Dire che siamo rimasti basiti è poco. Leggere che alcuni esponenti politici siciliani di primo piano si accompagnano e parlano al telefono con personaggi riconducibili a pesantissime inchieste di mafia è incredibile. Pensavamo che alcuni nomi – che hanno fatto la storia di Forza Italia in Sicilia negli anni ’90 – facessero ormai parte del passato. Invece sono ancora il presente della politica siciliana. Complimenti!
Chi ha ancora dubbi di cosa sia capace di fare la vecchia politica siciliana di centrodestra che ha vinto le elezioni regionali del novembre 2017 dovrebbe adesso passarsi una mano sulla coscienza e dire:
“Sì, ho sbagliato tutto, mi sono fidato delle persone sbagliate”.
E’ un concetto che, appena qualche giorno fa, abbiamo ribadito ad una nostra amica che ci rimprovera di essere stati sempre molto duri con il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.
“E’ una delle poche persone per bene della politica siciliana”, ci ha detto.
La nostra risposta – e non conoscevamo ancora quello che sta emergendo in queste ore sull’intreccio tra affari e politica che ruota attorno a Vito Nicastri e a Paolo Arata – è stata la seguente: sappiamo benissimo che Musumeci è una persona per bene, ma perché ha deciso di accompagnarsi con gli esponenti del vecchio centrodestra della Sicilia?
Noi ci occupiamo di politica, di economia e di argomenti legati alla cultura. Ma, spesso, è la cronaca giudiziaria che ‘invade’ il nostro campo. Insomma, noi vorremmo occuparci di politica, ma siccome la politica siciliana, in alcuni casi, va a braccetto con personaggi riconducibili alla mafia, ecco che anche noi veniamo trascinati in un campo che non è il nostro.
Ora, secondo voi è normale che il presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, intrattenga rapporti con personaggi oggetto di inchieste per fatti gravissimi?
Quello che colpisce, in questa storia, è la tranquillità con la quale certi politici siciliani si accompagnano a personaggi oggetto di indagini ‘pesanti’ e, in alcuni casi, già in galera. Come se non fosse successo nulla: come se, nel 2018, i giornali non avessero pubblicato articoli di fuoco. Come il seguente articolo del Il Fatto Quotidiano il cui titolo già dice tutto:
E’ evidente che questi politici siciliani che si accompagnano – e parlano anche al telefono – con questi personaggi legati al mondo del malaffare vivono nell’olimpica certezza che mai e poi mai saranno chiamati a rispondere del proprio operato.
Noi – lo ribadiamo ancora una volta – non ci occupiamo di cronaca giudiziaria. Ci limitiamo a leggere insieme a voi alcuni passi di un articolo del quotidiano on line Live Sicilia che, almeno a noi, fa rabbrividire:
“Il direttore del Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti, Salvatore Cocina, era diventato un ostacolo per gli affari di Paolo Arata e Vito Nicastri. E allora Arata ‘ricorreva nuovamente al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè’”.
Salvatore Cocina, ingegnere, dirigente regionale, sta provando a mettere un po’ di ordine nel settore dei rifiuti della Sicilia.
Ma proseguiamo con l’articolo:
“Ecco un nuovo capitolo delle indagini sul patto sporco fra il professore Arata, consulente della Lega di Matteo Salvini per l’energia, e Nicastri, il re del vento vicino alla mafia. Nell’informativa che la Direzione investigativa antimafia di Trapani ha consegnato alla Procura di Palermo viene ricostruito ‘il tentativo dell’onorevole Micciché di coinvolgere l’assessore Girolamo Turano nello sviluppo dei progetti della Solgesta srl’. Si tratta di una delle aziende del duo Arata-Nicastri”.
Ribadiamo ancora una volta: noi non facciamo cronaca giudiziaria. Ma che il presidente dell’Assemblea regionale siciliana sia coinvolto in una vicenda del genere è semplicemente incredibile!
Proseguiamo:
“La sera del 6 luglio del 2018 squilla il telefono di Arata che è stato infettato con il virus Trojan che lo ha reso un microfono per gli investigatori. Dall’altro capo della cornetta c’è Alberto Dell’Utri, fratello dell’ex senatore Marcello, condannato per mafia. Tra un complimento e l’altro per l’imminente scarcerazione del fratello (Marcello Dell’Utri è stato scarcerato ndr), Dell’Utri dice a Miccichè che Arata, vecchio parlamentare di Forza Italia, ha bisogno di parlargli. Tre giorni dopo Paolo Arata invia un messaggio a Miccichè: ‘Buogiorno giovedì sono a pa ci possiamo incontrare? Ho urgenza di aggiornarti. Grazie paolo arata”. Mezz’ora dopo Miccichè chiama Arata e fissano un incontro per il 12 luglio all’Ars”.
Nell’articolo si racconta che Paolo Arata e il figlio Francesco si recano a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, per incontrare Miccichè. Il quale ritarda e, alla fine, incontra solo Arata figlio.
Nell’articolo si racconta che, in serata, Miccichè chiama Paolo Arata, che dovrà incontrare l’assessore regionale alle Attività produttive, Girolamo ‘Mimmo’ Turano.
Prima di incontrare l’assessore Turano, ” il prof genovese – leggiamo su Live Sicilia – recepisce i suggerimenti di Manlio Nicastri, figlio di Vito: ‘Devi forzare sul fatto che… Nicastri non c’è…omissis… non c’è più… lo sai, non te lo devo dire io, però, insistere con lui su questo, perché… lui sul fatto che… della presenza di mio padre… omissis… era preoccupato…’”.
Attenzione: parliamo di Vito Nicastri, considerato il “re dell’eolico”, arrestato per fatti gravissimi. Ma per alcuni degli attuali governanti della Sicilia non ci sono problemi: incontrano i suoi amici e parlano con loro al telefono…
Sarà perché noi non siamo avvezzi alla cronaca giudiziaria, ma leggere questo passaggio sulla più alta autorità istituzionale della Sicilia, cioè sul presidente del Parlamento della nostra Isola, ci ha fatto una certa impressione:
“Non c’è motivo di preoccuparsi. Arata spiega che Turano è già stato avvisato della presenza occulta di Vito Nicastri dietro i progetti degli impianti di biometano. Chi lo ha informato? Gianfranco Micciché, che era a conoscenza delle cointeressenze vi Vito Nicastri nella Solgesta…”.
E ancora:
“Il presidente dell’Ars avrebbe dato all’assessore precise indicazioni per aiutare gli Arata: ‘Turano ha chiamato Gianfranco… omissis…. (Gianfranco, ndt) gli ha detto: portalo avanti comunque, gli ha dato dispos… Gianfranco è stato molto determinato…”.
Un altro passaggio dell’articolo lascia intravedere, in questa storia, anche se in modo poco chiaro, la presenza della Lega:
“Ed è ora che Arata spiega a Turano di avere già ottenuto da Siri che lo sviluppo del biometano, che portava avanti con il socio Nicastri, venisse inserito tra i punti programmatici del contratto di governo fra Lega e Movimento 5 Selle: ‘… si è fermato (il riferimento è allo stop alla costruzione di un impianto a Calatafimi contro cui si erano scagliati i grillini siciliani, ndr) perché i Cinque Stelle ci contestano… non ci possono contestare il biometano perché io l’ho fatto inserire… li ho fottuti… l’ho fatto inserire nell’accordo di governo Lega – Cinque Stelle …omissis… allora io vorrei andare a riparlare col sindaco di Gallitello… scusa con il sindaco di Calatafimi… per spiegargli un po’ la situazione e i vantaggi che lui ne trarrebbe e poi se ci dai un po’ una mano con i due assessori sia con Cordaro che Pierobon che sono amici tra l’altro di..”).
Qui vengono tirati in ballo gli assessori regionali Alberto Pierobon, che si occupa di rifiuti, energia e acqua, e l’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro.
L’articolo prosegue raccontando di una trattativa tra l’assessore Turano e questa gente. Trattativa che finisce male perché, a quanto pare, a un certo punto Turano si chiama fuori da questa storia.
Lo stesso discorso vale per Toto Cordaro che, alla fine, si racconta nell’articolo, boccia l’istanza di Arata per un nuovo impianto.
Ce n’è pure per i puri e duri della Lega di Matteo Salvini che, a quanto pare, non sembrano essere completamente estranei a certi ‘spaccati’ della vecchia Sicilia. Leggiamo sempre su Live Sicilia:
“Turano è molto interessato alla questini politiche nazionali: “… io penso che la Lega sono amici nostri…tranne che non vogliono rompere i coglioni in maniera esagerata…”. Arata lo rassicura, la Sicilia può contare su Amando Siri: “… questo Armando Siri fa le vacanze in Sicilia… lui adora la Sicilia… ti ripeto lui viene sempre in vacanza è anche amico di Gianfranco… Gianfranco mi ha detto… guarda io stimo Giorgetti e Siri me lo ha detto proprio lui… non gli piace Salvini a Gianfranco… e allora Armando è uno che ama la Sicilia… io te lo dico… se hai bisogno io ti faccio mettere in contatto… lui è sottosegretario con la delega ai trasporti aerei…”.
Armando Siri, sempre per la cronaca, è l’ex sottosegretario leghista che non si voleva dimettere e che è stato messo fuori dal Governo nazionale su pressioni del Movimento 5 stelle.
Sulla vicenda intervengono anche i grillini siciliani, che hanno il grande merito di aver ‘bocciato’ l’impianto di Calatafimi (ne abbiamo scritto il 18 dicembre del 2017, dando spazio alla bella battaglia a tutela dell’ambiente condotta dai parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle Giampiero Trizzino, Stefano Zito, Valentina Palmeri e Sergio Tancredi, COME POTETE LEGGERE QUI).
Ecco di seguito il comunicato dei parlamentari grillini dell’Ars, Giancarlo Cancelleri e Nuccio Di Paola:
“Le frasi attribuite a Pierobon sono preoccupanti e fuori luogo. Se fosse confermata dagli inquirenti l’intenzione che sembra palesarsi dalle intercettazioni, allora saremmo di fronte a una persona che faceva pressione ai propri uffici affinché determinate pratiche avessero il via libera. Probabilmente finora non c’è nulla di penalmente rilevante, però sembra esserci tanto di eticamente inopportuno, se non addirittura rivoltante”.
“L’assessore Pierobon – proseguono i deputati, riferendosi all’intercettazione – annunciava lo sblocco della pratica di Arata, con espressioni curiose come ‘portare a casa la pelle dell’orso’ in riferimento al buon esito di una pratica amministrativa. E ancora ‘Fammi sapere – diceva Arata a Pierobon – fammi sapere se poi…Grazie, sei stato perfetto… Grazie, grazie… ricordati l’altra cosa se vuoi, grazie’. E Pierobon rispondeva: ‘Sì, sì, sì’. Arata sarebbe arrivato a Pierobon per segnalazione del presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, che a sua volta sarebbe stato messo in moto da Alberto Dell’Utri, il fratello di Marcello, in carcere per i suoi rapporti con la mafia’, come riporta il quotidiano”.
“Probabilmente Musumeci anche in questa occasione – dicono Cancelleri e Di Paola – si volterà dall’altro lato, ma sarebbe il caso che facesse chiarezza su cosa succede veramente nei suoi assessorati. Per non parlare del presidente Micciché, che dovrebbe assolutamente chiarire la sua posizione, e non ci venga a dire che se è vero, come riportato dalle cronache, che abbia fatto incontrare Arata con Pierobon, lo abbia fatto per un gesto di pura cortesia. Il presidente dell’Assemblea deve spiegare inoltre al Parlamento perché avrebbe fatto incontrare Cocina con Arata, facendoglielo trovare a sorpresa dentro la stanza. Vogliamo capire per quale motivo è successo”.
Su Facebook l’assessore Pierobon replica così:
“Volevo fare il mio dovere anche con le telefonate del caso Arata, un docente universitario, in quel periodo insospettabile, che paventava addirittura di rivolgersi alla Procura contro le lentezze della Regione e la malaburocrazia. Sia chiaro che non sono venuto in Sicilia per infangare il mio nome e abbiamo un compito da portare a termine”.
(Per la cronaca, Pierobon è veneto ed è considerato un esperto nel settore dei rifiuti).
Non sappiamo cosa pensano i nostri lettori di questa storia. Quanto a noi, ebbene, noi pensiamo che il Parlamento siciliano – che è chiamato a risolvere i gravissimi problemi economici e sociali della nostra Isola – non può essere presieduto da Gianfranco Miccichè. Certi gesti di “pura cortesia” non possono fare parte dell’attività della più alta carica istituzionale della Sicilia.
Concludiamo facendo i “complimenti vivissimi” ai parlamentari regionali del PD: senza il loro determinante voto Gianfranco Miccichè non sarebbe mai stato eletto presidente del Parlamento siciliano.
Con Miccichè – lo ricordiamo sempre per la cronaca – i ‘compagni’ del PD, nel 2009, hanno dato vita al Governo del ribaltone con Raffaele Lombardo presidente della Regione. Insomma, il rapporto tra Miccichè – per anni braccio destro di Marcello Dell’Utri – e il PD non comincia con l’elezione di Miccichè alla presidenza del Parlamento siciliano, ma era già stato ‘collaudato’ con il Governo Lombardo.
Ogni altro commento ci sembra superfluo.
QUI PER ESTESO L’ARTICOLO DI LIVE SICILIA
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