Fateci caso: dopo lo scandalo che ha travolto il CSM, i magistrati hanno trovato la forza e la determinazione per rigenerarsi. Il PD, no. Anzi, per questo partito la vicenda CSM è solo una storia che presto gli italiani dimenticheranno… E’ per questo – oltre che per aver svenduto i valori della sinistra – che il Partito Democratico deve scomparire. E debbono essere gli elettori italiani ad aiutare l’Italia a liberarsi da questo ingombrante e inutile partito
In queste ore succedono cose molto strane. Si continua ad accusare e a denigrare la magistratura per la vicenda, sicuramente poco edificante, del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) condizionato da scelte politiche e, in particolare, da nomine ‘pilotate’ da autorevoli esponenti del Partito Democratico. Si dimentica, però, un piccolo particolare: che è stata la magistratura a far saltare questo sistema mettendo sotto accusa alcuni magistrati.
Cosa vogliamo dire? Semplice: che la magistratura italiana – che nel complesso è sana – sta dimostrano di avere gli anticorpi per rigenerarsi.
Cosa che, invece, non possiamo dire della politica italiana, come dimostra, in queste ore, il dibattito interno al PD.
Se osserviamo i fatti, ci accorgiamo che esponenti del passato Governo – segnatamente, esponenti del PD – condizionavano le nomine di importanti uffici giudiziari di mezza Italia, a cominciare dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
La responsabilità di tutto questo – e per la parte che li riguarda è giusto che sia così – viene data ai magistrati. Ma nel partito protagonista della commistione impropria tra politica e magistratura – cioè nel PD – si parla di altro. Quasi che la responsabilità di quello che avveniva era solo dei magistrati e non anche della politica che gestiva, insieme con alcuni magistrati, le nomine ai vertici di importanti uffici giudiziari.
Il problema non è solo il PD, ma di tutta la politica italiana, vecchia e nuova. Che sta provando a scaricare sulla magistratura la responsabilità di fatti che coinvolgono un numero molto esiguo di magistrati e un partito, il PD.
E nel PD che dicono di questa storia? A parte qualche autosospensione di rito (che non significa assolutamente nulla), per i signori del PD quello che sta venendo fuori è solo un incidente di percorso. I magistrati? Certo, servono, magari per evitare inchieste che possono infastidire i dirigenti del Partito Democratico. Ma adesso – cerchiamo di capirli – i dirigenti del PD hanno altro a cui pensare…
Questo già la dice lunga sul cinismo dei dirigenti del PD, che dopo aver combinato quello che hanno combinato con alcuni magistrati, adesso sono anche infastiditi da questa storia, visto che si debbono occupare d’altro.
Ma di cosa si debbono occupare? Intanto di evitare la scissione. Il PD, alle elezioni politiche del marzo 2018, era al 18%. Alle elezioni europee è passato al 22%, ma è un dato ‘drogato’ dall’alta astensione, perché il Partito Democratico, rispetto al 2018, ha perso altri 111 mila voti!
Pensate un po’: dei milioni di voti persi dal Movimento 5 Stelle il PD non ne ha intercettato nemmeno uno e ha perso addirittura, come già ricordato, oltre 100 mila voti!
Certo, ad essere coinvolti nella vicenda delle nomine ‘pilotate’ negli uffici giudiziari sono, a quanto pare, i renziani. A cominciare dall’ex Ministro, Luca Lotti. Buttarli fuori?
Ragazzi: già il PD è al 17-18 per cento (ormai più 17 che 18%). Se Renzi e i suoi vanno via si porteranno il 4-5 per cento. E il Partito Democratico scivolerebbe al 12% o giù di lì. E addio per sempre alla vocazione maggioritaria!
E’ noto che Renzi e i suoi non hanno nulla a che vedere né con la tradizione della sinistra comunista, né con la tradizione solidaristica democristiana. Renzi e i suoi sono piena espressione del liberismo che ancora oggi controlla l’Unione Europea. Con un partito che avrebbe dovuto mettere assieme la tradizione della sinistra post comunista e la tradizione dei cattolici impegnati nel sociale, ebbene, Renzi e i suoi, come direbbe Antonio Di Pietro, non ci “azzeccano” proprio niente.
Ma in questo momento servono anche i voti di Renzi e dei suoi. Perché sennò il PD piomba al 10-12% e si può dimenticare di presentarsi come “l’unica forza alternativa alla Lega di Salvini”. Da qui gli appelli del segretario Nicola Zingaretti all’unità.
Solo che l’unità del PD, oggi, è impossibile. Perché Zingaretti persegue una linea politica molto diversa da quella di Renzi. Zingaretti, che di suo è anche confuso, dovrebbe provare a recuperare l’elettorato di sinistra prima che venga fuori qualche nuovo soggetto politico.
Alle elezioni europee – grazie alla legge elettorale che impone un’impossibile raccolta di firme ai nuovi soggetti politici che intendono partecipare – il PD ha scongiurato la presenza di Potere al Popolo. Ma a livello locale questa piccola forza politica di sinistra si va piano piano radicando.
I partitini di sinistra che in questi anni hanno lavorato, per conto del PD, per bloccare sul nascere qualunque forza politica di vera sinistra – ci riferiamo a Rifondazione Comunista, SEL e altre ‘frattaglie’ varie – non hanno più voce in capitolo dentro Potere al Popolo. Sono stati messi alla porta da chi ha ‘sgamato’ il trasformismo pro-PD di questi signori.
Zingaretti deve bloccare subito la fuga a sinistra dell’elettorato fingendosi di ‘sinistra’. Ma, contemporaneamente, si deve tenere Renzi e i renziani, perché non deve perdere voti da quella parte.
Il sogno che Zingaretti è che Renzi, politicamente parlando, ovviamente, si comporti come Seneca…
Ma Renzi e i suoi – che sono tutti quarantenni – non ne vogliono proprio sapere di scomparire per la bella faccia di Zingaretti (e della vecchia guardia post comunista che sta dietro a Zingaretti: leggere D’Alema e Bersani). Da qui l’impossibilità di questo partito di fare qualcosa.
Che dire, allora? Che mai come in questo momento ci sono le condizioni morali e politiche per sciogliere e dimenticare il PD.
Le condizioni morali che impongono non ai vertici del PD, ma ai cittadini italiani di fare scomparire questo partito sono due.
La prima è il tradimento di questo partito verso l’elettorato di sinistra. La gestione renziana – che ha coinvolto il ‘corpo’ del partito – ha cambiato il ‘DNA’ di questa forza politica. Spiace scriverlo, ma tra tanti militati ed elettori del PD ci sono uomini e donne che danno per buone leggi come il Jobs Act, la Buona scuola e via continuando. Il renzismo ha minato dal di dentro le radici di sinistra del PD: e già questo è un buon motivo per eliminare questo partito dallo scenario politico italiano.
La seconda condizione morale che impone lo scioglimento di questo partito è lo scandalo esploso dentro il CSM. Abbiamo detto che i magistrati hanno trovato la forza e la determinazione per rigenerarsi. Ma nel PD non c’è stato alcun pentimento: non hanno mai chiesto scusa per tutto quello che è avvenuto. Per questo partito la commistione tra potere giudiziario e potere politico è quasi normale. Ed è anche per questo che il PD va sciolto: per manifesta immoralità politica rispetto a un tema delicatissimo: i rapporti trai poteri dello Stato che, in democrazia, debbono restare indipendenti l’uno dall’altro.
Foto tratta da italiaoggi.it