Ce lo chiediamo perché ci sono stati segnalati casi di disabili gravissimi che, avendo passato la visita circa due mesi fa, non hanno ancora ricevuto alcuna risposta. Ci chiediamo e chiediamo: le commissioni mediche incaricate di stabilire chi ha diritto e chi non ha diritto al contributo della Regione debbono dare una risposta medica o debbono scrivere, per ogni disabile, un trattato di filosofia teoretica?
Ricordate la storia dei disabili gravissimi della Sicilia? La trasmissione de Le Iene con un assessore regionale che annaspava? Ricordate le polemiche che travolsero l’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, messo alle strette da PIF? Ricordate le polemiche che non hanno risparmiato nemmeno l’attuale presidente, Nello Musumeci? Bene: tutto, sulla carta, è stato risolto. Sulla carta, perché a noi sono arrivate alcune segnalazioni.
Vediamo di che si tratta.
Per poter accedere al contributo i disabili gravissimi debbono passare una visita presso commissioni composte ovviamente da medici.
Ebbene, alcuni lettori ci segnalano che i propri familiari – disabili gravissimi – hanno passato la vista, gli è stato detto che sarebbero stati informati circa l’esito della stessa visita (le commissioni mediche debbono decidere se un malato ha diritto o no al contributo regionale), ma non hanno ricevuto alcuna risposta.
La storia è un po’ strana. Qualche lettore ci ha contattato dopo circa venti giorni dalla visita. Gli abbiamo risposto che, con molta probabilità, sarebbe passato un mese.
La nostra è stata una risposta un po’ forzata, perché – con tutta la buona volontà del caso – non riusciamo a capire che bisogno c’è di far passare tutto questo tempo prima di dare una risposta.
Volendo – ma questo, ovviamente, riguarda le pubbliche amministrazioni che funzionano – si potrebbe fare tutto in una settimana. Alla fine la commissione medica, per ogni paziente, non deve scrivere un trattato di filosofia teoretica: deve solo dire se il malato ha o no diritto al contributo regionale.
Se non ne ha diritto, la commissione deve mettere per iscritto il perché ritiene che un malato non debba percepire il contributo: per dare modo allo stesso malato di presentare eventuale ricorso.
Ribadiamo: in sette giorni il malato gravissimo e i suoi familiari dovrebbero riceve la lettera raccomandata con la risposta. Ma siccome siamo in Sicilia dove, come dire?, il tempo subisce una ‘dilatazione mediterranea’, giusto concedere alla commissione almeno un mese.
Un mese, però. Il problema è che c’è chi aspetta da quaranta giorni, chi da cinquanta giorni, chi da due mesi!
Domanda ai ‘capi’ delle strutture sanitarie pubbliche della nostra Isola: per decidere se un disabile gravissimo ha diritto o no al contributo deve passare tutto questo tempo? E perché?
Poi vorremmo capire: quali sono i criteri che si stanno seguendo? Giusto aiutare i paraplegici. Ma ricordiamo che ci sono disabili che, pur muovendo tutt’e quattro gli arti, per patologie gravi – per esempio, malattie invalidanti e complicazioni varie – non possono camminare, se non per pochi passi e sempre sostenuti, e debbono sempre essere accompagnati per tutti i bisogni in ogni momento della giornata.
Insomma, ci sono disabili che, pur muovendo tutt’e quattro gli arti, hanno bisogno di un’assistenza continua 24 ore su 24.
Insomma, ci piacerebbe conoscere come si sta procedendo all’assegnazione di questi fondi. E, soprattutto, ci piacerebbe capire il perché le commissioni si stanno prendendo tutto questo tempo prima di rispondere.
Sarebbe importante – visto che non sono mancate le polemiche sul numero dei disabili gravissimi della Sicilia (circa 13 mila) – sapere come si sta procedendo, quante sono state fino ad oggi le assegnazioni di contributi e quanti i dinieghi, con relative motivazioni.
E’ chiedere troppo?