Grandi sindacalisti della ‘Grande Sicilia’: tenetevi pure la vostra verghiana roba, portatevela pure in Paradiso (ammesso che sarà questa la vostra destinazione finale…), ma lasciate in pace i lavoratori che non avete voluto rappresentare. Una riflessione amara di chi ha vissuto sulla propria pelle il tramonto del sindacalismo classico siciliano che, per certi versi, ha anticipato, nel sociale, il renzismo in politica
di Adriana Vitale
Taluni sindacalisti al posto di fare le disamina dovrebbero farsi l’esame di coscienza. Nel fantastico racconto che, come una lama sottile, rinnova disperazione e dolore, hanno dimenticato di aggiungere che:
nel 2006 hanno impedito in tutti i modi la stabilizzazione degli operatori ex Sportelli multifunzionali;
nel 2010 hanno avallato la furouscita della Formazione professione e delel politiche del lavoro dal Bilancio regionale, dicendo ai lavoratori che le risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE) erano la soluzione a tutti i mali: mai errore fu più devastante, i ritardi nell’erogazione degli emolumenti erano imbarazzanti;
nel 2013, mentre facevano finta di incatenarsi, hanno bloccato il processo di regionalizzazione del settore;
sempre lo stesso anno hanno cercato di impedire il nostro utilizzo al Ciapi;
nel 2014 hanno bloccato la proroga Ciapi, tirando per la giacchetta il nuovo assessore che aveva sostituito il precedente e non a caso; nel frattempo iniziavano a firmare i licenziamenti senza far rispettare la legge regionale 24/76;
nel 2015 abbiamo potuto fare tre mesi al Ciapi solo dopo che i loro veri assistiti, cioè i padroni, sono saliti sul carro per prendersi una ‘fetta di torta’: come dimenticare il tavolo a Catania? nel frattempo la mattanza dei licenziamenti ha continuato con il loro avallo;
nel 2016 si sono insinuati nella nostra battaglia, durata mesi e mesi; senza pudore alcuno, l’uomo del monte, nientemeno un vicepresidente datoriale, spacciato per tecnico, ha fatto modificare la nostra norma per nome e per conto della “cricca”, vanificando tutti i nostri inenarrabili sforzi; non solo: in combutta con l’assessore hanno diramato una delibera assessoriale per far entrare dentro l’elenco unico ad esaurimento chiunque, tra cui loro, ingrossando a dismisura il listato, tanto da renderlo una palla al piede,
nel 2017 si sono messi contro la norma Ciapi e hanno ceduto solo quando hanno compreso che non c’era trippa per gatti: peccato che la stessa norma, nel 2018, non si è potuta più applicare a causa del loro agire precedente contro la soluzione Ciapi che ha compromesso tutto;
nel 2019 – siamo all’anno in corso – si agitano solo sulla delibera apprezzata dalla Giunta regionale che mette dei paletti importanti sulle Apl (Agenzie per il lavoro) e, adesso, hanno la sfacciataggine di insinuarsi nella trattativa del tavolo romano presentando piattaforme rivendicative con il metodo collaudato, cioè i lavoratori il lavoro sporco e loro a cambiare le carte in tavola all’ultimo momento con il miraggio del lavoro per tutti, compresi gli infiltrati.
Svenduti e traditi, non una, ma tante volte e ancora parlano a nome di chi non sono degni di nominare, continuando a gettare fumo, prendendo in giro i lavoratori senza specificare che, nella loro piattaforma, i datori di lavoro sarebbero sempre le Agenzie per il lavoro agognate da patronati e padroni per mettere le mani sulle risorse del Fondo Sociale Europeo.
Le loro rivendicazioni le facciano per nome e per conto di loro stessi e di chi asserviscono, ma non a nome degli ex sportellisti, non sappiamo più come dirglielo.
“Piru nascisti ‘nta un ortu ‘ccillenti
e mai a lu munnu pira avisti a fari;
ora di piru cruci ti presenti,
Cu ‘un ti canusci ti veni a adurari,
ma iu ca ti canuscìu, piru, senti:
Pira ‘un facisti e miràculi vo’ fari?”