La Lega di Salvini prende piede anche al Sud perché va a coprire un vuoto politico determinato dalla lenta agonia della vecchia politica di centrodestra e di centrosinistra, dalla crisi dei grillini e, soprattutto, dalla mancanza di un partito del Sud (o di movimenti locali credibili presenti nello stesso Sud). Con molta probabilità, dopo aver provato i grillini, il Sud proverà anche Salvini
Ieri abbiamo scritto un articolo – il primo di una rubrica con la quale accompagneremo i nostri lettori durante la campagna elettorale per le elezioni europee – nel quale ipotizziamo un’avanzata della Lega di Salvini nel Sud (QUI IL PRIMO ARTICOLO DEL “BAROMETRO” DELLE ELEZIONI EUROPEE IN SICILIA). Oggi proviamo a illustrare perché – sempre a nostro modesto avviso – la Lega prenderà voti nel Sud e in Sicilia.
La possibile spiegazione è semplice. Oggi, nel Sud, c’è tanta voglia di Sud. Il cibo, per esempio. Alla faccia di chi cerca di ingannare gli abitanti del Sud con la forza della televisione e con la pubblicità martellante, cresce, tra i cittadini del Sud Italia, la voglia di mangiare cibi del Sud Italia a partire da prodotti agricoli del Sud Italia.
L’esempio di Domenico Iannantuoni, raccontato sulla sua pagina Facebook, è illuminante. Meridionale, per la precisione pugliese, Iannantuoni, che nella vita fa l’ingegnere, vive da decenni a Milano. Ma non ha mai perso i legami con la sua terra dove conserva ancora un fazzoletto di terra coltivato ad olivi. Ogni anno, a novembre, è nella sua città natale per produrre l’olio d’oliva extra vergine che torna con lui a Milano.
Da qualche tempo Iannantuoni sta conducendo un esperimento: da Milano acquista il cibo in tutto il Sud e se lo fa inviare a casa. Sulla rete racconta gli acquisti che effettua e illustra, soprattutto, la bontà dei cibi che gli arrivano a casa. Risultato: è molto seguito e tanti meridionali che vivono nel Nord Italia hanno cominciato a seguire il suo esempio.
Perché abbiamo citato il caso di Iannantuoni? Perché è la spia di una rinascita del Sud, che è cominciata proprio nel cuore di tanti meridionali.
Noi – altro esempio – abbiamo iniziato la pubblicazione a puntate del volume di Giuseppe Scianò “…e nel mese di maggio del 1860 la Sicilia diventò Colonia!”. E’ il racconto dell’impresa dei Mille in Sicilia, che non è la “gloriosa avanzata di Garibaldi in Sicilia”, come ci hanno raccontato, mentendo, i libri officiali di storia.
Al contrario, leggendo questo libro, ci accorgiamo che l’avventura di Garibaldi in Sicilia è la storia di una serie di sconfitte clamorose dei garibaldini. Garibaldi, in Sicilia, non vince una sola battaglia: al contrario, le perde tutte, ma la ‘botta’ finale, la sua umiliazione e quella dei mafiosi e dei massoni che lo sostenevano non arriva mai perché, regolarmente, i generali felloni del Regno delle Due Sicilie, al soldo degli inglesi, impediscono ai propri militari di buttare fuori dalla Sicilia, a calci nel sedere, Garibaldi e la sua banda raccogliticcia di mafiosi e massoni.
La cosa che colpisce del racconto di Scianò è che la bibliografia del suo volume è fatta di testimonianze e pubblicazioni in parte note ma mai valorizzate: per esempio, le parole di alcuni garibaldini che, davanti allo schifo che passava sotto i loro occhi, non se la sentivano di consegnare alla posterità solo bugie!
C’è anche un terzo esempio che in Sicilia è ancora poco diffuso: la rivisitazione della toponomastica. La presenza, nel Sud Italia, di monumenti, vie e persino scuole pubbliche intitolare a Garibaldi, a Vittorio Emanuele, a Crispi e persino al generale Cialdini (un criminale che, negli anni subito successivi alla ‘presunta’ unificazione italiana, si è reso responsabile della morte di migliaia di meridionali, dell’assedio di Gaeta e della strage di Pontelandolfo e Casalduni QUI UN NOSTRO ARTICOLO SULLA TRISTA E TRISTE FIGURA DEL GENERALE CIALDINI), sono uno ‘sfregio’ alla dignità dei meridionali.
E’ un fatto molto importante che in alcune città del Sud Italia, piano piano, si stia prendendo coscienza di questa forma di alienazione sottoculturale imposta. Da qui la protesta civile e la richiesta di eliminare i monumenti e la titolazione di vie e scuole ai personaggi che hanno ridotto il Sud a colonia!
Direte: che centra tutto questo con la Lega che si presenta nel Sud e comincia a fare proseliti? C’entra, c’entra eccome!
Nel Sud, oggi, la società – il ‘sentire’ della società meridionale in tutte le sue ‘declinazioni’ – è molto più avanti della politica espressa dalle classi dirigenti, o ‘presunte’ tali, dello stesso Sud.
Salvini e la Lega stanno occupando, al Sud – a nostro avviso in modo abusivo – un vuoto politico creato dall’incapacità dell’attuale politica del Sud di creare un partito del Sud.
Chi ha un po’ di ‘naso’ si sarà accorto che, da qualche tempo a questa parte, nel Mezzogiorno d’Italia, spuntano qua e là ‘tromboni’ della vecchia politica – soprattutto dalle parti del centrodestra – che si presentano come alfieri di una rinascita del Sud. In Sicilia, ad esempio, si presentano come ‘sicilianisti’.
La presenza di questi soggetti – che non hanno alcuna credibilità – è però la spia di una grande voglia, da parte della gente del Sud, di un partito del Sud.
Chi con grande intuito politico ha capito quello che sta succedendo nel Sud è il ‘capo’ della Lega, Matteo Salvini, che quando può si catapulta nel Sud per fare proseliti (non a caso oggi è in Sicilia, per la precisione a Corleone, dove celebrerà alla sua maniera il 25 aprile).
Quello di Salvini è un modo di fare spregiudicato. Ha capito che nel Sud c’è un vuoto politico e sta provando a coprirlo. Non senza abilità. Se ci fate caso, da qualche settimana le ‘sirene’ dei presidenti delle Regioni Lombardia e Veneto (si tratta dei leghisti Attilio Fontana e Luca Zaia) sono spente. Di ‘autonomia differenziata’ se ne parla poco, o non se ne parla affatto.
Abbiamo più volte illustrato che, con la ‘autonomia differenziata’, le Regioni del Centro Nord Italia scipperanno circa 190 miliardi di euro alle Regioni del Sud. E’ un fatto oggettivo, ma Salvini e i suoi sono riusciti a convincere tanti meridionali che le cose non stanno così.
L’errore che si sta commettendo è quello di sottovalutare Salvini. Dietro i suoi toni sbrigativi, da ‘uomo d’ordine’, c’è un attento gruppo di lavoro che sta mettendo a punto una strategia politica che, tra le tante cose, punta anche ‘ragionare’ sull’euro e a mettere in discussione alcuni dei ‘crismi’ del’attuale Unione europea.
Non sappiamo come finirà questa storia che, comunque, dipende dal risultato elettorale che otterranno, alle elezioni europee, le forze politiche chiamate con dispregio “populiste” (mentre i mantenuti dal finanziare speculatore Soros – quello della speculazione contro la lira nel 1992 – sono definiti ‘europeisti’ e forse anche di sinistra…).
Ma sappiamo, invece, qual è, pressappoco, il ragionamento che Salvini e i suoi fanno a chi, nel Sud, li segue e, soprattutto, perché ‘sto ragionamento sta funzionando.
Questo, pressappoco, il ragionamento: noi leghisti vi diamo qualcosa che voi meridionali non avete: la copertura di un partito. Organizzatevi tra di voi. State lontani dalla vecchia politica e raggiungerete presto i risultati raggiunti da Lombardia e Veneto.
La cosa incredibile è che, in questo messaggio semplice, anche la citata ‘autonomia differenziata’ – che è un ladrocinio contro il Sud – viene presentata come un passaggio ‘necessario’. Della serie: quando vi sarete liberati della zavorra della vecchia politica anche voi avrete la vostra ‘autonomia differenziata’.
Questo messaggio politico sta avendo la meglio pure sui grillini che, in un anno di governo dell’Italia, si sono comportati esattamente come Berlusconi e il PD: prendendo per il culo il Sud. L’hanno fatto a Taranto, rimangiandosi la chiusura dell’inquinante acciaieria dell’ILVA; ‘hanno fatto nel Salento, rimangiandosi il “No” alla TAP; l’hanno fatto in Sicilia con i petrolieri che scorrazzano in mare e con l’abbandono dell’agricoltura.
Spiace dirlo: ma oggi i grillini, nel Sud, sono poco credibili.
Resta la domanda: cosa bisogna fare per fermare la deriva leghista nel Sud? Ricetta semplice: un vero partito del Sud. Ma un partito del Sud, oggi, non c’è. Ci sono solo tante ‘monadi’ sparse per il Sud che oggi non riescono a trovare un momento di sintesi. Anche perché sono inquinate dai ‘volponi’ della vecchia politica che si travestono da ‘meridionalisti’: e questo è un problema serio!
In Sicilia, ad esempio, c’è una bella tradizione autonomista e sicilianista: e lo si è visto dalla recente – riuscita – manifestazione del 737esimo anniversario della rivolta del Vespri (QUI UN NOSTRO ARTICOLO). Ma non c’è ancora la maturità politica – forse perché non c’è ancora un leader politico riconosciuto – in grado di coagulare tutte le ‘anime’ di questo movimento ancora troppo ‘magmatico’.
E mentre il Sud, ancora una volta, si lascia trascinare dalle ‘correnti’ politiche nazionali – lo scorso anno i grillini, oggi i leghisti – assistiamo all’ennesima avventura politica che ci porterà chissà dove.
Foto tratta da quicosenza.it
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