Sul Titanic

Cari grillini, che bisogna c’era di dare a una Spa la gestione di uno dei più grandi acquedotti del Sud?

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Il parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle, Aldo Penna, sostiene che la nuova Spa che controllerà l’EIPLI (un sistema idrico che serve la Puglia, la Lucania e l’Irpinia) “sarà partecipata soltanto dalle Regioni interessate e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”. Ma a noi l’opzione Spa suona come un po’ liberista: ha ragione il professore Paolo Maddalena a manifestare i propri dubbi  

Se proprio dobbiamo essere sinceri dobbiamo ammettere – probabilmente per nostri limiti – che non stiamo capendo molto di quella che dovrebbe essere la gestione dell’acqua in Italia e,in particolare, . I grillini si erano impegnati a ripristinare il servizio pubblico in questo settore. Ma siccome ‘sti grillini – non sappiamo se per inadeguatezza o per furbizia – non sono mai chiari, ecco che non sono mancate le polemiche.

Come quelle sollevate ripetutamente dal costituzionalista, Paolo Maddalena. Che ha accusato a chiare lettere l’attuale Governo nazionale – e in particolare il Movimento 5 Stelle – di non esprimersi compitamente per l’acqua pubblica.

“Il 18 aprile 1947 il Governo De Gasperi (Presidente della Repubblica De Nicola) – ha scritto nei giorni scorsi il professore Maddalena – fondava l’Ente per l’Irrigazione in Puglia, Lucania e Irpinia (EIPLI), risolvendo così, in modo esemplare, il bisogno di acqua delle regioni dell’Italia meridionale. Il Governo Monti, ispirato dalle false teorie neoliberiste, in data 6 dicembre 2011 con decreto legge numero 201, articolo 21, comma 10/11, ha soppresso detto Ente e previsto la sua gestione temporanea da parte di commissari. L’attuale Governo – è sempre il costituzionalista Maddalena che scrive – procedendo sulla stessa via neoliberista di Monti, ha dato attuazione a dette disposizione, statuendo, all’articolo 24 del decreto-legge n.34/2019 (cd. Decreto crescita), che: ‘A decorrere dalla data di trasferimento delle funzioni di cui al primo periodo del presente comma, i diritti su beni demaniali già attribuiti all’Ente di cui al comma 10 in forza di provvedimenti concessori si intendono attribuiti alla società di nuova costituzione’. Questa disposizione, come si nota, realizza il fenomeno fraudolento della privatizzazione e cioè il trasferimento di un bene demaniale di assoluta e primaria importanza come, l’acqua, da un Ente pubblico, tenuto a perseguire interessi pubblici, a una società privata, sia pur con partecipazione statale, che è tenuta, secondo il codice civile, a perseguire gli interessi dei soci e non quelli del popolo italiano”.

Il parlamentare nazionale eletto in Sicilia, Aldo Penna, ci ha inviato la seguente nota:

“Con un emendamento al decreto Crescita abbiamo salvato l’acqua del Sud dal progetto, portato avanti dai governi passati, di svenderla ai privati. Grazie al nostro intervento, la società che nasce dopo la liquidazione dell’EIPLI, Ente che si occupa di distribuire l’acqua in quasi tutto il Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, sarà partecipata soltanto dalle Regioni interessate e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. L’EIPLI è stato fondato nel 1947 e già dal 1979 ha vissuto una lunga fase di commissariamento accumulando ingenti debiti, anche a causa del fatto che molti soggetti non hanno pagato per l’acqua utilizzata. Questo ha avuto ripercussioni sulla mancata realizzazione delle infrastrutture idriche e delle opere di manutenzione”.

“Nel 2011 il governo Monti – scrive sempre Penna – ha dato avvio al processo di liquidazione e nel 2017, la legge di Bilancio del governo Gentiloni ha previsto la sostituzione dell’EIPLI con una Società per azioni “in house” (il cui capitale è in genere detenuto in toto o in parte, direttamente o indirettamente, dal pubblico) che avrebbe dovuto vedere la luce entro giugno 2018”.

Con l’emendamento del MoVimento 5 Stelle all’articolo 24 del decreto Crescita non vi potranno “essere soggetti privati nel pacchetto azionario della neonata società per azioni, nemmeno fondazioni e partecipate delle Regioni. In altre parole – sottolinea Penna – l’emendamento blinda la nuova Spa nelle mani del Mef e delle Regioni. A chi ci accusa di percorrere e perpetrare la ‘via neoliberista dei passati governi’ rispondiamo che al contrario abbiamo messo un freno all’assetto prefigurato dai precedenti governi Monti e Gentiloni e che abbiamo bloccato ogni tentativo che andasse nella direzione dell’ingresso di privati e speculatori nella gestione delle infrastrutture e delle risorse idriche. Siamo riusciti anzi a potenziare la presenza dello Stato in un settore complesso e con gravi carenze come quello delle grandi infrastrutture idriche dell’Appennino Meridionale”.

Di qualche giorno precedente il comunicato del parlamentare nazionale Aldo Penna è un altro intervento del professore Maddalena:

“A inutili elucubrazioni che in questi giorni si stanno facendo in ordine alla trasformazione di EIPLI (Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia) in SPA, c’è una sola risposta da dare: l’acqua è un bene demaniale (articolo 144, comma 1, del codice dell’ambiente); e dunque è in proprietà collettiva demaniale del popolo italiano a titolo di sovranità e deve essere gestita nell’interesse esclusivo di questi (il vero proprietario) soddisfacendo tutti gli interessi pubblici, anche quelli connessi (tutela dell’ambiente, tutela dagli inquinamenti ecc. articolo 144, comma 3, del codice dell’ambiente)”.

“La trasformazione in Spa pone come fine della captazione e della distribuzione dell’acqua, non il pieno soddisfacimento del popolo italiano, ma il lucro dei soci della stessa Spa, secondo la disciplina propria del diritto privato. D’altro canto è da tener presente che l’articolo 24 del Decreto Crescita, così come modificato dall’emendamento Daga, è incostituzionale perché viola l’articolo 43 della Costituzione, secondo il quale i servizi pubblici essenziali (tra cui primeggia la captazione e la distribuzione dell’acqua) e le fonti di energia (non si dimentichi che anche l’acqua produce energia) devono essere in mano pubblica o in mano di comunità di lavoratori e di utenti”.

“C’è da chiedersi poi qual è la necessità di questa trasformazione, che prima o poi, vedrà la messa al bando della gestione del servizio idrico. In quella sede, non è chi non veda come qualsiasi società soprattutto straniera potrà impadronirsi della captazione e gestione dell’acqua che alimenta quasi tutta l’Italia Meridionale. È da chiedersi infine che se la Spa ha solo un capitale pubblico, quello trasferito dall’Ente soppresso, dove prenderà le risorse economiche per attuare la captazione e la distribuzione dell’acqua? Si gioca intorno ai nomi, ma poi è sempre il popolo che deve pagare”.

QUI L’ARTICOLO DI ATTUARELACOSTITUZIONE.IT 

 

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