Ragazzi, non si possono cacciare da una manifestazione tre parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle dicendo che “governano con i fascisti”. Anche perché, a Roma, la sindaca grillina, Virginia Raggi, viene attaccata proprio dai fascisti. Quanto avvenuto ieri a Cinisi non è una bella testimonianza di vita e di politica. La verità è che una ‘certa’ sinistra ormai è andata…
Ieri, a Cinisi, gli eredi di Peppino Impastato, nel ricordarlo, hanno scritto una brutta pagina di vita. Ieri – 9 maggio 2019 – era l’anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio del 1978 dai mafiosi che, con coraggio e ironia, prendeva in giro Radio Aut. E’ successo che alla manifestazione si sono presentati tre esponenti del Movimento 5 Stelle: la deputata regionale Roberta Schillaci e i parlamentari nazionali Piera Aiello e Mario Michele Giarrusso. Ma sono stati invitati ad andare via senza tanti complimenti.
Il presidente del centro di documentazione intitolato a Peppino Impastato, Umberto Santino, ha chiesto a tutti i politici presenti di lasciare la commemorazione al casolare che è stato teatro dell’omicidio di Peppino Impastato. Molto più deciso il fratello di Impastato, Giovanni, che invece ha fatto allontanare dal corteo i parlamentari del Movimento 5 Stelle.
Sul quotidiano La Repubblica leggiamo le motivazioni addotte da Umberto Santino:
“Quelle persone non si erano mai fatte vedere qui, dunque si erano presentate solo per fare campagna elettorale. Spiace per Piera Aiello, la cui storia conosciamo tutti, ma loro sono al governo con i fascisti”.
All’ANSA Giovanni Impastato precisa:
“Sono venuti con le telecamere sono andati al cimitero per farsi fotografare. È scandaloso. Li ho buttati fuori di peso perché il nostro è un corteo molto politicizzato e non si dovevano presentare. Mi spiace per Piera Aiello (ex testimone di giustizia e cognata di Rita Atria, ndr) ma non dovrebbe farsi strumentalizzare da questi farabutti”.
Sempre su La Repubblica così replica Roberta Schillaci:
“Io ho una storia di impegno antimafia che va al di là del Movimento 5 Stelle. Sono stata fondatrice di Società civile con Nando Dalla Chiesa. Sentirmi dire che io mi sono fatta vedere solo ieri è inaccettabile. Santino ha trasformato l’evento di ieri, che dovrebbe essere un momento trasversale, in un evento politico”.
Secondo la deputata regionale grillina, il profilo politico di Impastato ieri non era il punto focale:
“Ieri – prosegue Roberta Schillaci, sempre su La Repubblica – lo ricordavamo non come militante di sinistra ma come militante antimafia. La lotta a Cosa nostra non deve avere colore politico. Sono rimasta basita. Abbiamo raccolto lo sdegno di tanti”.
Anche noi, nel leggere questa notizia, siamo rimasti basiti. Confessiamo che facciamo fatica a commentare l’accaduto. Utilizzare la parola “farabutti” ci sembra veramente incredibile!
Va bene che, in politica, ci sono gli avversari: ma arrivare a questo livello, beh, ci sembra veramente troppo. Quando si arriva a questo punto, il dialogo diventa impossibile.
Anche l’accusa di Santino: “Sono al governo con i fascisti” ci sembra un po’ ingenerosa. Se non altro perché, qualche giorno prima della commemorazione di Peppino Impastato, il Movimento 5 Stelle ha messo alla porta il sottosegretario leghista, Armano Siri, che non ne voleva sapere di dimettersi.
Il nostro non è un plauso ai grillini che hanno messo alla porta un componente leghista del Governo: citiamo questo caso per sottolineare che il rapporto tra grillini e leghisti è moto ‘dialettico’ e tutt’altro che scontato. Fare di tutta l’erba un fascio, come hanno fatto Umberto Santino e Giovanni Impastato, è un errore.
Anche perché, a Roma, la sindaca grillina, Virginia Raggi, con grande coraggio e determinazione, sta sfidando i veri fascisti che non vogliono che le case popolari vengano assegnate alle famiglie Rom.
Al di là di questo, l’incomunicabilità, nella vita politica e sociale, è sempre sbagliata. Soprattutto se a sancirla è chi decide di salire in cattedra assegnando patenti di buoni e cattivi.
Quanto avvenuto ieri a Cinisi è comunque un atteggiamento comune di una certa sinistra italiana che vive con disperazione l’attuale fase storica dell’Italia. In genere sono quelli che, nei primi anni ’90, plaudivano alla fine del Psi italiano di Bettino Craxi, per poi ritrovarsi con il Governo di Massimo D’Alema nelle ‘missioni di pace’ in Kosovo… O in Telecom Serbia…
Prima c’era stato Prodi e poi, dopo il citato D’Alema, Giuliano Amato; e poi di nuovo Prodi. Poi Letta e poi Matteo Renzi…
Per chi è cresciuto nella sinistra non deve essere stato bello vedere all’opera il PD di Renzi che, nel nome della sinistra, smantellava i diritti dei lavoratori. Essere, oggi, di sinistra in una realtà dove c’è ancora il PD, con alternative fragili, se non inesistenti, non deve essere entisiasmante: in questo scenario certe reazioni sono comprensibili: comprensibili, ma non giustificabili.
P.s.
I grillini possono essere ‘casinisti’: e noi li ‘bastoniamo’ spesso. Ma fascisti no.
QUI L’ARTICOLO DE LA REPUBBLICA
Foto tratta da informasicilia.it
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