A due passi dalla scogliera che sovrasta il Faro di Cefalù ecco un puzzolente depuratore!

17 giugno 2019

“Cose turche”, verrebbe da dire. Ci chiediamo e chiediamo: chi ha autorizzato la realizzazione del depuratore di Cefalù a ridosso delle mura megalitiche che cingevano il centro storico, accanto alla Chiesetta di Sant’Antonio, a due passi dalla scogliera sovrastata dal Faro di Cefalù ed in prossimità del Porto di Presidiana che, potenzialmente, dovrebbe rappresentare l’approdo turistico della città? 

di Antonino Privitera

“Fare cose turche” deriva da un’errata convinzione dei cristiani che negli harem si facessero cose sconce dalla mattina alla sera. Invece nel linguaggio comune siamo abituati a sentirla per indicare cose inverosimili. Invero quanto stiamo per raccontare e commentare ha proprio dell’inverosimile, se non fosse che è il risultato della solita manovra colonizzatrice in una realtà di fatalisti, ignavi ed autolesionisti.

E’ noto che il 31 maggio 2018 la Corte di Giustizia ha condannato l’Italia per non avere dato esecuzione alla sentenza del 19 luglio 2012 che l’aveva condannata per lo scorretto recepimento della direttiva 91/271/CEE e dei provvedimenti conseguenti per il non conforme trattamento delle acque reflue nei Comuni con più di 15.000 abitanti.

Tutti sappiamo quanta solerzia mettono i nostri politici a trovare gli accordi e le misure per adeguare gli impianti ai dettati legislativi: così la conseguenza è stata una sanzione pecuniaria di 25 milioni di euro oltre ad un’ulteriore sanzione semestrale di oltre 30 milioni di euro – da suddividere tra gli enti inadempienti – da corrispondere fino alla esecuzione della sentenza.

(Piccolo inciso: oltre il 30% dei Comuni sanzionati sono in Sicilia, per cui anche il 30% della somma nazionale deve essere sostenuta dagli ignari cittadini siciliani…).

In queste ”cose turche” purtroppo c’è da inserire a bello titolo quanto sta accadendo nella nostra meravigliosa Cefalù. E’ risaputo che la cittadina, da tutti conosciuta e che continua a richiamare turisti da tutto il mondo, fino allo scorso anno non aveva l’impianto idoneo al trattamento di depurazione delle acque reflue e, specialmente nella stagione con maggiore afflusso di turisti, non riesce a soddisfare le condizioni previste dalle direttive comunitarie.

E’ altrettanto noto che l’originaria scellerata scelta del luogo dove ubicare il depuratore è quanto di peggio abbiano potuto indicare al tempo della originaria realizzazione. Infatti, per l’ubicazione del depuratore di Cefalù,  fu scelta la località che sicuramente meritava altra destinazione, ma forse l’eventuale cambiamento del sito confliggeva con interessi indicibili e con l’imperativo di realizzare l’opera con il maggiore profitto compatibile con la spesa…

Di fatto il sito scelto per realizzare il depuratore di Cefalù coinvolge un tratto delle mura megalitiche che cingevano il centro storico, è limitrofa alla Chiesetta di Sant’Antonio, a due passi dalla scogliera sovrastata dal Faro di Cefalù ed in prossimità del Porto di Presidiana che, potenzialmente, dovrebbe rappresentare l’approdo turistico della città.

Si potrebbe osservare che la scelta fu fatta molti anni fa e che i politici ed i progettisti del tempo erano affetti da grande miopia, assoluta ignoranza storico-ambientale, scarso rispetto per la natura, nessuna cognizione paesaggistica e nessuna lungimiranza… e va bene. Ma oggi?

Oggi che l’attenzione per la natura è più sentita in tutti noi ci sono leggi ed Enti preposti che prescrivono, dettano, controllano, autorizzano, sovraintendono a qualsiasi intervento riguardo alle norme paesaggistiche ed ambientali. Eppure assistiamo alle “cose turche” in atto e si persevera nel deturpare il tratto di costa già gravemente compromesso.

Come si diceva, a seguito del provvedimento della Corte Europea, il Consiglio dei Ministri, con decreto del 26 aprile del 2017, ha nominato un Commissario Straordinario Unico per la realizzazione e gli interventi volti al collettamento fognario e alla depurazione delle acque reflue urbane che ha trovato a disposizione circa 3 milioni di euro frutto di una delibera del CIPE che risale al 2012.

Cosa fa un Commissario Straordinario con Ufficio in Roma? Ovviamente, come mostra la pubblicità di inizio lavori, provvede a dare il via all’esecuzione dei lavori di “Adeguamento dell’Impianto di Depurazione C.da S. Antonio – Comune di Cefalù (PA) ID 33408 – delibera CIPE n 60/2012″.

Sorge spontanea la riflessione: come mai dal 2012 (data delle delibera CIPE, oltretutto antecedente al pronunciamento di condanna della Corte di Giustizia Europea…) nessuna autorità si è posta l’interrogativo se era ancora opportuno continuare a deturpare la località e non progettare ex novo un altro impianto in altro sito che magari avrebbe potuto fare recuperare l’area fortemente deturpata?

Le varie Sovraintendenze hanno valutato e si sono espresse sull’opportunità e la compatibilità di questo scempio?

Gli assessorati regionali al Territorio e Ambiente e alla Salute-Sanità sono a conoscenza degli effluvi che, in atto, si spigionano nell’aria?

La prima volta che sarete a Cefalù a vedere e “sentire” gli olezzi sotto il Faro e diteci se non sono “cose turche”!

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