Sul Titanic

La vertenza Blutec e il falso allarme sulla Cassa integrazione

Condividi

Ieri, per la vertenza Blutec – leggere i lavoratori dell’ex Fiat di Termini Imerese – è stata una giornata strana. A un certo punto, da Roma, dove era in corso una riunione proprio su questa vertenza, è rimbalzata una notizia non vera. Che poi è stata smentita dai fatti. Misteri… 

di Adriana Vitale

Ieri, mentre a Roma, nella sede Ministero dello Sviluppo Economico, si discuteva sulla vertenza Blutec, alcuni deputati regionali del Movimento 5 Stelle diramavano una nota accreditata come ‘fonte ministeriale”, secondo la quale la Regione non era disponibile a fare la sua parte sulle risorse della Cassa integrazione straordinaria a favore dei lavoratori dell’ormai ex Fiat di termini Imerese.

Immediata la reazione degli assessori regionali Antonio Scavone ( Lavoro) e Mimmo Turano (Attività produttive), direttamente dal tavolo, che chiedevano una smentita ufficiale da parte del ministro Luigi Di Maio.

A distanza di poche ore, il sito ufficiale dal Mise annunciava l’accordo sulla Cassa integrazione straordinaria per i 691 lavoratori della Blutec di Termini Imerese (lo Stato metterà 30 milioni, la Regione 12 dei 20 destinati alle Aree di Crisi Complessa di Termini Imerese e di Gela).

Per la cronaca, si tratta di lavoratori che percepiscono l’ammortizzatore sociale fin dalla chiusura dello stabilimento Fiat nel 2011.

Fatte salve le legittime aspettative dei cassintegrati, il vero tema è: “Esiste la possibilità concreta della ripresa di una attività che possa consentire ai lavoratori di riprendersi la dignità, oppure devono ancora pesare sulle ‘casse’ dello Stato e della Regione, consumando una disparità di trattamento rispetto a decine di centinaia di disoccupati della Sicilia che, finita la Naspi, non hanno alcun paracadute per vivere?

Un esempio per tutti, senza voler innescare alcuna guerra tra poveri: i lavoratori della Formazione professionale e degli ex Sportelli multifunzionali che non hanno alcun sostegno al reddito da anni.

Il punto, comunque, di una giornata di ordinaria follia, con tanto di note, smentite, richieste di smentite, note di giubilo e foto slogan stile gogna pubblica, è: per interessi elettorali, nel mezzo di un vertice non ancora concluso, è eticamente corretto procurare allarme?

Noi riteniamo che giocare con la disperazione della gente è profondamente scorretto, senza contare che esiste il rischio concreto di mettere a repentaglio l’incolumità delle persone. Evidentemente non si conosce la disperazione di chi non riesce a comprare un pezzo di pane e non sa cosa vuol dire controllare le tasche delle giacche nella speranza di trovare qualche euro.

Notizie allarmanti possono generare anche gesti estremi di chi crede di non avere più nulla da perdere. Dunque, attenzione ad agire con leggerezza e usare prudenza quando si parla di pane negato.

Noi non eravamo presenti al tavolo e quindi non conosciamo i passaggi, ma da siciliani chiediamo che si ponga in essere un piano industriale strategico per riqualificare finalmente il settore e porre in sicurezza i lavoratori, i quali non chiedono elemosine, ma lavoro e che, siamo certi, vivono la mortificazione di pesare sulle risorse pubbliche e, inoltre, porre fine a disparità di trattamento tra le varie categorie investite dalla mannaia della perdita del proprio lavoro.

Pubblicato da