Oggi ricordiamo il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Dovrebbe essere una giornata per riflettere. Ma i perdenti della politica siciliana – quella sinistra che ha sostituito il Quarto Stato con il terzo sesso, aggiungendo una ‘spruzzatina’ di terzomondismo-neoguelfo – ha deciso che bisogna polemizzare anche su questo. Ma questi mai spariscono?
Ieri, vigilia della giornata del ricordo della strage di Capaci, Mario Caminita, noto conduttore radiofonico, in un post su Facebook, ha descritto bene l’atmosfera che si registra a Palermo:
“Ho paura che la commemorazione di domani possa scendere ad un livello infimo come non mai. Leggere i ‘consigli’ di certi rappresentanti della Chiesa, i ‘diktat’ dell’assessore Catania (Giusto Catania, assessore cominale della giunta renziana di Palermo ndr) e dichiarazioni come ‘… io non ci vado perché c’è lui’, rendono cristallina una certa logica dell’antimafia di questa città. Ovviamente è il mio pensiero personale, che esprimo democraticamente pur non essendo un sostenitore di Salvini. Certe ‘democrazie moderne’ le ritengo false e irrispettose dell’altrui pensiero. Mi basta guardarmi intorno per avere contezza di certi soggetti”.
La motivazione ufficiale delle polemiche che stanno accompagnando, quest’anno, l’anniversario della strage di Capaci – giorno in cui ricordiamo il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani – è legata alla presenza del Ministro degli Interni, il leader della Lega, Matteo Salvini.
Interessante quello che un tempo di sarebbe chiamato un ‘corsivo’ del quotidiano on line, Buttanissima Sicilia:
“Se a Piera Aiello è stato impedito di partecipare al corteo in memoria di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia 41 anni fa, nessuno potrà impedire a Matteo Salvini, le cui posizioni provocano imbarazzi e pruriti, di presenziare alla ventisettesima commemorazione della strage di Capaci, che si terrà il 23 maggio a Palermo. E’ stata la stessa Maria Falcone, sorella del giudice e presidente dell’associazione che organizza l’evento, a mettere le meni avanti e prevenire qualsiasi tipo di polemica: ‘Invito da sempre i ministri dell’Interno, della Giustizia e dell’Istruzione – ha detto Maria Falcone – Ma invito le istituzioni, non le persone. Salvini? Credo che verrà’. Preoccupa il fatto che l’anniversario di Capaci cada ad appena tre giorni dalle elezioni Europee, che tengono Salvini e tutti gli altri impegnati nei comizi conclusivi, piazza per piazza. Il ricordo di Falcone comporta un distinguo, un atteggiamento finalmente istituzionale, ammesso che il ministro lo capisca. Non sarà solo: ‘Quel giorno ci sarà anche Nicola Zingaretti, perché ci ha aiutati con la Regione Lazio. Io non amo le strumentalizzazioni politiche – ha aggiunto Maria Falcone -. Il 23 maggio è un giorno sacro, è il massimo momento di dolore in una nazione che ha voglia di cambiare. D’altro canto la commemorazione è sempre stata vicina alle elezioni’. Chi non vuole Salvini, se ne faccia una ragione”.
Agli esponenti di quello che resta della sinistra siciliana – ormai veramente poco, pochissimo – la presenza del Ministro e leader della Lega, Matteo Salvini, non va proprio giù. Bisogna capirli: loro sono gli unici detentori delle verità delle Antimafie, vere o presunte: loro possono tutto e, soprattutto, il contrario di tutto: possono far costare 15 Km di Tram senza gallerie 320 milioni di euro (leggere Palermo) e auto-celebrarsi come protagonisti degli ‘appalti pubblici trasparenti’e se a loro una cosa non piace gli altri si debbono adeguare.
Non siamo dei promotori di Salvini e della Lega, ma ci sono ruoli istituzionali che si rispettano. Anche se chi li occupa non ci va a genio.
Non è così per gli esponenti di una certa sinistra, che ormai polemizzano su tutto. Sono quelli che hanno deciso che alla manifestazione per il ricordo di Peppino Impastato i grillini non dovevano partecipare (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Della serie, “Il ricordo è mio e lo gestisco io”. Hanno poca importanza i nomi delle sigle: comitato di qua, coordinamento di là, sinistra comune, sinistra in comune, antimafia così, antimafia ‘colì’: dagli anni ’80 del secolo passato sono sempre gli stessi: qualcuno c’è sempre, anche se ormai settantino; qualche altro scompare – perché nella vita tutto passa, anche la retorica antimafiosa – e viene subito sostituito da altri soggetti non meno settari e detentori delle verità antimafiose ‘rivelate’. sembra un ciclo continuo.
Si riconoscono per le facce, per le parole che usano, per la straordinaria capacità di fare dell’ipocrisia la loro guida lungo i sentieri scoscesi della politica siciliana.
Sono quelli, per intendersi, che non hanno mai visto nulla di strano nella gestione della Sezione per le Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ‘targata’ Silvana Saguto: sono quelli che si sono accompagnati per sette-otto anni – durante il Governo regionale di Raffaele Lombardo e durante il Governo regionale di Rosario Crocetta – con Antonello Montante e con la celebrata Confindustria Sicilia, presiedendo Antimafie, assegnando patentini di legalità, sollecitando scioglimenti di Comuni per mafia (i Prefetti: che grande tradizione nel Sud Italia da Giolitti ad Angelino Alfano!): sono quelli che hanno gestito per nove anni i rifiuti in Sicilia, tra discariche & e altro: sono quelli degli appalti a ruota libera delle strade Palermo-Agrigento e Caltanissetta-Agrigento: sono quelli degli appalti eterni del Passante ferroviario di Palermo, dell’Anello Ferroviario di Palermo, delle centinaia di milioni del Tram presente e prossimo venturo di Palermo…
Negli anni in cui nel nome della “Pace” si bombardava il Kosovo, in Sicilia trafficavano alla Regione siciliana tra vendita della Vini Corvo (azienda regionale in attivo, ma che si doveva vendere…) e legge regionale n. 10 (oltre 2 mila funzionari della Regione promossi dirigenti per meriti speciali…). da allora ad oggi hanno fatto solo danni.
Si sono beccati il 61 a zero nel 2001 e, dopo otto anni livorosi e rancorosi, senza mai aver vinto veramente un’elezione, si sono impossessati della Regione siciliana prima con il trasformista Lombardo e poi con il ‘rivoluzionario’ Crocetta. Hanno continuato a fare danni su danni su danni.
Sia con Lombardo, sia con Crocetta hanno passato il tempo a litigare tra loro per le poltrone e a distruggere la Sicilia e l’Autonomia della nostra Regione. Tutto quello che hanno toccato è stato ridotto in polvere: agricoltura, Formazione professionale, politiche del lavoro, beni culturali, industria, artigianato, aziende regionali, gestione dell’acqua, gestione dei rifiuti, lavori pubblici, sostegno alle imprese: tutto raso al suolo.
In tutto questo hanno anche subito un processo di ‘renzizzazione’ e, come scrive – ‘pittandoli’ in modo magistrale il filosofo e commentatore, Diego Fusaro – hanno importato in Sicilia la grande trasformazione della sinistra operata da Renzi: la sostituzione del Quarto Stato con il terzo sesso…
A questo hanno aggiunto il tocco ‘Papafranceschista’ all’Armiamoci/e/partite: ‘accogliamo’ tutti i migranti, ma i ‘picciuli’ per gestirli li deve mettere lo Stato, cioè i cittadini italiani, facendo guadagnare una barca di soldi a chi li gestisce, e per carità non mettiamo in mezzo le proprietà immobiliari di Santa Madre Chiesa: al massimo, tra una preghiera e l’altra, le cooperative ‘bianche’ possono gestire…
Intanto le Antimafie e le sinistre siciliane – che sono praticamente la stessa cosa, lummii in più, coordinamenti in meno – hanno trovato il tempo per fare finta che il referendum sulle trivelle non c’era, sul referendum ‘intelligente e democratico’ sulle riforme costituzionali si sono schierate con Renzi in modo felpato o, al massimo, sono rimasti silenziose e neutrali e, sempre con Renzi, hanno perso le elezioni regionali del novembre 2017 e, ancora con Renzi, hanno perso pure le elezioni politiche del marzo 2018.
Mal ridotti, sempre meno credibili, sempre più mal sopportati dagli elettori siciliani e, forse, in contrapposizione con se stessi, si ritrovano oggi in attesa che si celebrino le elezioni europee. Nel frattempo è arrivato il ricordo della Strage di Capaci. Che fare?
E vabbé ragazzi, trenta e due ventotto: per ora il ‘cattivo’ di turno è il Ministro e leader della Lega Salvini? E allora addosso a Salvini. Scrive Claudio Fava, quello che alle ultime elezioni regionali era ‘alternativo’ al PD e che, adesso, vota PD:
“Hanno trasformato il ricordo del giudice Falcone nel festino di Santa Rosalia. Al posto dei vescovi e dei turibolanti che spargono incenso, domani ci saranno i ministri romani, gli unici che avranno titolo per parlare (con la loro brava diretta televisiva) e per spiegarci come si combatte Cosa Nostra. Cioè verranno loro, da Roma, per spiegarlo a noi siciliani, a chi da mezzo secolo si scortica l’anima e si piaga le ginocchia nel tentativo di liberarsi dalle mafie”.
Fava però andrà a Capaci, alla casina No Mafia, sopra il luogo della strage di Capaci, alla contromanifestazione organizzata da ARCI e ANPI: tanto per restare tutti uniti….
Il prode Fava indossa i panni del guerriero Ettore a attacca la Fondazione Falcone, presieduta dalla sorella del giudice.
“Se fossi io la Fondazione Falcone – dice con pugnace tono – avrei invitato i signori ministri nell’aula bunker di Palermo per ascoltare il procuratore generale di Palermo, il direttore del centro Impastato, il presidente della fondazione La Torre, il procuratore di Agrigento (quello che Salvini vuole denunziare), il sindaco di Palermo (parla di Leoluca Orlando? quello che attaccava Falcone? boh… ndr), il portavoce della cooperativa Placido Rizzotto che si occupa da 20 anni dei beni confiscati ai corleonesi, un paio di giornalisti che di mafia ne scrivono ogni giorno da un quarto di secolo, il presidente di Libera, quello di Addio Pizzo e…”; poi, visto che Fava ha sempre fatto della modestia la sua ragione di vita “magari anche il sottoscritto – aggiunge – per spiegare alle autorità romane quello che abbiamo imparato sulle antimafie di latta, sugli amici innominabili del cavaliere Montante a Roma e altrove, sul codazzo di senatori, nani, false vittime e ballerine che agitano la scena siciliana da molto tempo. Ma così non sarà. Verrà Salvini, e parlerà. Gli altri, muti. Pazienza”.
Ma lo sa, Fava, cosa invece noi abbiamo imparato da lui, soprattutto sotto il profilo della coerenza politica?
Poi arrivano gli amici di Sinistra Comune: quelli che, come Fava che è tornato a votare PD, sono alternativi al PD, ma governano al Comune di Palermo con il sindaco Orlando che ha fatto due campagne elettorali con il PD di Renzi (perdendole entrambe):
“Le donne e gli uomini di Sinistra Comune aderiscono all’appello dell’ANPI e dell’ARCI e parteciperanno il 23 mattina alla casina No mafia di Capaci. Nel pomeriggio, dalle 16.00, come sempre senza alcun simbolo, si daranno appuntamento in via Notarbartolo all’angolo con via Mattarella, per unirsi al corteo e ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinari e Vito Schifani. L’impegno è mantenere vivi i valori costituzionali di antifascismo, antirazzismo ed uguaglianza nei diritti a cui l’ANPI ci richiama ogni giorno”.
Che dire? La verità è che tutta la ‘sinistra’ siciliana, in ogni sua forma e in ogni sua manifestazione, Antimafie in testa, ormai è al capolinea. Sono ‘arrivati’. Fine.
In tutto questo bailamme il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, si chiama fuori (e vagli a dare torto):
“Domani dolorosamente non andrò nell’aula bunker per la prima volta. Mi dispiace per la signora Falcone. Le polemiche sono tante, c’è troppo veleno, c’è troppo odio e tutto questo non suona al rispetto della memoria del giudice Falcone e dei poveri agenti della scorta”.
Foto tratta da articolo21.org