Olio d’oliva extra vergine/ Uno studio tedesco scopre la presenza di idrocarburi in alcune marche

7 maggio 2019

Ovviamente non tutti gli oli d’oliva extra vergine in bottiglia presentano problemi. Ci sono anche quelli buoni, come racconta un articolo pubblicato da “GreenMe”, che riprende uno studio della rivista tedesca “Oko Test”. Detto questo, noi rimaniamo fermi al nostro consiglio, soprattutto per noi meridionali: l’olio d’oliva extra vergine acquistiamolo presso i frantoi di fiducia e presso le aziende agricole di fiducia

Chi legge I Nuovi Vespri sa che, da quando siamo in rete, conduciamo una battaglia in difesa del grano duro del Sud Italia. E, dallo scorso anno, una nuova battaglia in difesa dell’olio d’oliva extra vergine del Sud Italia. In questa seconda battaglia in difesa del Sud ci dà una mano il nostro amico Domenico Iannantuoni (con i suoi amici del Sud – COME POTETE LEGGERE QUI). Oggi commentiamo un articolo pubblicato da GreenMe, il magazine di benessere, alimentazione e salute naturale, green living, turismo sostenibile, che punta i riflettori su alcuni marchi di olio d’oliva.

Uno dei punti cardine della nostra battaglia in difesa dell’olio d’oliva extra vergine del Sud Italia si condensa in un consiglio che diamo ai nostri lettori: acquistare l’olio d’oliva presso i frantoio e presso le aziende agricole di fiducia. Ebbene, l’articolo di GrenMe dà forza alla nostra tesi. Leggiamo insieme alcuni passi di questo articolo:

LE ANALISI SUGLI OLI D’OLIVA – “Nuovo test relativo agli oli extravergine d’oliva. Le marche più vendute nei supermercati, discount ma anche nei negozi biologici sono davvero di qualità e possono definirsi ‘extravergine’? Per verificare tutto questo, ma anche con l’obiettivo di scovare la presenza di sostanze inquinanti all’interno delle bottiglie, sono stati analizzati 20 differenti oli”.

E qui comincia l’avventura. Nell’articolo si cita la rivista tedesca Oko Test (CHE POTETE CONSULTARE QUI).

LE SOSTANZE INQUINANTI – “Se acquistiamo un olio extravergine di oliva – leggiamo nell’articolo di GreenMe – ci aspetteremmo di trovare all’interno delle bottiglie un olio di questa categoria e senza la presenza di sostanze inquinanti. Poi ovviamente può essere di maggiore o minore qualità, ma il minimo che gli si può chiedere è che si tratti di vero extravergine. Purtroppo, invece, come già hanno segnalato altri test, la qualità e le indicazioni di origine degli oli d’oliva sono in alcuni casi fraudolente. C’è chi addirittura considera l’olio uno degli alimenti più falsificati in Europa”.

“Gli esperti commissionati da Oko Test hanno valutato gli oli considerando eventuali difetti del gusto e l’impressione sensoriale generale ma, cosa ancora più importante, i tecnici di laboratorio sono andati alla ricerca all’interno delle bottiglie di sostanze nocive come pesticidi, plastificanti e residui di oli minerali.

LA PRESENZA DI OLI MINERALI – “Il problema principale riscontrato nella maggior parte degli oli analizzati – leggiamo sempre nell’articolo – è la forte contaminazione da residui di olio minerale. Si tratta di idrocarburi, sotto questo nome si nasconde un gruppo molto ampio di sostanze diverse che possono includere composti potenzialmente cancerogeni. Di particolare interesse sono gli idrocarburi aromatici a base di olio minerale MOAH che sono stati individuati in metà degli oli analizzati. Più della metà degli oli contiene anche gli idrocarburi saturi MOSH / POSH. I primi si depositano nel fegato, nei linfonodi, nella milza e nel tessuto adiposo e i POSH possono comportarsi in modo simile ma la cosa è ancora in fase di studio”.

Secondo gli studi condotti da Oko Test, gli idrocarburi presenti negli oli d’oliva analizzati potrebbero arrivare nelle bottiglie “dagli oli lubrificanti per le mietitrebbia, dai nastri trasportatori per oleifici, dalle motoseghe per il taglio degli ulivi, ma anche da pesticidi a base di olio di paraffina, particolato e gas di scarico”.

Non solo. “E’ stata riscontrata poi negli oli analizzati – leggiamo sempre nel’articolo – la presenza di diisobutilftalato, un plastificante che l’Unione europea classifica come una tossina riproduttiva e che dunque non dovrebbe certo trovarsi in nessun alimento”.

EXTRA VERGINE? SULLA CARTA… – “Inoltre – prosegue l’articolo –  quattro oli, a differenza di quanto dichiarato in etichetta, non erano propriamente extra vergine e risultavano essere rancidi nel test del gusto… Se un olio ha un sapore rancido vuol dire che è fortemente ossidato e ciò può essere dovuto o al frantoio che utilizzato olive raccolte troppo mature oppure che ha conservato male il prodotto finito”.

Che dire a conclusione di questa lettura? Che il nostro consiglio è più che mai valido: l’olio d’oliva extra vergine va acquistato presso i frantoi e presso le aziende agricole di fiducia.

Questi dati ci dicono anche che dobbiamo diffidare degli oli d’oliva etra vergine venduti a prezzi bassi. In condizioni ordinarie, una bottiglia di olio d’oliva extra vergine da un litro non può costare meno di 8-10 euro (e anche di più se l’annata delle olive è stata avara). Se viene venduto a prezzi più bassi, ebbene, c’è qualcosa che non va…

Foto tratta da siciliaagricoltura.it

QUI L’ARTICOLO DI GreenMe

 

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