Dopo i ‘bollini’ dell’Unione Europea – IGP e via continuando – che a nostro modesto avviso senza i serrati controlli successivi non servono proprio a niente – arriva la proposta di un nuovo ‘bollino’ a cura dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Ma occuparsi veramente dell’agricoltura siciliana e di cosa arriva sulle nostre tavole no?
Poi si dice che uno vuole fare sempre polemica! Ma come si fa a stare zitti nel prendere atto che, invece di iniziare a ragionare su come mettere sotto controllo il diluvio di prodotti agricoli esteri che arriva in Sicilia, c’è chi ha deciso di ‘ragionare’ sull’opportunità di costituire un Distretto unico del cibo siciliano?
Nessuno vuole mettere in dubbio l’importanza di un eventuale Distretto unico del cibo siciliano: ma questo non dovrebbe avvenire dopo e non prima di avere fatto chiarezza sul cibo che, oggi, finisce sulle tavole dei siciliani? O ai ‘bollini’ dell’Unione Europea – IGP e via continuando – si debbono aggiungere i ‘bollini’ della Regione siciliana mentre continuiamo a essere invasi da prodotti agricoli che arrivano da mezzo mondo, prodotti agricoli che contengono Iddio solo sa quali sostanze chimiche?
Ma questi signori che si riuniscono per ‘illuminarci’ con questo per altro non nuovo ‘bollino’ della Regione pensano veramente di avere trovato la ‘Pietra filosofale’ dell’agricoltura della nostra Isola?
Ma sono al corrente del fatto che il grano duro siciliano è oggetto ormai da qualche anno di una speculazione al ribasso, mentre in Sicilia continua ad arrivare grano duro dall’estero, Canada in testa?
Sono al corrente che i dolci ormai si fanno a base di grano tenero Manitoba, altro ‘regalo’ del Canada?
Lo sanno – sempre restare nel mondo dei dolci – da dove arriva la ricotta dei “cannoli siciliani” e delle “cassate siciliane”?
Lo sanno che nei Centri commerciali si vende “Olio extra vergine d’oliva italiano” a 6 euro, a 5 euro a 4 euro e persino a 2,99 euro a bottiglia quando, a rigor di logica economica, l’extra vergine italiano di oliva non può costare meno di 8 euro a bottiglia (e ci stiamo tenendo bassi)?
Parliamo del pomodoro di piano campo della Sicilia sostituito dai pomodori cinesi e africani? E del ‘Pomodorino’ del Camerun venduto a Pachino che ne facciamo? Un ‘distretto’ a parte?
E i carciofi e le angurie della terra dei faraoni dove li mettiamo?
Parliamo delle ciliege così gettonate in questi giorni? Da dove arrivano? Si sa solo che i francesi non ne vogliono sapere…
In Sicilia ci sono migliaia di aziende indebitate, ‘assaltate’ dai debitori, siamo colonizzati – colonizzati! – da prodotti agricoli di pessima qualità che arrivano da chissà dove a prezzi stracciati e di cosa dobbiamo parlare? Del nuovo ‘bollino’ della Regione siciliana!
ANCI, Gal, Flag, Consorzi di ricerca, Consorzi, Associazioni, Organizzazioni varie e i rappresentanti del Comitato promotore del Distretto delle Filiere del Cibo Siciliano tutti insieme per “far nascere un solo Distretto regionale”.
E dopo che nascerà il Distretto regionale vinceremo un premio?
“La proposta – leggiamo nel comunicato – è legata al bando, pubblicato lo scorso 10 maggio sulla Gazzetta Ufficiale, per il riconoscimento dei Distretti del Cibo siciliano ai quali l’assessorato regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, attribuisce un ruolo strategico per promuovere lo sviluppo territoriale e salvaguardare il paesaggio rurale favorendo l’integrazione tra le diverse attività agricole, agroalimentari e l’aggregazione delle filiere agroalimentari”.
L’assessorato all’Agricoltura in pista per utilizzare il brand “Made in Sicily”. Davvero una bella idea.
“Una idea – leggiamo nel comunicato – che ha fatto nascere un comitato promotore a favore della costituzione di un Distretto unico del Cibo Siciliano che per tale ipotesi si sta impegnando con proposte e interventi di mediazione”.
Come già accennato, non è una novità. Un ‘bollino’ del genere lo lanciò, nella seconda metà degli anni 80 del secolo passato, la stessa Regione siciliana: per la precisione, l’assessorato alla Cooperazione (oggi assessorato alle Attività produttive).
Allora c’erano i soldi e non c’era, soprattutto, l’invasione di prodotti agricoli da mezzo mondo che c’è oggi. La Regione investì molto nell’iniziativa. Ma non servì a nulla: a nulla.
Oggi ci provano – a quanto pare sempre con la Regione siciliana – GAL Natiblei, GAL ISC Madonie, GAL Terre dell’Etna e dell’Alcantara, GAL Golfo di Castellammare, GAL Rocca di Cerere, GAL Tirreno Eolie, GAL Terre del Nisseno, GAL Etna, GAL Etna Sud, GAL Sicilia Centro Meridionale, GAL Elimos, GAL Sicani, FLAG Isole di Sicilia, FLAG Golfi di Castellammare e Carini, FLAG Torre e Tonnare, FLAG il Sole e l’Azzurro, FLAG Golfo di Termini Imerese, FLAG dei due Mari, FLAG Riviera Etnea dei Ciclopi e delle Lave, ANCI Sicilia, Consorzio di Ricerca Filiera Carni, Coreras, Confagricoltura Siracusa, Istituto per la promozione della Dieta Mediterranea, Consorzio Ballatore.
Poi, così, giusto per capire: a cosa dovrebbe servire ‘st’iniziativa del ‘bollino’ targato Distretto del cibo siciliano? Non ci venite a dire che volete esportare i all’estero i prodotti agricoli siciliani! Sarebbe incredibile, dal momento che – lo ribadiamo – Iddio solo sa cosa arriva oggi sulle tavole dei siciliani!
Almeno diteci che servirà per mettere in contatto i consumatori siciliani con gli agricoltori siciliani: almeno questo!