Sembra incredibile: il 30% delle multe che la Ue ha appioppato all’Italia per la mancata depurazione delle acque che finiscono in mare ricade in Sicilia! Pagano gli ignari cittadini: dal settembre del 2016 siciliani pagano 116 mila euro al giorno, ma in tanti non lo sanno. Poi ci chiediamo perché le tasse comunali sono così elevate… Le spiagge delle province di Palermo, Catania, Siracusa, Trapani e Caltanissetta senza bandiere blu. E a proposito di Palermo…
di Antonino Privitera
In imminenza dell’arrivo della bella stagione, finalmente una buona notizia: cresce il numero delle spiagge più belle d’Italia!
La conferma arriva dal Foundation for Environmental Education (FEE) nella sede del CNR, che definisce nel numero di 385 (erano 382 nel 2018) le spiagge italiane meritevoli dell’ambito riconoscimento che distingue le località in base a parametri che tengono conto delle analisi svolte delle ARPA regionali, ed altri indicatori, tra i quali vengono considerati: la gestione dei rifiuti, la raccolta differenziata, le iniziative ideate dalle amministrazioni per una migliore vivibilità nel periodo estivo, la valorizzazione delle aree naturalistiche presenti, la cura dell’arredo urbano (con la presenza di piste ciclabili e aree pedonali), ma anche la possibilità di accesso al mare per tutti senza limitazioni; grande importanza è attribuita all’esistenza e al grado di funzionalità degli impianti di depurazione e la percentuale di allacci fognari.
Contestualmente è stato fornito un elenco di 72 approdi turistici che, in estate, e non solo, sono in grado di dare confort e sicurezza ai diportisti, ma anche tanto lavoro agli addetti al settore nautico.
In definitiva, per meritare questi riconoscimenti significa quindi che questi Comuni riescono ad offrire acque pulite, spiagge da sogno e servizi.
Ovviamente è motivo di orgoglio pensare che l’Italia, nonostante le manchevolezze lamentate meriti un bel 10… anche se si tratta di un 10 percentuale dei riconoscimenti mondiali… ma possiamo essere soddisfatti?
La risposta è: ‘ni’! Se guardiamo ai dati raffrontati alla quantità di chilometri di costa ed al numero dei Comuni che si affacciano sul mare, la Sicilia fa una figura alquanto misera: infatti, a fronte di dei suoi 1639 chilometri di costa e della quantità di Comuni rivieraschi, la risultante è di 7 spiagge e del Marina di Nettuno di Messina quale unico approdo turistico.
Sono menzionate le spiagge del Messinese di Santa Teresa di Riva, Tusa, Lipari; nel Ragusano le spiagge di Ispica, Marina di Ragusa e Pozzallo; nell’Agrigentino la spiaggia di Menfi.
Triste ma vero, nessuna località merita la bandiera blu nelle spiagge che fanno capo alle altre città con sbocco a mare, con riferimento a Palermo, Catania, Siracusa, Trapani e Caltanissetta.
A fronte delle enunciazioni dei nostri governanti che si incensano di propositi e di prospettive mirabolanti per lo sviluppo dell’Isola, per l’incremento e l’interesse turistico mondiale verso le bellezze della Sicilia, la risultante è quella che conosciamo da anni…chiacchiere!
Lo scorso 31 maggio del 2018 il Ministero dell’Ambiente del Governo Gentiloni comunicava:
“Le sanzioni economiche comminate dalla Corte di Giustizia Europea sono la conseguenza di una sentenza del luglio 2012 per violazione – in 109 agglomerati del nostro Paese – della normativa UE in materia di trattamento delle acque reflue. In quella occasione la ‘multa’ per il nostro Paese era stata definita presuntivamente in 62 milioni di provvisionale e oltre 61 milioni di euro a semestre.” Poi ridotti – a seguito di tassativi impegni presi dal Governo – a 25 milioni oltre a 30 milioni a semestre per gli anni a seguire.
Anche se la sanzione è diretta a tutta l’Italia, non dobbiamo sorprenderci dei risultati degli anni scorsi e di quest’anno e considerare che, poiché ben il 30% dei Comuni interessati dalle sanzioni europee sono in Sicilia: di conseguenza il 30% dell’ammontare di multa verrà pagato dai cittadini siciliani, che si vedranno incrementate le tasse nel settore ambientale e, in particolare, per la carenza di funzionamento o la mancanza di depuratori.
Ma il conto non è chiuso: l’Ue condanna l’Italia a una sanzione giornaliera, a decorrere dal settembre 2016, e che durerà fino a quando gli impianti non scaricheranno realmente acqua depurata in mare. La multa è di circa 350 mila euro al giorno, da ridistribuire ai Comuni inadempienti.
In pratica, le amministrazioni comunali siciliane (quindi gli ignari cittadini!) pagano circa 116 mila euro al giorno fino a quando non saranno rimosse la cause di inquinamento.
La problematica dovrebbe non permettere sonni tranquilli al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, considerando i tempi previsti per evitare altre pesanti sanzioni: infatti, la Sicilia è chiamata per portare a termine i programmi di adeguamento che prevedono la messa a norma degli agglomerati oggetto entro il 2022-23: un compito alquanto arduo per la tempistica siciliana.
La nostra Regione risulta ultima nell’assegnazione della bandiera blu, è prima per numero di interventi su aree di criticità ambientale (secondo Legambiente): 48 città per 89 interventi (7 in corso, 79 da avviare, 3 ultimati), senza considerare i Paesi al di sotto dei 2000 abitanti!
E’ notizia di qualche mese fa che la Commissione europea ha deferito anche per quest’anno il nostro Paese alla Corte di giustizia Ue per la ripetuta violazione dei limiti annuali e orari di biossido di azoto (NO2) nell’aria delle città e per il mancato adeguamento alle norme Ue dei sistemi di trattamento delle acque di scarico.
Intanto a Palermo assistiamo alla ennesima pantomima che ci proietta nella cruda realtà che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, aveva quasi messo da parte quando, nel 2017, annunciava tronfio che un rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente aveva promosso a pieni voti il mare palermitano, dal confine con Ficarazzi a quello con Isola delle Femmine:
“Mare eccellente, la Costa Sud è balneabile”:
“Questo rapporto conferma la bontà del lavoro svolto negli anni per il risanamento della costa – affermava il sindaco Orlando -. Un lavoro fatto di tanti interventi strutturali piccoli e grandi, per intercettare gli scarichi abusivi e, soprattutto, per convogliare tutti gli scarichi fognari a depurazione. Un lavoro ancora in corso, che consoliderà il risultato della balneabilità delle acque costiere di Palermo e che darà ulteriore risalto ai progetti per la fruibilità della costa in funzione turistica e di vivibilità”.
Hai voglia di riempirti la bocca, come fa il sindaco di Palermo con l’adozione della ZTL, i suoi Tram mangiasoldi, gli estemporanei esperimenti sul traffico, la fantomatica raccolta differenziata ed il fiume Oreto sempre nella lista di attesa…
La stagione balneare palermitana, ufficialmente iniziata il 1 maggio, deve sottostare, come di routine, all’ordinanza sindacale con i divieti di balneazione fino al 31 ottobre: vietato fare il bagno, causa inquinamento, nella spiaggia di Vergine Maria, in un tratto di costa lungo 500 metri a Barcarello, in un piccolo tratto di mare (200 metri) a Mondello poco prima di Capo Gallo e nel litorale – di circa sei chilometri – della Costa Sud, dal porto di Sant’Erasmo al Lido Olimpo, includendo anche la Bandita e la spiaggia di Romagnolo. Interdetti ai bagnanti, oltre ai tratti di mare vicino ai porti, il Porticciolo di Sferracavallo, di Mondello, dell’Addaura, della Bandita e il Porto Fossa del Gallo, oltre ai circa sette chilometri di costa che vanno dal porto di Vergine Maria al Porto di Sant’Erasmo.
Cosa è successo dalla promozione del 2017 alla bocciatura del 2019? A Palermo come a Catania, Siracusa, Trapani e Caltanissetta niente bandiera blu, sventola bandiera bianca!
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