Ieri, nel Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento siciliano, è andato in scena un surreale dibattito sul nulla mescolato col niente: la questione morale. Di cosa hanno parlato i deputati? Come i bambini con le figurine dei calciatori, hanno contato gli avvisi di garanzia e se li sono giocati a “bin bu ba pesce fritto e baccalà…”. E, soprattutto, hanno sorvolato sui deputati condannati dalla Corte dei Conti e assolti in sede penale: condizione, questa, di grande moralità che non comporta pesi…
Ieri nel Palazzo Reale di Palermo, sede del Parlamento siciliano, è andato in scena un dibattito surreale. Tema: la questione morale. Tutto sommato, il momento migliore, quasi adatto. Insomma, se a Roma il Consiglio Superiore della Magistratura è nella bufera per via della presenza di magistrati che incontravano esponenti del PD, a quanto pare non per parlare di letteratura e attività culturali varie, se a Palermo Maurizio Zamparini sembra si avvalesse di particolari ‘consulenze’ in Tribunale, se perfino la Fondazione intitolata a ‘Giovanni Falcone’ viene tirata in ballo non certo per commemorare il grande magistrato, ebbene, alla luce di tutto questo quale migliore occasione, a Sala d’Ercole, per affrontare la questione morale?
Così, ieri, il Parlamento siciliano – che da ormai mesi si balocca in disegni di legge acrobatici, senza capo né coda, dal momento che di leggi di spesa non se ne deve nemmeno parlare, stante il default non dichiarato, ma in atto della Regione siciliana – ha affrontato il tema dei temi, caro ai post comunisti italiani che, negli anni ’70 del secolo passato, facevano la morale ai democristiani e ai socialisti al ritmo dei rubli che arrivavano dall’Unione Sovietica…
Eh sì, ragazzi: la questione morale. Che sarà mai? Si parlerà di “Cocaina”, celebre romanzo di Pitigrilli? No, l’argomento non è stato nemmeno sfiorato. Si è parlato delle pale eoliche e delle tangenti relative? No, ieri di vento non ce n’era proprio: e senza Eolo le pale eoliche non girano.
Meglio parlare di avvisi di garanzia. Ogni forza politica presente all’Ars ha esibito i propri indagati: chi ne ha sei, chi ne ha cinque: tu nei hai più di me, però i miei avvisi di garanzia sono meno ‘pesanti’ dei tuoi, ma che dici, voi tenete un ex sindaco con l’abuso edilizio facile e bla bla bla.
Sapete qual è la cosa strana che non è venuta fuori dal dibattito di ieri a Sala d’Ercole, a proposito della questione morale? Una specificità tutta siciliana, come la caponata, la cassata e come i cannoli: la presenza di soggetti – ex parlamentari e parlamentari in carica – che sono stati condannati dalla Corte dei Conti e assolti in sede penale.
Noi non siamo giuristi e quindi lasciamo a questi ultimi la dottrina che spiega, in punta di diritto, come si possono ‘sminnittiare’ i soldi pubblici incassando, contemporaneamente, una bella condanna contabile dalla Corte dei Conti e una bella assoluzione in sede penale.
Noi pensavamo che soprattutto gli esponenti del PD siciliano, che sono molto sensibili alla questione morale, ci avrebbero deliziato con dotte spiegazioni su Corte dei Conti e Tribunale penale in ordine alla spesa dei fondi dei gruppi parlamentari.
Citiamo il PD perché nella legislatura 2008-2012 questo partito, all’Ars, per una somma di fattori favorevoli (leggere cabala elettorale) si ritrovò con 36 deputati su 90. Un gruppo parlamentare immenso.
La legislatura 2008-2012 del Parlamento siciliano è stata, per la cronaca, densa – ma molto densa – di grandi significati ‘morali’. E’ l’anno delle elezioni regionali in cui le liste del centrodestra vincono le elezioni con quasi il 70% dei voti eleggendo Raffaele Lombardo presidente della Regione.
Ma a governare – sempre all’insegna della ‘morale’ – va il centrosinistra che ha perso le elezioni grazie a un ribaltone politico.
Saranno quattro anni di Governi regionali ‘morali’, con la presenza di un’organizzazione imprenditoriale che, in quegli anni, dava lezioni di ‘morale’ all’universo mondo: Confindustria Sicilia di Antonello Montante.
In un’atmosfera dove la morale si tagliava a fette – veniva anche servita come antipasto nel ristorante di Palazzo Reale destinato ai parlamentari, affettata come la mortadella – andava in scena quella che è restata nella storia come la più allegra gestione dei gruppi parlamentari.
Piccioli di qua, piccioli di là. Si cominciava con il caffè la mattina (si abbondava perché nel bar del ‘Palazzo’ costa meno: via, si può fare), poi il cappuccino, l’aperitivo, i pranzi, le cene. Poi, via, se c’era qualche compleanno e c’era da fare un regalino si procedeva: lo si metteva sul conto del gruppo parlamentare e via!
E poi matrimoni, battesimi, cresime: di tutto e di più.
Ma sì, farsi scrupoli per queste cose! Qualche gioiello, un regalo di qua, un regalo di là. Libri (non ci dimentichiamo che, in fondo, anche tra i deputati dell’Ars ci sono ‘intellettuali’). Poi, si sa: arriva il Natale: panettoni, spumante, le ceste. Vabbé, magari hanno esagerato un po’. Ma voi ce li vedere i deputati di Sala d’Ercole che pagano i regali di Natale?
E poi la Santa Pasqua, le colombe. E poi le attività culturali e politiche: i convegni, gli incontri, gli scontri, gli autoscontri…
Alla fine della legislatura, anzi all’inizio della successiva legislatura, la sorpresa: la Corte dei Conti che indaga. E cosa vorranno mai ‘sti giudici contabili?
Arriva anche la magistratura ordinaria. E per forza: si “si manciaru ‘i picciuli”, come si usa dire dalle nostre parti, magari avranno infranto anche la Legge.
Così pensavano le persone, come noi, prive di fantasia. E, in effetti, alcuni protagonisti di quest’avventura si sono beccati la condanna contabile e la condanna penale.
Ma ci ne sono stati alcuni – e qui la vicenda è stata ‘novellata’ – che si sono sì ‘beccati’ la condanna contabile, ma sono stati assolti in sede penale.
Quale migliore occasione, ieri, visto che si parlava di questione morale, per affrontare questa particolare angolatura della morale in politica: sia con riferimento a chi è stato condannato in sede contabile e assolto in sede penale, sia per fare luce sugli aspetti – sempre morali – che caratterizzano la differenza di giudizi.
Invece niente. Di questo argomento si sono perse le tracce. Eppure c’è stato anche qualche parlamentare – che non è mai stato condannato dalla Corte dei Conti né, tanto meno, da un Tribunale penale – che aveva proposto, con tanto di disegno di legge, di rendere non candidabile chi ha subito una condanna dalla Corte dei Conti.
Sapete che fine ha fatto questo disegno di legge? Scomparso, sempre nel nome della questione morale…
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