Mondiale”. Ma anche sulle bombe del 1993, fatte esplodere “per consentire agli anglofili del Britannia di smantellare a prezzi di saldo l’IRI e l’industria pubblica”

di Giovanni Maduli
componente della Confederazione Siculo-Napolitana e vice presidente del Parlamento delle Due Sicilie-Parlamento del Sud, Associazione culturale

Nelle prime dieci puntate di questa rubrica abbiamo appurato, seppure in maniera estremamente concisa e certamente insufficiente, alcune innegabili verità relative alle violenze, alle torture, agli stupri, alle illegalità attraverso le quali furono aggredite e annesse la Sicilia ed il Sud. Verità che, come abbiamo scritto in precedenza, non possono andare soggette ad “interpretazioni” di sorta. Verità che testimoniano inequivocabilmente cosa veramente fu quello che ancora, con un falso e subdolo eufemismo, viene indicato come “risorgimento”.

Nelle successive abbiamo visto “chi” volle, quando e perché, mettere fine ad un Regno che, contrariamente a quanto ci si è voluto far credere, con le sue equilibrate politiche sociali ed economiche caratterizzate da uno spiccato senso di solidarietà, rappresentava certamente un ostacolo all’affermarsi di quella borghesia di stampo capitalistico che, attraverso quelle atroci violenze, si impadronì del potere politico ed economico mortificando mortalmente le naturali e legittime aspirazioni del suo popolo.

Dalle prossime analizzeremo cosa era in realtà il Regno delle Due Sicilie, nei suoi pregi e difetti. E lo faremo anche attraverso il contributo di studiosi, in diversi casi anche insigni, che certamente non possono essere accusati di essere simpatizzanti o sostenitori dei Borbone.

“La spedizione dei Mille non fu altro, da Quarto al Volturno, che una farsa allestita dalla Massoneria internazionale che a quel tempo faceva riferimento prevalentemente a Torino e a Londra. Massoneria, mafia, camorra, intrighi, corruzione e complicità dei generali e dei dignitari borbonici furono infatti i puntelli e gli ingredienti determinanti per il “successo” dell’impresa dei Mille, senza i quali la spedizione avrebbe certamente avuto esito ben diverso. Era impensabile, da un punto di vista strategico e militare, così come avvenne a Palermo il 3 giugno del 1860, che 30.000 borbonici ben armati e attrezzati si arrendessero a poco più di 3.000 improvvisati e male in arnese tra picciotti e garibaldini, se tutto non fosse stato preparato e preordinato a tavolino con la complicità, la corruzione e l’arrendevolezza, degli stessi generali borbonici. Con la spedizione dei Mille, infatti, come vedremo in seguito, ebbe inizio il lungo processo di scientifica colonizzazione del Sud e della Sicilia.

Le consorterie massoniche ebbero poi, come dicevamo all’inizio, un ruolo determinante nell’allestimento della spedizione dei Mille. Massoni erano, infatti, Camillo Cavour, primo ministro del Regno di Sardegna, Costantino Nigra, Filippo Cordova e lord Henry Temple Palmerston, primo ministro inglese. Massoni erano anche il ministro della guerra borbonico, Salvatore Pianell e Liborio Romano, ministro degli interni di Francesco II, nonché tutto lo stato maggiore della spedizione dei Mille: Giuseppe Garibaldi, Francesco Crispi, iscritto alla loggia “Trionfo Ligure”, Nino Bixio, anch’egli iniziato, nel 1854, alla stessa loggia con il numero di tessera 105, Simone Schiaffino, numero 39, e Giuseppe Bandi. Iscritto alla medesima loggia troviamo anche G.B. Fouchè, amministratore della compagnia Rubattino (ci ricorda nulla, oggi, questo nome?… – n.d.a.), che si prodigò in tutti i modi per la buona riuscita dell’impresa, garantendo la disponibilità di due velieri, il Piemonte e il Lombardo, senza non prima (da buon genovese) assicurarsi della copertura di una fidejussione da 510.000 lire dei fratelli Antongini, titolari della società Borgosesia”.
Ignazio Coppola, Risorgimento e risarcimento – La Sicilia tradita, C.N.A., pag. 39, 40.


(L’inquietante figura di Albert Pike, il ‘Papa della massoneria’ che nel 1871 scriveva di tre guerre mondiali…)


 

Queste verità son dure a’ novatori del paese; ma sorretti da quei di fuori non hanno scrupolo di porre in fuoco la patria, e darla a mangiare a’ forestieri. Oggidì le rivoluzioni suscitate in tutti i regni hanno una, anzi unica cagione, la setta. Ancor v’ha che crede i rivolgimenti seguiti da ottant’anni in Europa fosser per circostanze di ciascuno stato, non per trame generali premeditate da un concetto. Danvi cagione il mal governo, la oppressione, i balzelli, la poca libertà, e altro; credono il governar bene, le buone leggi, e la piena libertà abolirebbero le rivolture. Dicono chimere le società segrete; Massoni, Filosofi, Illuminati, Giacobini, Carbonari, Mazziniani, Unitarii, nomi da spauracchio; le sette anche che fossero, non aver forza da sollevar nazioni; e addebitano piuttosto al caso che alla settaria possa le ruine rivoluzionarie. Altri sono che negano un po’ di premeditazione, ma sputan sentenze: le intenzioni esser buone, le idee volere trionfo di virtù, e la società rigenerata; i mali essere insiti alle mutazioni, dopo la tempesta venire il cielo netto e bello. Però guerra civile, saccheggi, arsioni di città, uccisioni d’innocenti non li spaventano, chè tai disordini dicono menare ad ordine duraturo.
Giacinto de’ Sivo, Storia delle Due Sicilie, Grimaldi & C. Editori, pag. 11.


Per concludere queste ultime sei puntate attraverso le quali, seppure sommariamente, abbiamo appurato chi furono i veri fautori dell’unità d’Italia, quali erano (e sono tutt’ora…) i veri scopi perseguiti e quali “metodi” furono messi in atto, sembra opportuno riportare quanto molto lucidamente Federico Dezzani, noto opinionista del web, scrive in proposito sul suo blog in un articolo del 9 marzo 2017 dal titolo:

“Mafie e massoneria speculativa: come Londra rovesciò il Regno delle Due Sicilie”.

“Nella nostra recente analisi sul biennio 1992-1993 che decretò il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, abbiamo toccato il tema della mafia, smontando la tesi dominante sul quel cruciale periodo della storia italiana: alla base delle stragi in Sicilia e “sul continente”, non ci fu il braccio di ferro tra malavita e Stato sul 41 bis, ma un più ampio ed ambizioso progetto con cui “le menti raffinatissime” vollero ridisegnare la mappa economica e politica dell’Italia, inserendola nella più vasta cornice del Nuovo Ordine Mondiale. L’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima va collegato alla cruciale elezione del Presidente della Repubblica di quell’anno; l’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono analoghi ammonimenti lanciati al Parlamento, ma allo stesso tempo sono anche un avvertimento alla giustizia italiana affinché si fermi al livello “insulare” delle indagini, senza approfondire i legami tra Cosa Nostra ed i servizi segreti della NATO; le bombe del 1993 sono un “lubrificante” per consentire agli anglofili del Britannia di smantellare a prezzi di saldo l’IRI e l’industria pubblica.”

E ancora:

“Cosa sono dunque la mafia, la camorra e la ‘ndragheta? Perché affiorano in tutti i passaggi della storia italiana a fianco di Londra e Washington? Perché sono sovente associate ad un’altra organizzazione segreta di matrice anglosassone, la massoneria speculativa?
http://federicodezzani.altervista.org/mafia-camorra-e-ndrangheta-come-il-meridione-e-litalia-fu-infettato-dagli-inglesi

Chi volesse approfondire di molto questi argomenti, può farlo anche consultando il sito www.regnodelleduesicilie.eu alle sezioni “Notizie dal Regno – Storia” e “Schegge di Storia”, quest’ultima sulla sinistra nella home page.

Foto tratta da corrispondenzaromana.it

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