Egregio onorevole Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 Stelle e Vice presidente del Consiglio: in Sicilia, quando qualcuno rischia di superare il limite delle decenza, si usa dire: “E’ bonu ‘u ventu ‘nchiesa, ma no p’astutari ‘i cannili!”. Visto quello che sta succedendo farebbe bene a fare chiarezza su questo punto. Già il suo Movimento ha perso credibilità. Con l’eventuale privatizzazione dell’acqua si passerebbe il limite. Auspichiamo qualcosa di diverso dallo squallore di ILVA e TAP…
Il Governo Giallo-Verde sta completando la privatizzazione dell’acqua, in barba al referendum del 2011, che ha sancito – a quanto pare solo in teoria – il ritorno all’acqua pubblica (acqua pubblica in tutti i sensi, non soltanto con riferimento alla gestione pubblica)? Ce lo chiediamo dopo aver letto due articoli: il primo, su Attuarelacostituzione.it, a firma del professore Paolo Maddalena, presidente emerito della Corte Costituzionale; il secondo del giornalista e scrittore Pino Aprile.
Leggiamo insieme i due articoli. Cominciamo con lo scritto del professore Paolo Maddalena:
“Il 18 aprile 1947 il Governo De Gasperi (Presidente della Repubblica De Nicola) fondava l’Ente per l’Irrigazione in Puglia, Lucania e Irpinia (einpli), risolvendo così, in modo esemplare, il bisogno di acqua delle regioni dell’Italia meridionale. Il Governo Monti, ispirato dalle false teorie neoliberiste, in data 6 dicembre 2011 con decreto legge numero 201, articolo 21, comma 10/11, ha soppresso detto Ente e previsto la sua gestione temporanea da parte di commissari.
L’attuale governo, procedendo sulla stessa via neoliberista di Monti, ha dato attuazione a dette disposizione, statuendo, all’articolo 24 del decreto-legge n.34/2019 (cd. Decreto crescita), che: “A decorrere dalla data di trasferimento delle funzioni di cui al primo periodo del presente comma, i diritti su beni demaniali già attribuiti all’Ente di cui al comma 10 in forza di provvedimenti concessori si intendono attribuiti alla società di nuova costituzione.”
Questa disposizione, come si nota, realizza il fenomeno fraudolento della privatizzazione e cioè il trasferimento di un bene demaniale di assoluta e primaria importanza come, l’acqua, da un Ente pubblico, tenuto a perseguire interessi pubblici, a una società privata, sia pur con partecipazione statale, che è tenuta, secondo il codice civile, a perseguire gli interessi dei soci e non quelli del popolo italiano.
Si precisa che, ai sensi dell’articolo 144 del decreto legislativo numero 156 del 2006 (codice dell’ambiente) “l’acqua è un bene demaniale” e cioè un bene che appartiene al popolo sovrano e che, essendo fuori commercio, e non può essere ceduto ad una società privata.
Anche la captazione e la distribuzione dell’acqua, inoltre, devono essere in mano pubblica, come prevede l’articolo 43 della Costituzione in relazione alla gestione dei servizi pubblici essenziali.
Infatti, non esiste società privata, anche se partecipata da Enti territoriali o da alcuni Ministeri, che sia in grado di attuare la disciplina che il citato articolo 144 del codice dell’ambiente sancisce per la gestione dell’acqua, la quale deve tendere al “rinnovo delle risorse, non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la piscicoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici”, non è chi non veda che se l’Ente gestore è costituito da una società, il cui fine è solo il profitto economico, il perseguimento di questi obiettivi di interesse generale diviene impossibile, e comunque certamente recessivo rispetto all’interesse economico privato.
Privatizzare l’acqua inoltre contrasta con il referendum del 2011, che negò allo Stato il potere di affidare la captazione e la distribuzione dell’acqua a società private, divieto ribadito da due sentenze della Corte Costituzionale.
Nel descritto quadro, è evidente che il riferimento agli Enti pubblici territoriali e ai Ministeri è solo fumo negli occhi e che prima o poi questo bene assolutamente primario per il suo valore umano cadrà nelle mani di singoli privati, molto probabilmente di multinazionali straniere, è ben noto infatti che le S.p.A., anche se al loro interno ci sono partecipazioni pubbliche, possono essere scalate da chiunque.
Questo provvedimento decreta in sostanza la perdita della sovranità nazionale sul bene più essenziale della vita dell’uomo: l’acqua.
È per questo che la privatizzazione in questione viola in pieno numerosi articoli della Costituzione e persino l’articolo 1 secondo il quale “la sovranità spetta al popolo”.
Ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica e a tutti i parlamentari affinché impediscano che questa essenziale e vitale fonte di ricchezza sia sottratta al popolo e trasferita nelle mani di pochi con tutte le conseguenze che ne derivano.
Professor Paolo Maddalena.
Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”.
Leggiamo adesso cosa scrive Pino Aprile:
Dopo più di vent’anni, la vicenda dell’acqua di Puglia, Irpinia e Basilicata sta per arrivare a conclusione, con il Decreto crescita. Il timore, per nulla infondato (specie nell’analisi dei Movimenti per l’acqua pubblica) è che ci arrivi nel peggior modo possibile: con una formale salvaguardia dell’acqua ‘bene pubblico’ che ponga però le premesse perché i privati mettano le mani su un bacino imbrifero che ha potenzialità stimata di circa un miliardo di metri cubi (avendo molti ridotto l’imprenditoria alla trasformazione di beni pubblici in capitali per pochi). Già si parla della più grande privatizzazione di acqua mai compiuta in Europa, in barba al referendum del 2011″.
“I Movimenti per l’acqua, che da sempre si battono a difesa delle risorse idriche quale bene pubblico – prosegue Pino Aprile – non hanno dubbi e denunciano il rischio che l’attuale governo si limiti a certificare quanto varato nel 2011 dal governo Monti e confermato dal governo Gentiloni nel 2018. La guida del percorso è affidata alla parlamentare cinquestelle Federica Daga. I costituzionalisti consultati hanno opinioni contrastanti: quelli sentiti dal governo garantiscono che non c’è il pericolo che una risorsa di così grande valore finisca nelle mani di privati (chi vive questa condizione, non solo a Roma, visto che Napoli è l’unica grande città ad aver salvato l’acqua pubblica, sa di cosa si parli); altri, come Paolo Maddalena, sostengono che una volta passata la riforma, una modifica dello statuto societario basterebbe a rendere l’azienda ‘scalabile’ e a portata di privati”.
“Fra gli stessi cinquestelle – scrive ancora Pino Aprile – ci sono pareri discordi: la proposta in Commissione del deputato Luigi Gallo di sopprimere l’articolo di legge sulla messa in liquidazione dell’Eipli è stata bocciata; un emendamento analogo è stato presentato dalla senatrice Paola Nugnes, ma il decreto passerà prima alla Camera e questo potrebbe rendere tutto più difficile, se non inutile, al Senato (dove pure giace, in attesa di risposta, l’interrogazione del senatore Saverio De Bonis, già cinquestelle, ora al gruppo misto). Mentre Andrea Guerrini, nominato in quota cinquestelle nell’Autorità dell’acqua, dichiara al Sole24ore che serve una Spa per governarla in tutto il CentroSud”.
Quello che si sta delineando, sempre secondo l’autore di Terroni, è “un percorso che apre la porta ai privati, a meno di fidarsi di Gentiloni: il cui governo ormai defunto, a quattro giorni dalle elezioni del 4 marzo, firma per l’Autonomia differenziata con le Regioni secessioniste del Nord; quello che stava regalando alla Francia una bella fetta del nostro mare. E qui ci possiamo fermare, perché dovrebbe bastare”.
“Per come sono andate finora queste vicende (e per come si comportano i leghisti, seminatori di trappole a danno del Sud, scippatori seriali di risorse) – sottolinea Pino Aprile – ogni sospetto è legittimo. Una cosa saggia, viste le complicazioni e la rilevanza della questione (un patrimonio enorme, oltretutto: invasi, dighe, sorgenti, traverse, condutture interregionali) – questa la proposta di Pino Aprile – potrebbe essere lo stralcio e il rinvio, se non si trovasse una risposta convincente ai dubbi. Ci sono ancora alcuni giorni per capire come stanno davvero le cose; ma, nel dubbio, andare avanti sarebbe un colossale errore. Un altro sarebbe davvero troppo”.
Dal Movimento 5 Stelle – e, in particolare, da Luigi Di Maio – ci aspettiamo parole chiare. Possibilmente qualcosa di diverso dal voltafaccia modello ILVA e TAP.
Già il Movimento 5 Stelle ha perso molta credibilità (e una barca di voti). Gli italiani aspettano l’applicazione del risultato del referendum del 2011.
Aspettiamo risposte. Concrete.
QUI L’ARTICOLO DEL PROFESSORE PAOLO MADDALENA PER ESTESO
di seguito l’articolo di Pino Aprile:
PERCHÉ L’ACQUA DEL SUD RISCHIA DI FINIRE AI PRIVATI
Privatizzazione acqua pubblica nel decreto crescita: intervista a Pecoraro Scanio
Foto tratta da dagospia.it
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