Non credete a quello che vi raccontano i candidati della vecchia politica siciliana. A questi signori dei problemi della Sicilia, dell’agricoltura siciliana, delle Province siciliane che stanno fallendo (che, per inciso, hanno fatto fallire proprio loro) non gliene può fregare di meno. L’unica cosa a cui sono interessati è la poltrona di eurodeputato che frutta 20 mila euro in tasca al mese, più altri 40 mila euro al mese per ‘spesucce varie’! Di tutto il resto – credeteci – non gliene frega niente!
Dal 1994 ad oggi sempre le stesse facce: sempre gli stessi metodi: sempre le stesse promesse: sempre gli stessi inganni: sempre, sempre sempre…
Precari (gli unici posti di lavoro che la vecchia politica siciliana ha creato dal 1994 ad oggi), posti di sottogoverno, progetti da approvare, incarichi, collaudi, “tranquillo poi ci penso io”, “considerala una cosa fatta”, “appena mi insedio tu sei dentro” e via continuando.
PD, Forza Italia, ex democristiani: sempre loro, sempre pronti a presentare la solita minestra ‘arriquariata’!
E dire che il fallimento – politico prima che finanziario – della Sicilia è ormai sotto gli occhi di tutti.
La Regione, per quest’anno, deve ancora trovare 140 milioni di euro per coprire un conto economico già ridotto ai minimi termini. Questa, almeno, è la cifra ufficiale. A nostro modesto avviso la situazione è ben peggiore.
I segnali del degrado ci sono tutti.
La sanità pubblica è un mezzo disastro, non per responsabilità dei medici e degli infermieri, ma perché, con molta probabilità, con i fondi della sanità siciliana si pagano spese che con la stessa sanità pubblica siciliana hanno poco o punto a che vedere (COME POTETE LEGGERE QUI).
Molti Comuni dell’Isola, di fatto, non erogano più tutti i servizi ai cittadini, ma solo una parte dei servizi (quando va bene). In tante città l’abbandono è ormai la regola, tra strade dissestate, centri storici che cadono a pezzi, immondizia per le strade e via degradando.
Le ex Province, ormai, non esistono più. Il fallimento di questi enti intermedi è stato voluto dai passati Governi di centrosinistra: Governo Renzi e Gentiloni e Governo regionale di Rosario Crocetta.
Al Governo nazionale già a partire dal 2015 servivano soldi e così hanno svuotato le ‘casse’ delle ex Province siciliane, con l’avallo del Governo regionale Crocetta, del centrosinistra che lo appoggiava e del centrodestra che non fiatava.
Oggi gli stessi personaggi della vecchia politica siciliana che hanno decretato la fine delle ex Province siciliane, che ormai da qualche anno pagano solo gli stipendi al personale tra mille difficoltà, organizzano proteste e marce per contestare scelte che l’attuale Governo nazionale ha ereditato dagli esponenti politici che hanno distrutto le ex Province siciliane. Il tutto per mero calcolo elettorale.
Mentre sulla Regione i ‘buchi’ finanziari non sono ancora chiari (non si capisce dove l’attuale Governo di Nello Musumeci troverà non 142 milioni di euro, ma circa 500 milioni di euro!), sulle ex Province lo scenario è chiarissimo: per far sopravvivere le ex Province della nostra Isola ci vogliono circa 500 milioni di euro all’anno; attualmente, tra peripezie finanziarie, sulla carta, sono spuntati circa 200 milioni di euro.
Questi 200 milioni di euro (teorici) bastano per pagare gli stipendi al personale, non certo per consentire alle ex Province di svolgere i servizi previsti dalla Legge.
Ci vorrebbero altri 300 milioni di euro ogni anno: ma questi soldi mancano non da ora, ma dai tempi del passato Governo nazionale; e chi oggi – e ci riferiamo ai vecchi politici di centrodestra e centrosinistra – organizza marce e proteste dovrebbe spiegare perché, negli anni passati, quando il Governo nazionale svuotava le ‘casse’ delle ex Province siciliane, stava zitto!
La verità è che nelle ex Province lavorano circa 6 mila e 500 persone. Numero che, in termini elettoral-clientelari, si moltiplica per quattro: ci sono 25-26 mila voti possibili.
Ma è una presa in giro, perché i 500 milioni di euro non ci sono. Né sembra convincente prenderli dai fondi europei destinati agli investimenti (COME POTETE LEGGERE QUI).
La verità è che tutta la campagna elettorale per le elezioni europee di centrodestra e centrosinistra della Sicilia è basata sulle menzogne e su promesse che non potranno mai essere mantenute.
E’ incredibile, ad esempio, sentire gli esponenti del PD e di Forza Italia che parlano di rilancio dell’agricoltura siciliana. Unione europea, Governi nazionali e Governi siciliani hanno affossato e continuano ad affossare questo settore.
Nemmeno i diritti degli agricoltori – i fondi europei destinati all’agricoltura (che peraltro sono le uniche provvidenze pubbliche ormai rimaste) – sono stati rispettati. Fino a un anno fa i pagamenti arrivavano con ritardi incredibili di due anni e, addirittura, di tre anni (la situazione è migliorata solo da qualche mese).
Ma oltre ai fondi europei (in parte bloccati, come un bando del biologico), dalla politica non è arrivato nulla di buono.
Proprio dall’Unione europea sono arrivati disastri: il grano canadese al glifosato, l’olio d’oliva tunisino eccetera eccetera.
Ora, che gli agricoltori siciliani debbano andare a votare per chi li ha massacrati è veramente incredibile!
Eppure non mollano. E hanno ragione. Perché l’unica cosa che interessa ai candidati della vecchia politica siciliana è arraffare la poltrona di eurodeputato, grazie alla quale – direttamente e indirettamente – si mettono in tasca quasi 60 mila euro al mese.
Ebbene, di questi 60 mila euro al mese, 20 mila euro vanno ogni mese nelle tasche di ogni eurodeputato. Poi ci sono altri 24 mila euro al mese per pagare stipendio e contributi a tre soggetti scelti dallo stesso euro deputato (senza vincoli di parentela): paga direttamente il Parlamento europeo.
Si chiude con altri 10-12-14 mila euro al mese per ‘ammennicoli’ vari. Una pacchia.
Secondo voi perché i vecchi politici si ‘scannano’ per arraffare la poltrona di deputato europeo? Per mettersi al servizio della Sicilia? Solo un fessacchiotto può pensare una cosa del genere!
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