Generalizzare è sempre un errore. Però, con rispetto parlando, è con grande, grandissima fatica che proviamo a immaginare una scena di così grande disumanità – un marocchino tetraplegico aggredito perché ritardava la partenza del Tram – in una città grande o piccola del Mezzogiorno d’Italia. Senza offesa: l’umanità che c’è al Sud difficilmente genera certi atti
La storia è accaduta a Torino qualche giorno fa. Abderrahim Belgaid, 62 anni, marocchino da anni residente in Italia, da tredici anni tetraplegico, ha provato a salire sul Tram. Tutto a posto a parte un piccolo problema: non riusciva ad agganciare la sua carrozzina alle cinture di sicurezza. Questo ha ritardato la partenza del Tram e… ed è successo di tutto! Dire che viviamo in mezzo a intolleranza e razzismo è il minimo. Il trattamento che è stato riservato a quest’uomo, già molto provato dalla vita, è incredibile:
“Marocchino di m… tornatene al tuo paese. Se ci fai perdere ancora tempo ti tiro il collo”: così la storia viene raccontata in un articolo pubblicato da fanpage.it.
Su fanpage.it leggiamo sempre il racconto – ribadiamo: incredibile! – di Abderrahim Belgaid:
“Fatico a muovere anche le mani – racconta a Repubblica e a La Stampa – Per questo quando sono salito sul bus ho detto all’autista che non avrei potuto allacciarmi le cinture di sicurezza. E in ogni caso la cintura non sarebbe stata abbastanza lunga per fissare la mia carrozzina che ha le ruote grandi”.
Le norme di sicurezza impongono all’autista del Tram di non accettare passeggeri disabili che non siano protetti dalle cinture di sicurezza. A quanto pare ci sono dei precedenti, anche gravi, che hanno imposto l’adozione di regole stringenti.
Quello che leggiamo su fanpage.it sembra condurci non riusciamo a capire in quale mondo:
“L‘autista si è rifiutato di partire – racconta sempre Abderrahim Belgaid, che tredici anni fa è rimasto tetraplegico dopo un’aggressione subita dal suo ex datore di lavoro – e i passeggeri hanno iniziato a urlare contro di me. Hanno cominciato a insultarmi, dicendo che per colpa mia stavano facendo tardi. ‘Marocchino di m…’, ‘Disabile di m….’, ‘Tornatene al tuo paese’. Un uomo, sulla settantina d’anni, con i capelli bianchi, mi ha sputato addosso. E per di più mi ha detto che mi avrebbe rotto il collo se non fossi sceso. Per fortuna altri passeggeri lo hanno trattenuto e mi hanno difeso, ma altri mi insultavano”.
Ci sono voluti 20 minuti di tempo per assicurare la carrozzina con le cinture di sicurezza, fra le proteste non proprio esattamente civili, di alcuni passeggeri.
“Non avrei mai potuto immaginarmi una cosa del genere – racconta sempre l’uomo -. Mai. Non c’è solidarietà tra le persone. Ringrazio quelle poche persone che non sono rimaste indifferenti”.
Ora, ognuno può pensare ciò che vuole. Ma una domanda noi del Sud ce la poniamo e la poniamo: una cosa del genere potrebbe succedere nelle città piccole e grandi del Mezzogiorno d’Italia?
“Quale saggezza può mai esistere fuori dell’umanità?”, si chiedeva lo scrittore Jean-Jacques Rousseau. E aggiungeva:
“Uomini, siate umani, è il vostro primo dovere; siate umani verso tutte le condizioni, verso tutte le età, verso tutto ciò che non è estraneo all’uomo”.
Qualcuno ci dirà: state generalizzando. E magari è anche vero. Ma noi fatichiamo non poco a immaginare una scena come quella vissuta da Abderrahim Belgaid in una città del Sud. Mentre non fatichiamo affatto a ricordare quello che a Nord, ancora oggi, si dice, ad esempio, dei meridionali.
Nel novembre dello scorso anno ci è capitato li leggere frasi antimeridionali a Treviso e a Padova:
“Non si affitta ai meridionali” (QUI IL NOSTRO ARTICOLO).
E che dire di come i leghisti, prima della svolta che li ha portati a presentare le liste nel Sud, apostrofavano i meridionali? Leggiamo qualche ‘perla’:
Settembre 2012, Radio Padania:
“Carta igienica al Sud, che devono ancora capire a cosa serve”.
I Giovani Padani:
“Ho letto sul Sole 24 Ore che, ancora una volta, verranno aiutati i giovani del Mezzogiorno. Ci siamo rotti i coglioni dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a fanculo i giovani del Mezzogiorno! Al Sud non fanno un emerito cazzo dalla mattina alla sera. Al di là di tutto, sono bellissimi paesaggi al Sud, il problema è la gente che ci abita. Sono così, loro ce l’hanno proprio dentro il culto di non fare un cazzo dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare dalla mattina alla sera e ci tira un po’ il culo”. (QUI L’AUDIO)
E ancora:
“E’ proprio per questo che invito ad assumere trevigiani: i meridionali vengono qua come sanguisughe”.
La seguente dichiarazione del leghista Pietro Fontanini dà l’esatta misura di un’umanità un po’ diversa da quella immaginata da Rousseau:
“I disabili nella scuola? Ritardano lo svolgimento dei programmi scolastici, più utile metterli su percorsi differenziati” (QUI UN ARTICOLO DEL 2010).
Noi, al Sud, siamo un po’ diversi. Ribadiamo: non vogliamo generalizzare e, magari, qualche stupido lo ritroviamo anche dalle nostre parti.
Ma noi vogliamo concludere il nostro articolo con la descrizione di un tratto di umanità meridionale, nel caso in questione napoletana: ma Napoli – prima della disgraziata e classista colonizzazione del Mezzogiorno ad opera del Piemonte, detta impropriamente unificazione italiana del 1860 – era la Capitale del Sud Italia e ne riassumeva, in modo magistrale, lo spirito e l’umanità, in questo caso sì, come la intendeva Rousseau. Quell’umanità che mette l’uomo al centro della vita.
Come le “pizze a giorno a otto” di Don Rosario Pugliese raccontate ne L’Oro di Napoli da Giuseppe Marotta. Pizze gonfie di fondente ricotta e non prive di qualche truciolo di prosciutto, che si mangiavano subito e si pagavano a otto giorni, ben sapendo che, a distanza di otto giorni, potevano accadere tante cose, magari la morte senza eredi dello stesso pizzaiolo!
Riuscite a immaginare, a Torino, una pizza “a otto giorni”? O il “caffè pagato” per chi non ha i soldi per gustare l’insostituibile bevanda del mattino?
Foto tratta da nanopress.it
SCUOLA “Classi differenziate per i disabili” Bufera sul leghista Fontanini
“Marocchino di m., ci fai perdere tempo”, tetraplegico aggredito dagli altri passeggeri del tram
“L’ORO DI NAPOLI”, DI GIUSEPPE MAROTTA
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