Le ex Province siciliane – ‘riformate’ nella passata legislatura calpestando lo Statuto autonomistico siciliano – andavano chiuse. Ma i grillini, con il sottosegretario Alessio Villarosa, hanno deluso ancora una volta. Rimarranno in vita per ‘vegetare’, non certo per fornire servizi ai siciliani. L’accordo Armao-Villarosa. Le dichiarazioni del presidente Musumeci. Le critiche di Cateno De Luca
Continua l’agonia per le nove ex Province siciliane che vengono lasciate in vita non per fornire servizi ai cittadini, ma per pagare gli stipendi al personale e, magari, per gestire grandi appalti. E la manutenzione delle strade provinciali? E la manutenzione delle scuole? E i controlli ambientali? E l’accompagnamento a scuola degli studenti disabili? Non si capisce.
Invece di chiudere la disastrosa esperienza delle ex Province siciliane riformate non nel rispetto dello Statuto siciliano, ma nel nome della fallimentare legge nazionale Delrio, il Governo nazionale e il Governo siciliano hanno raggiunto un accordo al ribasso che serve solo a pagare qualche debito e, soprattutto, a pagare le retribuzioni di circa 6 mila e 500 dipendenti delle stesse ex Province.
Cosa cosa faranno le ex Province siciliane una volta trovati i soldi per il solo 2019 – cioè per tirare a campare per quest’anno – non si capisce. Siamo davanti al caso di un fine – il mantenimento in vita delle ex Province – che non giustifica i mezzi finanziari impiegati (circa 200 milioni di euro che servono solo per tenerle in vita).
L’accordo è stato raggiunto a Roma tra il sottosegretario all’Economia, il grillino Alessio Villarosa, e il vice presidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao.
Sul quotidiano Tempostretto.it Villarosa spiega:
“Con il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao è stata trovata la soluzione che verrà formalizzata a breve, tramite la sottoscrizione da parte del Ministro dell’Economia, del Ministro per il Sud e del Presidente della Regione di un addendum all’accordo firmato a dicembre scorso. L’accordo consentirà di utilizzare 150 milioni di euro – 140 dei quali provenienti dal fondo di Sviluppo e Coesione – per ripianare i disastrosi bilanci delle ex Province siciliane, evitandone il dissesto”.
Si evita il dissesto – che invece sarebbe stata la soluzione più razionale – per fare che cosa? Non si capisce.
Incomprensibile anche la dichiarazione del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci:
“Poniamo fine alla lunga agonia delle Province in Sicilia. Dopo mesi di estenuante confronto con il governo nazionale siamo riusciti a ottenere il miglior risultato possibile, in questo contesto di emergenza. Le Province siciliane potranno disporre, entro giugno, di ulteriori cento milioni di euro, per spesa corrente, in aggiunta ai 102 milioni già erogati dalla Regione il mese scorso. Abbiamo anche ottenuto l’inserimento di deroghe normative all’approvazione dei bilanci e dei rendiconti. Dunque, le Province potranno approvare gli strumenti contabili e, quindi, rimettere in moto la macchina degli investimenti”.
Il problema che il presidente Musumeci finge di non vedere è che le ex Province, oltre a “rimettere in moto la macchina degli investimenti”, dovrebbero occuparsi delle strade provinciali abbandonate, degli edifici scolastici, degli studenti disabili, dei controlli ambientali. Ci sono notizie al riguardo? Non si capisce!
Buone notizie, invece, per i grandi appalti, che in Sicilia hanno la precedenza su tutto il resto:
“Inoltre, secondo la nostra proposta, approvata già dalla Commissione Bilancio dell’Ars – aggiunge il presidente Musumeci – gli enti intermedi potranno disporre di altri cinquecento milioni di euro ottenuti nell’accordo che abbiamo firmato col ministro Tria nel dicembre scorso e destinati ad opere pubbliche”.
“L’intesa di oggi col governo nazionale – prosegue Musumeci – prevede, ancora, che con le nuove norme di attuazione in materia finanziaria e con la prossima legge di Bilancio dello Stato, la finanza locale passerà alla Regione e sarà finalmente adeguato al resto d’Italia il meccanismo del prelievo forzoso delle Province. Infine, abbiamo chiesto e ottenuto da Roma che i 140 milioni che la Regione anticipa per le Province, prelevandoli dal Fondo di sviluppo e coesione, saranno rifinanziati nell’ambito della futura programmazione 2021-2027. Un sacrificio che il governo regionale compie con convinzione per ridare finalmente alle ex Province dignità istituzionale e ruolo nello sviluppo del territorio”.
Insomma, con 200 milioni di euro hanno risolto tutto? A noi risulta che, per far funzionare le ex Province siciliana ci vogliono 500 milioni di euro e non 200 milioni di euro.
Critico il sindaco di Messina, che è anche presidente dell’ex Provincia di Messina, Cateno De Luca, che sempre su Tempostretto.it precisa:
“I 150 milioni proposti dall’inedita coppia Armao-Villarosa non bastano neanche per il 2019 e per la copertura dei deficit degli anni precedenti. Ci siamo stancati di essere tenuti al guinzaglio con soluzioni di breve periodo. È’ evidente che né Armao, né Villarosa hanno l’idea di come si amministra un condominio, figuriamoci un Comune o una città. Ricordo alla coppia inedita Armao-Villarosa che i bilanci degli enti locali sono triennali e che la realizzazione di molti interventi infrastrutturali si articola in almeno tre anni; quindi la soluzione proposta non consente di avviare le gare di appalto per mettere in sicurezza strade, ponti, scuole e tante opere strategiche per lo sviluppo del territorio”.
Come volevasi dimostrare…
P.s.
Noi torniamo a proporre la nostra soluzione: chiudere le ex Province siciliane, che sono state riformate calpestando lo Statuto siciliano. Le attuali Province siciliane – le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina e i sei Consorzi di Comuni – sono inutili e violano lo Statuto siciliano. Vanno chiuse e riaperte quando ci saranno le risorse: riaperte come veri “Liberi Consorzi di Comuni”, lasciando agli stessi Comuni la libertà di autodeterminarsi. Il resto sono solo chiacchiere e spreco di risorse. Anche in questo caso i grillini – parliamo del sottosegretario Villarosa – sono una delusione.
AGGIORNAMENTO/ Comunicato stampa del Movimento 5 Stelle:
“Il Movimento 5 Stelle porta a casa un altro fondamentale risultato per la Sicilia: le ex Province saranno messe nelle condizioni di operare”.
Lo afferma il deputato alla Camera e vice capogruppo del MoVimento 5 Stelle, Adriano Varrica.
“Dopo la fallimentare riforma regionale targata PD e le numerose norme targate PD, Forza Italia, UDC, NCD che hanno imposto il prelievo forzoso per le ex Province, il Movimento 5 Stelle – spiega il deputato Varrica – ricostruisce sulle macerie ereditate dai precedenti Governi. Nelle more di una riforma complessiva seria e ponderata, tali enti in Sicilia potranno finalmente chiudere i propri bilanci ed erogare i servizi minimi ai cittadini. Con questo accordo – conclude – chiudiamo la fase transitoria dei disastrati rapporti finanziari tra Stato e Regione che abbiamo trovato. Nei prossimi mesi, in occasione della legge di bilancio 2020, completeremo l’intervento e contribuiremo all’equilibrio finanziario strutturale delle ex Province, in linea con quanto già fatto per le altre regioni. Ancora una volta dimostriamo che la Sicilia non è un granaio di voti, ma un territorio che necessita e merita risposte e atti concreti”.
Servizi molto minimi, onorevole Varrica…
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