Crisi del grano duro del Sud: Saverio De Bonis (GranoSalus) chiede l’intervento del Presidente Mattarella

17 giugno 2019

Visto che il Governo nazionale di grillini e leghisti, sulla crisi del grano duro del Mezzogiorno d’Italia, a parte le chiacchiere, non sta facendo nulla, il senatore Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus, e l’avvocato Antonietta Russo, delle ‘Masserie santagatesi’ di Sant’Agata di Puglia, hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L’abbandono dei terreni a seminativo e il mancato decollo della Cun

Alla fine, visto che sulla crisi del grano duro del Sud Italia il Governo nazionale di grillini e leghisti – come si usa dire in Sicilia – “la sta portando a malafiura” (detto in parole semplici, grillini e leghisti se ne stanno fregando del grano e, in generale, del Sud), il senatore Saverio De Bonis ha chiesto l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Ho inviato una lettera al Presidente Mattarella, per portare alla sua attenzione la grave situazione dei coltivatori cerealicoli dei Comuni del Mezzogiorno”, si legge in un comunicato diramato da De Bonis, eletto al Senato in Basilicata nelle liste del Movimetno 5 Stelle e oggi nel gruppo misto, dopo essere stato ‘epurato’ dalle alte gerarchie grilline.

“La provincia di Foggia – si legge nel comunicato – è nota per essere il granaio d’Italia, ma rischia di scomparire insieme ad altre aree vocate a causa del divario fra i costi di produzione e prezzi di vendita opachi”

De Bonis accende i riflettori sulla Commissione unica nazionale (Cun), introdotta nella passata legislatura da una legge voluta dal Movimento 5 Stelle (su input di GranoSalus), ma ‘congelata’ dal Governo di Matteo Renzi e dal Governo di Paolo Gentiloni.

Sconfitto il PD alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, si pensava che il nuovo Governo di grillini e leghisti avrebbe finalmente fatto funzionare la Cun, che dovrebbe eliminare le speculazioni al ribasso sul prezzo del grano duro, prodotto di eccellenza del Mezzogiorno d’Italia.

Ma i leghisti che controllano il Ministero delle Politiche agricole, appena sentono parlar della Cun, sempre come si usa dire in Sicilia, “se la toccano con il mignolo”: tradotto, non ne vogliono proprio sapere!

“Le Commissioni uniche nazionali (Cun) – si legge sempre nel comunicato di De Bonis – sono state introdotte dalla legge 2 Luglio 2015, n.91 al fine di garantire trasparenza nella formazione dei prezzi. Ma questa trasparenza sul mercato del grano duro viene negata dalle industrie di trasformazione”.

Insomma, gli industriali, che in Italia hanno sempre condizionato pesantemente l’agricoltura italiana, non ne vogliono sapere di far decollare uno strumento – la Cun – che metterebbe a nudo gli ‘inquacchi’ che combinano sul grano duro, ponendo fine alle speculazioni al ribasso.

Ed è anche logico: la Lega – che, come ricordato, controlla il Ministero delle Politiche agricole – fa gli interessi dell’industria del Centro Nord Italia e non ha alcuna intenzione di favorire il Sud.

I leghisti – per dirla in parole povere – rispetto al grano duro del Sud Italia si comportano come si sono comportati con la storia delle quote tonno: vicenda che hanno utilizzato per colpire la tonnara di Favignana (COME VI RACCONTIAMO IN QUESTO ARTICOLO).

Con il grano duro del Sud Italia è la stessa cosa: in un anno di Governo non hanno fatto nulla per il grano duro del Sud, comportandosi come si sono comportanti i precedenti governanti del PD.

Resta da capire cosa fanno i grillini, che al Sud, nel 2018, hanno preso una barca di voti (oggi il Movimento 5 Stelle è in crisi anche nel Meridione: non facendo una mazza per il Sud – e in alcuni casi penalizzandolo, come hanno fatto con la TAP nel Salento, con l’ILVA a Taranto e con l’agricoltura nel Sud – il risultato non può che essere questo).

“Il Ministro Di Maio – scrive De Bonis – ha annunciato l’avvio sperimentale della Cun a Foggia, ma la commissione dopo 4 anni non si è ancora insediata. Chiediamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un suo interessamento diretto affinché chi di dovere realizzi l’avvio immediato della Cun del grano a Foggia, al fine di scongiurare la scomparsa di un comparto il cui prodotto finale, la pasta, viene esportato in tutto il mondo e rappresenta un eccellenza del made in Italy”.

Vediamo adesso di illustrare e commentare i passi più importanti della lettera di De Bonis al Presidente Mattarella.

Per la cronaca, la lettera, oltre che da De Bonis, è firmata anche dall’avvocato Antonietta Russo, delle ‘Masserie santagatesi’ di Sant’Agata di Puglia.

Nella lettera si ricorda che nel Sud il grano duro è una coltura d’elezione. E che nella Capitanata – area granicola per antonomasia della Puglia (ma la situazione è così in tutto il Meridione) – i costi di produzione del grano duro superano il prezzo di vendita. Infatti, produrre un quintale di grano duro costa 24-25 euro, mentre il prezzo di vendita è bloccato da tempo a 18-20 euro al quintale.

In queste condizioni – si sottolinea nella lettera a Mattarella – il grano duro del Sud Italia, che è uno dei migliori del mondo, rischia di non essere più coltivato: da qui abbandono dei terreni e desertificazione.

Nella lettera si ricorda che le Cun sono previste da una legge e che, però, non decollano. Non decollando questo strumento, il prezzo resta basso.

Nella lettera si dice che l’ex Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha escluso che i prezzo basso del grano duro italiano sia un problema legato a speculazioni internazionali. Insomma, il problema è locale: e la Cun, se istituita e gestita correttamente, dovrebbe porre fine alle speculazioni al ribasso sul prezzo del grano duro.

De Bonis e Antonietta Russo ricordano che il vice premier, Luigi Di Maio, il 12 maggio scorso, ha annunciato l’avvio sperimentale della Cun. Ma nella lettera si fa notare che la Cun è già “ben collaudata da una legge e da un decreto attuativo che non prevedono alcuna sperimentazione”.

Della serie: i grillini dovrebbero smetterla di rifugiarsi dietro le chiacchiere.

QUI TROVATE IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DI SAVERIO DE BONIS E  ANTONIETTA RUSSO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 

QUI UNA PRECEDENTE LETTERA DI GRANOSALUS A MATTARELLA CHE RISALE AL 2016  

Foto tratta da agricolae.eu

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