Così ha descritto il mondo dei prossimi dieci anni all’autore di questo articolo un manager di una multinazionale dell’elettronica nel corso di una chiacchierata a Scicli. Le macchine sostituiranno l’uomo. Non tra cento anni, ma – lo ribadiamo – tra dieci anni. E il lavoro dell’uomo? Solo lavoro di alta qualità. Bisognerà solo studiare di più. Un futuro tecnologico dominato dalla tecnologia 5G
di Maurizio Spanò
La scorsa settimana mi è capitato di conoscere un manager di una multinazionale dell’elettronica, di motori elettrici per maggior precisione.
Parlandomi del suo lavoro, mi spiegava che studi internazionali rivelano che il principale settore industriale europeo, ovvero quello dell’automotive è a forte rischio a causa della sfrenata crescita, in questo settore, dell’industria cinese. E fino a qua nessuno di noi rimane stupito, il bello è quanto viene dopo a collegarsi a questi mutamenti, ovvero il settore della logistica.
Capannoni che movimentano merci senza presenza di persone, merci che arrivano e ripartono impacchettate automaticamente e questa e solo la prima parte, perché le merci ancora per un po viaggeranno in strada con camion e furgoni a guida umana, ma ancora per poco, poi nemmeno l’uomo sul camion ci sarà più.
Dice: ma che c’entra il motore elettrico con il commercio e la logistica ad esso collegata? C’entra! L’essere umano guida mezzi con ruote grandi, di gomma, i robot dentro i capannoni usano ruote piccole, e ciascuna di esse ha un piccolo motore integrato, questi robot hanno strumenti come le braccia per prendere, spostare impacchettare porre a scaffale nella esatta posizione, a millimetro. Il tutto governato via satellite grazie alle connessioni 5G, cinesi, di Huawey.
Questa tecnologia, quella dei motori a scoppio e delle ruote di gomma, non consente di fare il salto di qualità, il motore elettrico invece è preciso al millimetro.
Il motore elettrico di un robot che cammina, e che prende pacchi, è più preciso di un muletto con le ruote di gomma e con le stupide forche idrauliche approssimative, che caricano bancali di legno, come lo conosciamo adesso.
Quando vi capita di vedere un muletto che scarica un camion o un furgone, o anche un uomo che scende dal furgone DHL per consegnare un pacco di Zalando, bene, sappiate che tutto questo è destinato a morire fra 5-10 anni.
A casa vostra le scarpe arriveranno con un furgone a guida autonoma e voi riceverete il pacco da uno sportellino che si aprirà dopo aver inserito la carta di pagamento, e se volete ve lo consegna anche all’uscita del cinema alle 23,35, perché quel camion sa dove vi trovate, senza nemmeno che voi glielo diciate, grazie al 5G, sempre di Huawey che a tale scopo ha in programma di fare investimenti che vanno da 2 a 5 miliardi di dollari per ogni nazione come l’Italia, creando da 1000 a 3000 posti di lavoro nella progettazione e nei servizi.
Dopo questa simpatica discussione, ci siamo messi a parlare di ciò per cui ero andato a trovarlo, che poi è il mio lavoro. Dopo venti minuti di considerazioni mi viene in mente che forse il suo racconto ha delle falle, la qualità delle infrastrutture di tanti Paesi, compreso Scicli, il paesino in cui ci trovavamo, stupendo per carità, ma con le strade pavimentate ancora con la pietra, senza nemmeno l’asfalto, spesso senza nemmeno numeri civici.
Lui mi guarda e con un’aria mefistofelica mi fa: “I droni, facciamo anche i motori per i droni”, e nel darmi quella spiegazione aggiunge anche che il lavoro è finito, tutte queste diavolerie non le produrranno uomini, operai, ma altre macchine. Macchine che produrranno macchine.
“Mi scusi dottore”, faccio io, “ma se il lavoro sparisce come farà la gente ad avere soldi per comprare questa merce?”.
“Semplice”, risponde. “Nessuno di noi avrà più bisogno di lavorare una vita per avere ciò che gli serve, basterà lavorare pochi giorni all’anno, ma facendo cose di altissimo valore, cose creative, cose importanti, cose emozionali”.
Dipingere, creare un’app per lo smartphone, avere un’idea che risolve un problema, cucinare un buon piatto, o coltivare un ortaggio prelibato.
L’uomo si affranca dalla fatica del lavoro inteso come impegno per tutta la vita, e contemporaneamente, ha tutto ciò che gli serve per vivere, purché studi, e tanto. Non studiare sarà considerata una malattia, come il diabete, o peggio come il cancro.
In fondo è ciò che abbiamo sempre voluto.
Foto tratta da teleambiente.it