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Urbanistica: il ‘caso’ Vittoria e… tanti siciliani lo sanno che non sono più proprietari della loro casa abusiva?

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In questa riflessione su Vittoria l’autore di questo articolo, oltre a illustrare le questioni urbanistiche non risolte di questa città, coglie l’occasione per fare il punto della situazione sull’urbanistica in Sicilia. Così scopriamo che molti immobili abusivi sono passati d’ufficio al patrimonio comunale per effetto di sanzioni applicate per la mancata demolizione di manufatti non sanabili o privi di sanatoria. Ma i proprietari lo sanno?

di Arcangelo Mazza

La Regione siciliana , grazie al suo Statuto, può autonomamente legiferare in materia edilizia, ovvero governare l’urbanistica e, proprio per questo, non ha mai fatto una vera riforma urbanistica. La condizione urbanistica dell’Isola è ferma gli anni ’40 del secolo passato e, nel tempo, ha seguito solo gli interventi normativi nazionali. Tale condizione ha determinato il fatto che, ancora oggi, circa il 90% dei 380 Comuni siciliani è privo di Piano Regolatore incluso quelli scaduti e non rinnovati.

Alla base vi è la volontà ‘anarchica’ della gestione territoriale utile agli scopi della politica del consenso e, dall’altra parte, l’impossibilità economica di far fronte a redazione di Piani che, per Comuni di poco superiori ai 20 000 abitanti, devono prevedersi spese di oltre 400 mila euro.

I soldi non ci sono e così i Piani regolatori con piacere non si fanno!

Tale condizione viene aggravata dalla palermocentricità dell’urbanistica di 380 Comuni che determina un concentrato di burocrazia degna dei ‘burosauri’ di sempre. Naturalmente tale condizione porta a favorire una attività edificatoria fuori dal controllo e dalla corretta organizzazione delle città fino a sfociare, negli anni, nel fenomeno del costruito abusivo.

La città di Vittoria, ad esempio, è dotata di Piano Regolatore sin dal 1988, anno di adozione dello stesso, ma oggi si ritrova con un Piano Regolatore scaduto da oltre 15 anni!

Ben tre leggi sono venute in soccorso degli abusivi: la legge 41 del 1985, la legge 724 del 1994 e la legge 326 del 2003: ventisette anni di sanatorie edilizie!

Curiosa è la cadenza dei nove anni interrotta da una nuova legge che sarebbe dovuta entrare in vigore nel 2012 ( probabilmente rimandata al 2021).

Bene, grazie a queste tre leggi si sono registrate al Comune di Vittoria circa 15.000 pratiche di Sanatoria edilizia su una popolazione di 60.000 abitanti, tutte istruite con circa 9.000 Concessioni Edilizie in sanatoria regolarmente rilasciate.

Rimangono in sospeso ad oggi circa 6.000 pratiche per le quali si stima che, per ben due terzi, vi siano le condizioni per il regolare rilascio del titolo concessorio.

Si è sanato circa il 90% di edilizia destinata a civile abitazione e circa il 10% di attività destinate al commercio. Tale dato sembra riflettere come il problema abitativo della casa sia stato effettivamente non un fatto speculativo ma di reale bisogno di casa da parte della popolazione.

La prima legge, la 47 del 1985, è stata una legge a maglie larghe e, di fatto, facile è risultata l’adesione sotto il profilo economico, mentre le leggi successive sono state molto più restringenti e mirate a far ‘cassa’, in particolare l’ultima del 2003 che vedeva importi di circa euro 155 al mq per le civili abitazione e oltre 200 euro al mq per poter sanare le attività commerciali.

Oggi, purtroppo, siamo allo stato di fatto di oltre trenta anni fa: territori non governati, abusivismo impunito e tutti come a Ponzio Pilato a lavarsi bene le mani.

Purtroppo molti cittadini non sanno che molti immobili abusivi sono passati d’ufficio al patrimonio comunale per effetto di sanzioni applicate per la mancata demolizione di manufatti non sanabili o privi di sanatoria; tacitamente lo stesso Comune consente ai proprietari di godere dell’immobile, consentendone l’occupazione e l’utilizzo senza alcun indennizzo con la sorpresa che quando si accingerà al vendita o alla successione, il poveraccio capirà che la sua casa di fatto non è mai stata la sua.

Una delle cose più incredibili è che non si capisce che fine hanno fatto i milioni di euro incassati dalle varie sanatorie.

Di certo non sono state somme reinvestite a sanare il territorio: basta vedere la città nelle zone interessate dagli interventi abusivi ancora prive di fognatura, rete idrica, illuminazione e strade e così per tutte le opere manutentive in genere. Fiumi di denaro finiti dove?

Bilanci fallimentari, opere bloccate, carenza e assenza di servizi primari. Ma come è possibile tutto questo in una città che, di fatto, può definirsi fra le più virtuose nell’aver contenuto i fenomeni abusivi, l’evasione tributaria ed essere di rilevante interesse nazionale per il suo mercato alla produzione orto frutticola?

A Vittoria due grandi municipalizzate sono fallite, AMIU ed EMAIA!

La prima (l’AMIU) nata come Azienda di servizi di igiene urbana e la seconda (EMAIA) nata come rassegna fieristica per l’innovazione e promozione dell’agricoltura poi diventata mercatino .

Tanti consigli di amministrazione, tanti Presidenti e Direttori e nessuno ad oggi ha mai chiarito e pagato per il fallimento delle due Aziende.

Le due Aziende municipalizzate fallite di Vittoria sono confermano come le risorse e il pubblico denaro – in questa città siciliana del Liberty – sembra non aver avuto mai il giusto valore e la corretta gestione.

Non è andate meglio con il territorio e il suo patrimonio edilizio, riflesso diretto di una politica regionale palermocentrica che ha sempre calpestato lo Statuto Autonomo con l’incapacità di utilizzarlo per il bene dei siciliani.

Oggi la sfida parte da nuove città, con nuovi e moderni strumenti urbanistici e nuove politiche che devono guardare alla certezza dei diritti dei cittadini, servizi e sviluppo.

Investimenti per crescere e lavorare tutti!

Foto tratta da ilmattinodisicilia.it

 

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