Ce lo chiediamo dopo aver letto un articolo sul ‘Giornale di Sicilia’ on line. Dove si dice che i percettori del Reddito di cittadinanza dovrebbero lavorare nei Comuni. Un’aberrazione: così facendo, infatti, il Reddito di cittadinanza si trasformerebbe in una macchina clientelare pronta a sfornare nuovi precari. Ma cosa stanno combinando Di Maio e compagni?
Diteci che non è vero: diteci che l’articolo che abbiamo letto sul Giornale di Sicilia on line è uno scherzo. Leggiamo insieme cosa scrive il Giornale di Sicilia on line:
“Sono 16 mila le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza a Palermo e provincia e che potrebbero essere ritenute abili al lavoro. Questi i dati che emergono da una prima stima effettuata dal Comune di Palermo. Ma prima di poterli fare lavorare è necessario che il governo nazionale scriva il decreto attuativo per permettere ai Comuni e alle Pubbliche amministrazioni di capire come poter impiegare le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza. Tutti coloro che ricevono Rdc, dovrebbero lavorare da un minimo di otto ore settimanali ad un massimo di 16 ore. Ma anche sul numero esatto di ore non c’è ancora chiarezza”.
In pratica – perché di questo si tratterebbe – il Governo nazionale dovrebbe scrivere il decreto attuativo del Reddito di cittadinanza per affossare il significato stesso di Reddito di cittadinanza trasformandolo in una macchina clientelare per creare nuovi precari!
Noi non sappiamo cosa farà il vice premier, Luigi Di Maio. Ma sappiamo che già, in un anno di governo, di danni ne ha già fatti tanti, dal sì alla TAP nel Salento alla mancata chiusura dell’acciaieria dell’ILVA, dai fanghi in agricoltura all’abbandono dell’agricoltura del Sud.
Insomma, non ci stupirebbe che il Movimento 5 Stelle – forza politica entrata nella parabola discendente proprio a causa di scelte sbagliate adottate in un anno di Governo – dovesse decidere di stravolgere il Reddito di cittadinanza, per trasformarlo in una ‘macchina’ per la produzione di clientele a base di nuovi precari su scala industriale…
Ricordiamo che il Reddito di cittadinanza non ha nulla a che spartire – per citare un esempio concreto – con le esigenze del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che deve trovare due o tre mila persone, pagate dallo Stato, che ripuliscano la città dall’immondizia che la sua amministrazione non riesce a togliere dalle strade e dai marciapiedi.
Il Reddito di cittadinanza è un’altra cosa. Viene assegnato ai disoccupati, i quali si impegnano, là dove qualcuno gli offre un lavoro, a cominciare a lavorare.
Ma quando chi percepisce il Reddito di cittadinanza trova un lavoro, smette di percepire il Reddito di cittadinanza, comincia a lavorare presso l’azienda, pubblica o privata che sia, dalla quale viene pagato!
Attenzione: anche i Comuni potrebbero offrire un lavoro a chi percepisce il Reddito di cittadinanza: ma dovrebbero assumerlo e pagarlo (ovviamente calpestando la Costituzione italiana che stabilisce che nella Pubblica amministrazione si entra per pubblico concorso: ma questo, si sa, ormai è un ‘dettaglio’…).
Da quello che leggiamo, insomma, i percettori del Reddito di cittadinanza di una Sicilia sempre più sbrindellata dovrebbero cominciare a lavorare per i Comuni siciliani percependo lo stesso Reddito di cittadinanza!
In pratica, lo Stato pagherebbe lo stipendio a soggetti che, tra qualche anno, pretenderebbero l’assunzione presso i Comuni dove avrebbero svolto il lavoro!
E chi c’è dietro questa balzana ‘riscrittura’ del Reddito di cittadinanza? Il solito sindaco di Palermo, Orlando, che al Giornale di Sicilia on line dice di aver già stanziato 7 milioni di euro e precisa:
“Queste somme serviranno alle coperture assicurative, ma anche alle tute, scarpe da lavoro e attrezzi che serviranno ad impiegare i cittadini che percepiscono il Reddito di cittadinanza. Non sappiamo se queste somme basteranno perché a seconda dei lavori che svolgeranno potrebbero servire più soldi per dotarli di attrezzature. Resta un nodo fondamentale da sciogliere. Ogni squadra di lavoratori dovrà essere guidata da un Rup, che è un dipendente comunale che verrà distolto dal suo lavoro per affidarlo alla guida e al coordinamento di questi lavoratori. Già il nostro organico è carente di personale e questo sarà un problema per il buon funzionamento della macchina comunale”.
Quindi i vari Luigi Di Maio, Giancarlo Cancelleri, Giampiero Trizzino e via continuando con i grillini, invece di stigmatizzare lo sfascio amministrativo della Palermo di Orlando, gli dovrebbero mettere a disposizione alcune migliaia di nuovi precari ‘spesati’ dallo Stato e magari un altro po’ di soldi “per dotarli di attrezzature”?
Invece di preparare l’alternativa ai disastri provocati da Orlando e dal PD di Davide Faraone (cioè dai renziani), i grillini dovrebbero andare a puntellare l’attuale amministrazione comunale di Palermo.
E’ questo quello che vogliono Di Maio, Cancelleri e Giampiero Trizzino? Magari ci verranno a dire che l’impiego presso i Comuni di questi percettori sarebbe “momentaneo”? Sputtanamento totale del Movimento 5 Stelle? Dopo TAP, ILVA, fanghi, agricoltura del Sud abbandonata anche gli Lsu in versione grillina-orlandiana?
Ovviamente – ma questo Di Maio e compagni lo sanno già – questo non sarebbe più Reddito di cittadinanza: questa tipologia di contratto clientelare-acchiappavoti è stata sperimentata alla fine degli anni ’90 del secolo passato dall’allora Governo nazionale di centrosinistra.
Venti anni fa i vari Di Maio, Cancelleri e Trizzino frequentavano il Liceo e, magari, non sono molto informati. Questi ‘lavoratori’ si chiamavano “Lsu”, acronimo che sta per “Lavori socialmente utili”: in pratica, precari che lo Stato, pochi anni dopo, ha accollato alle ‘casse’ della Regione siciliana e dei Comuni dell’Isola.
Già la Regione siciliana: che, a nostro avviso, dovrebbe intervenire subito. Perché alla fine del ‘giro’ con l’eventuale Reddito di cittadinanza trasformato in fondi per i nuovi “Lsu”, i Comuni, per pagare questo personale, andrebbero a battere ‘cassa’ alla stessa Regione…
Foto tratta da torinotoday
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