Il nuovo ‘regalo’ lo dobbiamo al PPE, ai Liberali e al PSE. Il dubbio è che sia in arrivo una nuova recessione. Il potere finanziario teme che il debito pubblico causato dai salvataggi delle banche (crisi del 2008) non consenta ulteriori salvataggi. La cessione parziale o totale delle pensioni pubbliche darebbe una nuova boccata di ossigeno ai settori finanziari in perenne agonia. Gli esponenti di PD e Forza Italia sanno qualcosa di questa storia? E pensare che c’è gente che ancora li vota!
Nel silenzio generale il Parlamento europeo ormai in uscita (Domenica prossima, è noto, si voterà per rinnovarlo) ha approvato un nuovo regolamento che obbliga i 27 Paesi che fanno parte della UE a privatizzare i sistemi pensionistici. La cosa incredibile è che un provvedimento così importante è passato sotto silenzio. Il dubbio è che, in Europa, sia in arrivo una nuova recessione e che, vista la non eccezionale solvibilità della ‘Grande Unione Europea’, gli ‘europeisti’ avrebbero tutta l’aria di volersi impossessare delle future pensioni per tappare i ‘buchi’ finanziari in arrivo…
Ma andiamo con ordine.
Noi la notizia l’abbiamo letta sul blog del filosofo e commentatore, Diego Fusaro:
“Il 4 aprile scorso il fantoccio Parlamento europeo ha approvato il PEPP (Pan-European personal pension product ), un nuovo regolamento che obbliga gli Stati membri ad adottare un omogeneo sistema pensionistico basato sulle privatizzazioni. Nessuno si è opposto a questo crimine. Del resto, si era impegnati nelle battaglie antifasciste e anticomuniste. E il padronato cosmopolitico ha ancora una volta ottenuto ciò che voleva”.
In effetti Fusaro mette in dito sulla piaga. Come mai, infatti, nessun euro parlamentare uscente ha commentato un provvedimento così importante? Se andiamo a vedere come hanno votato le forze politiche presenti nell’ormai in uscita Parlamento europeo, ci accorgiamo che c’è stato il solito ‘patteggiamento’ osceno tra il PPI (Partito Popolare Europeo) e i soldi finti socialisti del PSE (Partito Socialista Europeo).
La privatizzazione del sistema pensionistico – provvedimento che dovrà essere adottato da tutti i 27 Paesi dell’Unione europea – è stato approvato con il voto favorevole del PPI e dei Liberali e con l’astensione del PSE.
Attenzione, cari lettori: su un provvedimento del genere i Socialisti europei avrebbero dovuto aprire un ‘fronte di guerra totale’: intanto avrebbero dovuto avvertire i cittadini europei della nuova porcata: invece sono rimasti zitti; avrebbero dovuto fare una battaglia parlamentare per opporsi a questa schifezza: invece si sono astenuti!
L’avete ancora capito o no di che pasta soni fatti i Socialisti europei del PSE? Avete chiaro il perché i veri Socialisti europei non debbono più votate per i prossimi 100 anni il PSE e i partiti che lo rappresentano nei 27 Paesi della UE, a partire dal PD italiano?
Proviamo adesso ed entrare nel merito del provvedimento. E lo facciamo leggendo e commentando assieme un articolo di Programma 101 e, per la precisione, la dichiarazione del Coordinamento europeo per l’uscita dall’Unione, dall’euro, dalla NATO e dal neoliberismo.
Cominciamo col dire che la privatizzazione dei sistemi pensionistici dei 27 Paesi dell’Unione Europea stata fortemente voluta dai colossi del sistema finanziario speculativo, sempre a caccia di nuova liquidità e di nuove speculazioni. Con il “servile” sì, leggiamo nell’articolo di Programma 101, della Commissione europea e del Consiglio europeo.
Insomma, da questo nuovo, probabile marasma finanziario che si accinge a travolgere i sistemi pensionistici pubblici del Vecchio Continente si salverà solo il Regno Unito, che si è chiamato fuori dalla UE.
“Il progetto – si legge nella la dichiarazione del Coordinamento europeo per l’uscita dall’Unione, dall’euro, dalla NATO e dal neoliberismo – è un condensato tutti i concetti liberisti che sono predominanti nelle strutture di governo dell’Unione e che ispirano la maggior parte dei governi che ne fanno parte. E questo, senza che la UE abbia specifiche competenze sui sistemi pensionistici nazionali, visto che non esiste una politica comune riguardo ai diritti sociali”.
Non sapendo quello che potrebbe succedere con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo di Domenica 26 Maggio, le multinazionali che oggi controllano la UE hanno già messo le mani avanti: intanto c’è un regolamento che impone la privatizzazione dei sistemi pensionistici, affinché i 27 Paesi che compongono la UE “si facciano concorrenza al ribasso tra loro”.
“È un nuovo attacco delle forze che si oppongono alla difesa dei sistemi pensionistici pubblici – scrive sempre il Coordinamento europeo per l’uscita dall’Unione, dall’euro, dalla NATO e dal neoliberismo -. Un nuovo passo verso la privatizzazione dei sistemi pensionistici. È infatti una dichiarazione esplicita a favore dei sistemi privati e una pressione sui governi per facilitare e incoraggiare lo sviluppo di piani pensionistici privati, a scapito dei sistemi pubblici”.
“Ci sono sempre meno lavoratori e sempre più pensionati”, ci dicono i liberisti che oggi governano l’Europa (e tra questi liberisti ci sono anche i fonti socialisti del PSE e l’equivalente PD italiano). Peccato che sono gli stessi liberisti che hanno incrementato e che continuano a creare le condizioni per allargare questa ‘forbice’.
Fateci caso: sono le stesse persone che, in Italia, ci dicono che dobbiamo accogliere sempre più migranti, perché i migranti, pagando i contributi all’INPS, pagano le nostre future pensioni. Se è così perché chi fino ad oggi ci ha detto questo adesso vuole privatizzare il sistema pensionistico? ‘Compagni’ del PD: allora la storia che i migranti ci pagano le pensioni non è vera? Allora i migranti debbono entrare in Europa solo per abbassare il livello dei salari, non certo per pagare le pensioni!
In una parola, i migranti tanto acclamati e celebrati dal confusionario Papa Francesco e dai ‘Socialisti’ europei debbono entrare in Europa e restarci per essere sfruttati al meglio a abbassare i costi delle imprese!
Stanno creando un sistema che si morde la coda e che giustifica la privatizzazione dei sistemi pensionistici: meno lavoro (non è vero, come dice giustamente il filosofo e commentatore Diego Fusaro, che gli italiani non vogliono fare i lavori che fanno i migranti: gli italiani non vogliono lavorare con salari bassissimi: la cosa è molto diversa!), salari sempre più bassi, meno contributi per le pensioni e siccome i soldi per pagare le pensioni, grazie a questo sistema folle, non ci sono, privatizziamo tutto e ognuno pensa per sé…
“Con l’approvazione del PEPP – leggiamo sempre nella dichiarazione del Coordinamento europeo per l’uscita dall’Unione, dall’euro, dalla NATO e dal neoliberismo la UE – è fatta portavoce di due tipi di interessi. Da un lato, gli interessi delle imprese, sempre più riluttanti a contribuire per le quote sociali ai sistemi pensionistici pubblici. D’altra parte, gli interessi del predatorio settore finanziario speculativo per il quale la semplice esistenza di sistemi pensionistici pubblici costituisce una concorrenza seria, il PEPP è infatti una maligna attività senza rischi. Tutti gli argomenti della Commissione europea sono diretti alla necessità di aumentare l’età pensionabile della popolazione attiva e di ridurre l’ammontare delle pensioni in proporzione ai salari della popolazione attiva”.
L’obiettivo di questo provvedimento sembra quello di creare un mercato finanziario unico e, contemporaneamente, garantire che la massa di denaro accumulata con questi prodotti pensionistici diventi patrimonio d’investimento a lungo termine. Insomma ‘biada’ per nuova scorribande finanziarie o per tappare possibili ‘buchi’.
Se un giorno l’Europa dell’euro chiederà ai cittadini una quota dei fondi pensioni privati per fronteggiare ‘emergenze’ si potrà dire di no? Se “ce lo chiede l’Europa” (IMU insegna) come si farà a dire di no?
Nel regolamento approvato dal Parlamento europeo si legge:
“La proposta intende consentire a un’ampia gamma di promotori (banche, compagnie assicurative, gestori patrimoniali, fondi pensione per il lavoro, società di investimento) di offrire PEPP e garantire condizioni di parità. I PEPP possono essere offerti online, compresa la consulenza, e non richiederebbero una rete di filiali, facilitando l’accesso al mercato (giusto per eliminare altri posti di lavoro ndr). Le normative sui passaporti aiuteranno i promotori a entrare in nuovi mercati nazionali. La standardizzazione degli elementi chiave dovrebbe anche ridurre i costi dei promotori e aiutarli a raggruppare i contributi dei diversi mercati nazionali, al fine di convogliare le attività verso investimenti a livello dell’UE”.
“I piani pensionistici privati – leggiamo sempre nella la dichiarazione del Coordinamento europeo per l’uscita dall’Unione, dall’euro, dalla NATO e dal neoliberismo – significano anche un reddito fisso per i loro gestori, come percentuale sulla massa del denaro gestito, un giro d’affari per tutti i promotori coinvolti. Non assumono rischi per l’esecuzione dei piani e fanno pagare per avere al loro servizio un’immensa massa di denaro che la Commissione Europea si aspetta si sommi al mercato unico dei capitali europeo, per stabilizzare la sua valuta sempre meno solvibile”.
E ancora:
“La recente storia dei piani pensionistici privati non è soddisfacente in condizioni di crisi economica e finanziaria. In questo senso, gli esempi di Argentina e Cile sono clamorosi. Il modello a cui la UE intende adottare è quello di ridurre le pensioni pubbliche, con una minore pressione sui bilanci pubblici degli Stati membri e una riduzione degli oneri sociali per le aziende con l’argomento che i sistemi pensionistici pubblici non sono sostenibili… In verità, ciò che crea difficoltà ai sistemi pensionistici sono la riduzione delle quote sociali delle imprese e le sovvenzioni pubbliche alle aziende da un lato, dall’altro i bassi salari dei lavoratori sottoposti ad una feroce svalutazione interna che ha ridotto i loro contributi e gli alti tassi di disoccupazione o sottoccupazione. Tutto ciò è reversibile solo mettendo fine alle politiche di austerità imposte dalla UE e dalla BCE”.
C’è un’ultima precisazione che fa rabbrividire:
“Dato il sopraggiungere di un nuovo ciclo recessivo, il potere finanziario teme che il debito pubblico causato dai salvataggi delle banche derivanti dalla crisi del 2008 non consenta nuovi salvataggi e quindi il settore finanziario stia annusando un nuovo deposito di solvibilità degli Stati, che sono in rovina e hanno perso gran parte delle loro aziende pubbliche. La cessione parziale o totale delle pensioni pubbliche potrebbe consentire una nuova boccata di ossigeno ai settori finanziari in perenne agonia, essendo questo regolamento una finestra aperta alla privatizzazione delle pensioni alle porte di una nuova crisi”.
Di cosa si parla in Italia, invece? Del ritorno del fascismo e di Salvini…
Foto tratta da liberoquotidiano.it
QUI IL COMMENTO DI DIEGO FUSARO
QUI L’ARTICOLO DI PROGRAMMA 101: “PENSIONI: L’ULTIMA PORCATA DEL PARLAMENTO EUROPEO”
QUI L’ARTICOLO DI CAMPO IMPERIALISTA