Palermo: in un solo colpo perde la serie B e il Giornale di Sicilia?/ MATTINALE 330

5 luglio 2019

Palermo affonda. Dopo l’immondizia per le strade e le strade dissestate, dopo i Centri commerciali che si ‘mangiano’ i piccoli negozi locali, dopo la ZTL e la chiusura al traffico delle strade che hanno desertificato alcune delle più importanti via della città, la crisi travolge anche il Palermo calcio e il ‘Giornale di Sicilia’. Il bombardamento del 1860 a un certo punto venne interrotto, l’attuale crisi sembra invece un bombardamento continuo…  

Due notizie si rincorrono in queste ore a Palermo: il probabile addio alla serie B per la squadra di calcio e l’altrettanto probabile spostamento a Messina del centro di produzione del Giornale di Sicilia. Dopo la chiusura di bar e negozi storici, dopo la chiusura di Piazza Politeama sfregiata da eterni appalti ferroviari, dopo le strade tutte buche e l’immondizia non raccolta e le discariche a cielo aperto, dopo il traffico automobilistico che non dà tregua tra strade chiuse al transito e lavori stradali arrivano i colpi finali: squadra di calcio in caduta libera e addio anche al giornale storico.

Nella Palermo di oggi, insomma, non c’è proprio nulla da prendere. Per i tifosi del calcio la doccia fredda è arrivata dalla Covisoc: la Commissione di vigilanza delle società di calcio ha espresso un secco “No” alla richiesta del club rosanero di iscrizione alla serie B. Motivo: assenza dei “criteri economico finanziari previsti per l’ottenimento della licenza nazionale ai fini dell’ammissione al campionato di serie B 2019/20”.

A chi ha gestito la squadra di calcio viene contestata la mancanza della fideiussione, il mancato pagamento degli stipendi ai calciatori e i debiti sportivi. Dalle nostre parti, quando si verificano fatti del genere, si parla di malupaaturi... Tradotto: chi non paga. Nel ‘mazzo’ c’è anche la sanzione da 500 mila euro appioppata al Palermo calcio per illecito amministrativo.

Ci sarà un ricorso? Improbabile. Più probabile, se non quasi certo, il bando, da parte dell’amministrazione comunale, per individuare la nuova società che dovrà far ripartire il Palermo calcio dalla serie D!

Eh sì, nel giro di pochi mesi i tifosi della squadra rosanero sono passati dal sogno della serie A alla serie D. Peggio di così non poteva andare.

Spiace scrivere queste cose, ma la serie D per il Palermo calcio è il segno dei tempi. Una città che va indietro in tutto va indietro anche nel calcio.

Non va meglio dalle parti del Giornale di Sicilia. Leggiamo in un comunicato della CGIL:

“La vertenza sul futuro del Giornale di Sicilia diventa sempre più drammatica. Annunciare 31 esuberi su 43 vuol dire di fatto uccidere la sede di Palermo come centro di produzione. L’intento è quello di spostare tutto a Messina. In un momento così delicato, in cui i temi dello sviluppo del Mezzogiorno diventano centrali, spegnere un centro di produzione di un settore così importante dell’informazione è un segnale d’allarme che non può passare inosservato”.

I segretari generali della CGIL di Palermo e della Slc CGIL di Palermo, Enzo Campo e Maurizio Rosso, chiedono “un segno forte delle istituzioni, dell’intellighenzia, dell’Università per una mobilitazione significativa per far rimanere la produzione del Giornale di Sicilia a Palermo e per garantire i livelli occupazionali”.

Il sindacato chiama in causa anche il Presidente della Repubblica, il siciliano Sergio Mattarella:

“Riteniamo che le istituzioni debbano intervenire e scriveremo una lettera al presidente della Repubblica, fiduciosi che dal capo dello Stato possa giungere un segnale in direzione della salvezza di una azienda tanto prestigiosa, in prima linea nell’informazione e nella lotta contro la mafia, la corruzione, il malaffare e per lo sviluppo della Sicilia”.

“Siamo coscienti che le nuove tecnologie stanno portando grossi cambiamenti nei processi produttivi ma chiediamo – aggiungono Campo e Rosso – una classe dirigente lungimirante che nei suoi piani industriali trasformi le innovazioni tecnologiche in opportunità di occupazione e di crescita e non in una ghigliottina per i lavoratori. Come nell’Ottocento inglese quando, durante la rivoluzione industriale, si bruciavano i telai meccanici pensando che si sarebbero salvati i posti di lavoro degli operai. Siamo sicuri che anche i giornalisti condurranno una battaglia all’unisono, insieme ai poligrafici, consapevoli della drammaticità della crisi”.

Stupisce che, rispetto al baratro che sta inghiottendo la città in quasi tutti i suoi aspetti, non ci si interroghi sulle ragioni di questa crisi.

Nessun accenno alla follia dell’Unione Europea dell’euro, una ‘trappola’ che drena all’Italia circa 90 miliardi di euro all’anno di soli interessi su un debito pubblico truffaldino.

Nessun accenno alla gestione economica e finanziaria del Comune di Palermo, dove il clientelismo è ai massimi livelli (si pensi alla gestione delle società comunali-elettorali…) e dove una pletora di dipendenti pubblici – oltre 20 mila addetti, tra uffici del Comune e società collegate – drena tutte le risorse disponibili impedendo qualsiasi ipotesi di sviluppo.

Nessun accenno al fatto che i passati Governi – nazionale e siciliano – di centrosinistra a ‘trazione’ PD hanno fatto pagare alla Sicilia un prezzo salatissimo: un miliardo e 340 milioni di euro di ‘prelievo forzoso’ annuo dal bilancio della Regione (prelievo tutt’ora attivo), 240 milioni di euro all’anno, sempre di ‘prelievo forzoso’, dal bilancio delle nove Province siciliane (anche questo prelievo è attivo), due ‘Patti scellerati’ firmati dal Governo nazionale di Matteo Renzi e dal Governo regionale di Rosario Crocetta, più una discutibile cancellazione di svariati miliardi di euro dal Bilancio regionale.

Tutte scelte contro la Sicilia delle quali, oggi, i cittadini siciliani, a tutti i livelli, sono chiamati a pagare il conto. Grazie soprattutto al centrosinistra e, in particolare, al Partito Democratico. 

Quando tra la fine di giugno e i primi di luglio di tre anni fa scrivevamo che con il secondo ‘Patto scellerato’ Stato-Sicilia – approvato dal Parlamento nazionale e dal Parlamento siciliano (che in quel momento potevano contare su maggioranze di centrosinistra) – la nostra Isola, entro pochi anni, sarebbe piombata nel baratro (COME POTETE LEGGERE QUI), ci prendevano in giro:

“Siete catastrofisti, nimici ra cuntintizza (nemici della felicità) e via continuando con l’ironia.

Oggi che ci ritroviamo con la Regione siciliana alle prese con una gravissima crisi finanziaria, con la disoccupazione alle stelle, con l’attività industriale ai minimi termini, con le attività commerciali locali massacrate dai Centri commerciali, con la sanità pubblica a pezzi, con l’agricoltura allo sbando, con le autostrade e le strade provinciali che cadono a pezzi, con le nove Province in sostanziale default non dichiarato, con i Comuni pieni di debiti che, lungi dal fornire i servizi ai cittadini, vanno avanti inventando balzelli di tutti i tipi (TARI ai massimi livelli, autovelox, ZTL e chi più ne ha più ne metta) per ‘spremere’ i cittadini, con i giovani laureati che lasciano la nostra Isola, con le università siciliane con sempre meno studenti, sì, oggi, forse quel dibattito sulla crisi che non c’è stato ci presenta un conto amaro.

Il calcio, piaccia o no, è anche la spia dell’economia di una città: se l’economia frana, a ruota, ne risente anche questo sport (anche se, a dir la verità, non è che le gestioni passate della Palermo calcio – e ci riferiamo al passato recente – non ci abbiano messo del proprio: anzi…).

Quanto al Giornale di Sicilia, ebbene, solo i privi di fantasia – o gli ottimisti impenitenti – non potevano non vedere il probabile esito attuale quando è cambiata la proprietà. La crisi, quando arriva, arriva per tutti. E se mancano le risorse economiche, si sa, c’è poco da fare.

Del resto, in un Paese nel quale si commenta in positivo la mancata procedura d’infrazione all’Italia da parte dell’Unione Europea dell’euro, facendo finta di non sapere che questo comporterà tagli pesantissimi alla sanità e alla scuola pubblica italiana, non ci si possono aspettare esiti diversi.

Invece di contestare l’attuale Unione Europea, fregarsene della procedura d’infrazione e uscire subito dall’euro, anche l’attuale Governo italiano ha accettato nuove penalizzazioni per restare dentro un sistema monetario truffaldino che serve solo a impoverire alcuni Paesi europei per farne arricchire altri.

Come già ricordato, quando tre anni fa scrivevamo che il secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta avrebbe avuto esiti economici e sociali devastanti sulla Sicilia ci prendevano per catastrofisti. Oggi che sollecitiamo l’uscita dell’Italia dall’euro ci prenderanno per matti.

“Uscire dall’euro? Questi che scrivono per I Nuovi Vespri sono completamente matti”.

E siccome siamo matti vi anticipiamo che la crisi dell’Italia – fino a quando resteremo nell’euro – si accentuerà: perché il progetto è proprio questo: impoverire l’Italia a fargli fare la fine della Grecia. Non ci credete come tre anni fa in occasione del secondo ‘Patto scellerato’ Renzi-Crocetta?

“Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C’era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l’aveva dubitato…”

(Herzog, Saul Bellow)

Foto tratta da calciorsanero.it

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