Giro di vite del Governo regionale di Nello Musumeci in materia di energie rinnovabili. Bloccai i progetti i cui titolari risultano coinvolti nell’inchiesta della magistratura. Bloccato anche il progetto della società Solgesta a Calatafimi-Segesta dopo le proteste corali di politica, ambientalisti e cittadini. Vietato l’accesso degli utenti agli uffici che si occupano di autorizzazioni e concessioni
Il Governo regionale di Nello Musumeci blocca i progetti sulle energie rinnovabili i cui titolari risultano coinvolti nell’inchiesta della magistratura che riguarda questo settore.
“Il dirigente generale del dipartimento dell’Energia, Salvatore D’Urso, d’intesa con il governatore Nello Musumeci – si legge in un comunicato di Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione – ha disposto la sospensione immediata e l’avvio del procedimento di revoca delle autorizzazioni ad alcune delle società finite al centro dell’indagine emersa nei giorni scorsi. I provvedimenti prendono spunto dall’articolo 3 del Patto di integrità (il cosiddetto Codice Vigna), sottoscritto tra le società interessate e la Regione e ‘congelano’ le autorizzazioni a suo tempo rilasciate per la produzione e il trasferimento di energia elettrica prodotta da fotovoltaico o eolico”.
Si tratta delle seguenti società: Sunpower, per un impianto (in realtà non ancora realizzato) da 55 megawatt nel territorio di Carlentini e Melilli, in provincia di Siracusa; Etnea per dieci collegamenti alla Rete elettrica nazionale per altrettanti impianti di mini-eolico a Calatafimi-Segesta, nel Trapanese.
“Sono stati inoltre sospesi – leggiamo sempre nel comunicato – i procedimenti in corso per autorizzare due impianti per la produzione di biometano richiesti dalla società Solgesta. In quest’ultimo caso è stata rilevata anche l’enorme sproporzione fra l’investimento previsto (oltre 80 milioni di euro) e il capitale sociale versato (2.500 euro), nonché il mancato nulla-osta da parte della Società d’ambito dei rifiuti”.
Di quest’ultimo progetto vorremmo spendere due parole. E’ una vicenda della quale ci siamo occupati nel dicembre del 2017 (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). In questa storia c’è stata – ed è un piacere registrarla – una battaglia sociale corale condotta dalla politica, dagli ambientalisti, da cittadini comuni e, tutto sommato, anche dagli amministratori del Comune di Calatafimi-Segesta che, dopo uno sbandamento iniziale, hanno capito che, nel progetto, c’era qualcosa che non andava.
Per la parte politica il merito va al Movimento 5 Stelle, forza politica che, per prima, ha posto la questione. Ma va dato atto a tanti cittadini di essersi mobilitati e agli ambientalisti. E naturalmente all’attuale Governo regionale – e in particolare all’assessore con delega ai Rifiuti, Alberto Pierobon – che ha bloccato tale progetto.
Per completezza d’informazione, va detto che gli impianti per la produzione di biogas, in Sicilia, ci sono. Ma tali impianti – che producono il gas metano dalla lavorazione delle frazione organica dei rifiuti – debbono avere alle spalle una corretta raccolta differenziata dei rifiuti, altrimenti si rischia di trasformare tali impianti in inceneritori di rifiuti.
Non solo. Una corretta raccolta differenziata dei rifiuti non consente soltanto agli impianti di biogas di lavorare bene, ma dà luogo anche a un ottimo compost. Se, invece, a monte c’è una raccolta differenziata raffazzonata, tutto il ciclo sballa e, da virtuoso, diventa fonte di inquinamento: un compost di pessima qualità, infatti, non lo vuole nessuno e finisce o in discarica, o disperso nell’ambiente.
Ancora: un impianto per la produzione di biogas deve essere in equilibrio con il territorio: ciò significa che deve lavorare la frazione umida dei rifiuti prodotta dal territorio nel quale viene localizzato. Che significa questo? Che i mega-impianti – a meno che non siano giustificati da una mega-produzione di rifiuti organici – di solito sono speculazioni: chi li realizza conta di far arrivare da altri luoghi, anche lontani, rifiuti organici da lavorare: cosa, questa, che provoca inquinamento dell’ambiente (si pensi al via vai di camion che trasportano i rifiuti organici: inquinamento provocato dai gas di scarico e aumento del traffico veicolare).
Tornando al comunicato della presidenza della Regione, leggiamo che,
“sempre d’intesa con il presidente della Regione, il dirigente generale del Dipartimento tecnico regionale Salvatore Lizzio ha assunto le funzioni di capo del Genio civile di Palermo, a seguito dell’autosospensione dell’ingegnere Alberto Tinnirello, chiamato in causa nell’inchiesta sulle energie rinnovabili”.
Negli uffici del dipartimento Energia, a quanto ci sembra di capire, è finita la stagione in cui i parlamentari (indovinate voi di quale partito: non è difficile…) piazzavano i propri parenti, anche prossimi, per tenere i rapporti diretti con titolari e procacciatori di affari.
“A partire dal 23 aprile – leggiamo ancora nel comunicato – il dipartimento regionale dell’Energia ha vietato l’accesso fisico dell’utenza al Servizio 3 ‘Autorizzazioni e Concessioni’. L’utenza, per informazioni, dovrà inoltrare le richieste ai seguenti indirizzi di posta elettronica: servizio3.energia@regione.sicilia.it; n.frisina@regione.sicilia.it.”.
Fine del “di’ che ti mando io”, del “parla con lui che già sa tutto”, del “non ti preoccupare che se tutto filerà liscio non dimenticheremo gli amici” e ‘clientelisticheggiando’.
“Le barriere contro il rischio di infiltrazioni di affaristi e speculatori hanno funzionato – dice l’assessore Alberto Pierobon – le misure inserite nel Piano rifiuti, che danno priorità agli impianti pubblici e contrastano ogni forma di speculazione, innalzeranno ulteriormente il livello di sicurezza”.
Foto tratta da panorama.it