Lo scriviamo da tempo e lo ribadiamo oggi: per il nostro Paese restare nell’Unione Europea dell’euro è un gravissimo errore. Perché l’euro non è solo una moneta: è un sistema di dominio che porterà alla fine dell’Italia. La necessità di un Partito del Sud per fronteggiare l’egoismo del Nord che, ormai periferia della Germania, pensa di salvarsi impoverendo ulteriormente il Sud con la ‘Secessione dei ricchi’. L’opzione tedesca sulla Sicilia…
Seguiamo piuttosto annoiati le elezioni dei ‘capi’ di una delle peggiori istituzioni presenti oggi nel pianeta Terra: l’Unione Europea dell’euro. Fino a qualche giorno fa i detrattori italiani dell’attuale Governo – figure che corrispondono agli scodinzolanti europeisti di casa nostra – dicevano che con grillini e leghisti a Palazzo Chigi l’Italia, in Europa, non conta più nulla. Ieri, dopo che David Sassoli, rappresentante di un partito che in Italia non conta più nulla (il partito naturalmente è il PD), è stato eletto presidente del Parlamento europeo, l’Italia è tornata a contare.
Ma a contare che cosa? Forse le nuvole che ci sono nel cielo… Per la cronaca, il Parlamento europeo, in proporzione, conta meno di quanto il PD conta oggi in Italia. Il 4 aprile scorso – nel Mattinale – abbiamo illustrato ai nostri lettori il ruolo del Parlamento europeo, che è solo una scarola vuota, visto che nell’Unione Europea dell’euro comandano i burocrati e, soprattutto, le multinazionali (QUI IL NOSTRO MATTINALE DEL 4 APRILE SULL’INUTILITA’ DEL PARLAMENTO EUROPEO).
Il Parlamento europeo è l’unico Parlamento del mondo che non approva leggi. Viene chiamato in causa solo per mettere il ‘bollino’ alle decisioni adottate dalla Commissione Europea che, solo da cinque anni, trova un riscontro nel Parlamento europeo (prima la nomina dei commissari europei era un fatto interno alle massoneria finanziarie).
Il Parlamento europeo è solo uno ‘stipendificio’ dove ogni europarlamentare costa alla collettività circa 60 mila euro al mese. E’ per questo che qualche partito politico italiano ha provato, con una legge, ad equiparare l’indennità parlamentare di deputati nazionali e senatori italiani a quella dei parlamentari europei. Ma l’operazione non è riuscita (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
Pensate: in Italia, da quando esistono i grillini, è stato fatto un ‘casino’ perché i parlamentari costavano troppo, sono state ridotte le indennità parlamentari e bla bla bla. Dopo di che non c’è nessuno che contesta l’enorme costo mensile di un parlamentare europeo: ribadiamo, circa 60 mila euro al mese!
L’Italia, nell’Unione Europea, non ha mai avuto grande voce in capitolo. A parte il solito Nord, che nel passato è riuscito a piazzare qualche colpo, di concerto con il Governo nazionale dell’epoca.
Ma se l’Italia, prima nella CEE e poi nella UE, ha sempre contato poco, il Sud Italia, con l’Europa cosiddetta ‘unita’, ha sempre perso.
Le cronache degli anni ’80 ci ricordano le polemiche sui centri AIMA per il ritiro dei prodotti agricoli. Sintetizzando, quando un prodotto agricolo era in eccesso veniva ritirato e pagato ad un certo prezzo dall’Europa, che allora si chiamava CEE.
Ufficialmente, il sistema creato serviva a tutelare gli agricoltori. In realtà era un mezzo per favorire alcune aree dell’Europa a scapito di altre. Il prezzo, di solito, era oggetto di speculazioni al ribasso che consentivano agli agricoltori delle zone agricole da penalizzare di conferire i prodotti agli uffici della CEE (i già citati centri AIMA).
In quegli anni – e nel giro di qualche anno – l’agrumicoltura della Spagna ha superato l’agrumicoltura italiana.
Gli agricoltori siciliani, in qualche caso, riempivano i camion di pietre mettendoci sopra uno strato di agrumi da portare al macero. E la CEE, che pagava i prodotti da ritirare a peso, pagare le pietre al posto degli agrumi.
Erano queste le truffe alla CEE dei centri AIMA (oltre al finto export).
Siccome sono truffe fatte in Sicilia – grazie alla magistratura siciliana – sono state scoperte.
Non si è invece mai saputo nulla di quello che, nel Centro Nord Europa hanno combinato con il latte e con il burro. Noi, in Italia, combattiamo la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra e la sacra corona unita; altrove fanno le cose e nessuno viene mai a sapere nulla.
Nella storia della ‘presunta’ Unione Europea c’è solo un momento in cui l’Italia alza la testa. Ed è quando un Ministro dell’Agricoltura italiana molto competente, il democristiano Giovanni Marcora, che conosceva benissimo gli imbrogli che andavano in scena nella Mitteleuropa, minaccia di fare saltare il tavolo.
La CEE allora corse subito ai ripari per nascondere tutto quello che succedeva nel Centro Nord Europa.
Marcora non riuscì a bloccare le quote-latte, forse la più grande ingiustizia consumata ai danni degli allevatori di bovini nella storia dell’Italia. L’obiettivo delle quote latte – avviate nel 1984 e rimaste in vigore fino al 2015 – è stato quello di smantellare gli allevamento di bovini italiani e, segnatamente, del Centro Nord Italia.
La Lega Nord ha fatto fortuna con le quote latte, combattendo contro un sistema truffaldino organizzato dal Nord Europa contro le zootecnie mediterranee. Ennesima dimostrazione della pericolosità economica e finanziaria dell’Unione Europea.
Con l’avvento della moneta unica europea – alla quale l’Italia ha aderito solo dopo che il blocco franco-tedesco ha fatto fuori la classe politica della cosiddetta Prima Repubblica italiana – la situazione è peggiorata. L’euro non è solo una moneta: è un sistema di ricatto imperniato sul debito pubblico che aumenta sempre, costringendo i Paesi ‘imprigionati’ a pagare, pagare, pagare, fino a quando sono costretti a svendere il proprio Paese.
E’ successo con la Grecia, Paese che è stato massacrato e svenduto.
Ora tocca all’Italia. Ci hanno detto, in queste ore, che la UE si è rimangiata la procedura d’infrazione. Ma non ci hanno spiegato bene a che prezzo. Questo scherzetto costerà all’Italia circa 8 miliardi di euro: otto 8 miliardi di euro che, in un anno, usciranno dal flusso circolare del reddito italiano.
Soldi che gli italiani pagheranno con tagli alla sanità pubblica e alla scuola.
L’obiettivo dell’Unione Europea dell’euro è erodere il risparmi degli italiani. Nonostante quasi vent’anni di attacchi della UE all’economia italiana, la stessa economia italiana – in verità sempre più ‘ammaccata’ – resiste.
Non potendo ancora imporre – ma ci si arriverà – l’imposta sui patrimoni (soprattutto sulle abitazioni degli italiani) e il prelievo forzoso di beni mobili degli stessi italiani (i fondi comuni sottoscritti dagli italiani sono il chiodo fisso dagli ‘eurocrati’ da almeno quattro-cinque anni), hanno creato le condizioni per costringere l’Italia a privatizzare la sanità e la scuola: e in parte ci sono già riusciti.
Ultima cosa: guardatevi da chi si richiama ai “valori fondanti” dell’Europa “unita”: sono i peggiori di tutti!
Cosa si dovrebbe fare per evitare il peggio? Uscire subito dall’Unione Europea come ha fatto il Regno Unito.
Cosa deve fare il Sud Italia? dare vita subito a un Partito del Sud, unica via per contrastare la disperazione egoista e famelica del Centro Nord Italia che, diventato periferia della Germania, sta cercando di attenuare la propria crisi scippando soldi al Sud.
A questo serve la cosiddetta ‘Secessione dei ricchi’: il tentativo, disperato, da parte del Nord Italia di scippare al Sud circa 90 miliardi di euro all’anno tenendosi il cosiddetto ‘residuo fiscale’. Obiettivo: provare a creare una ‘Macro-Regione’ del Nord (magari del Centro Nord, perché l’Emilia Romagna sta provando ad aggregarsi al carro di Lombardia e Veneto) da agganciare alla Germania, lasciando il Sud senza nulla.
La Germania l’ha capito. E sfruttando il tradizionale ascarismo delle presunte classi dirigenti della Sicilia sta mettendo radici nella nostra Isola, ora piazzando un po’ dovunque centri commerciali (solo a Palermo sono otto!), ora finanziando restauri. Per non parlare delle miniere di sali potassici della Sicilia, che la Germania ha ‘prenotato’ subito dopo la caduta del Muro di Berlino.
Sugli interessi che i tedeschi hanno in Sicilia abbiamo già scritto. Dove ipotizziamo una sorta di ‘diritto di prelazione teutonico’ sulle Terme di Sciacca e di Acireale (QUI UN NOSTRO ARTICOLO).