Si può arrivare a compiere azioni simili per denaro? Un progetto criminale del genere può vedere insieme professionisti chiamati svolgere, ognuno per la propria parte, un preciso ruolo? Noi non ci crediamo. E ci auguriamo che le indagini ci consegnino una storia diversa: magari con reati anche gravi, ma non con questa mancanza di umanità
Scrive Dostoevskij nelle Memorie di una casa morta:
“Ci sono persone simili a tigri assetate di sangue. Chi ha provato una volta questo potere, questa illimitata signoria sul corpo, il sangue e lo spirito di un altro uomo come lui, fatto allo stesso modo, suo fratello secondo la legge di Cristo; chi ha provato il potere e la possibilità senza limiti di infliggere il supremo avvilimento a un altro essere che porta su di sé l’immagine di
Dio, costui, senza volere, cessa in certo qual modo di esser padrone delle proprie sensazioni…”.
Nel leggere la storia della banda degli ‘spaccaossi’ (o spaccaossa) – i finti incidenti stradali con vere fratture degli arti ai danni di povera gente – non abbiamo potuto fare a meno di pensare al grande scrittore russo, che dell’abiezione umana è stato, come dire?, un grande ‘anatomo-patologo’.
Noi – i nostri lettori lo sanno – non ci occupiamo quasi mai di cronaca nera e di cronaca giudiziaria: ma questa volta facciamo uno strappo, perché questa storia ci ha molto colpiti. Una storia che coinvolgerebbe 42 persone già sotto esame da parte degli inquirenti.
Leggere di persone – cioè di essere umani – che, per denaro, in questo caso per truffare le assicurazioni, agganciavano altri essei umani, per lo più indigenti, disposti anche a subire fratture degli arti per simulare incidenti (e, in alcuni casi, anche costretti) va al di là della nostra immaginazione. A queste vittime, stando a quello che leggiamo, venivano fratturati gli arti e, in alcuni casi, subivano gravi menomazioni. Ad ognuno di loro per il ‘servizio’ svolto venivano riconosciuti da 300 a 500 euro o giù di lì. Gli importanti risarcimenti, invece, li intascava questa organizzazione.
E che organizzazione:
“Le indagini – leggiamo su La Sicilia in line – hanno messo in luce uno spaccato criminale fatto di reclutatori che agganciavano le vittime tra persone indigenti; di ideatori che individuavano luoghi non vigilati da telecamere, veicoli per inscenare gli incidenti e falsi testimoni; di «boia-spaccaossa» che procedevano alle lesioni fisiche degli arti superiori ed inferiori (ai quali gli indagati si riferivano convenzionalmente come «primo piano» e “piano terra”); di medici compiacenti che firmavano perizie mediche di parte; di centri fisioterapici che attestavano cure alle vittime mai effettivamente somministrate; di strutture criminali organizzate che acquistavano le pratiche mettendo al lavoro avvocati e studi di infortunistica stradale che gestivano poi il conseguente iter finalizzato al risarcimento”.
C’è anche un morto tra le vittime dell’organizzazione criminale che truffava le assicurazioni: un tunisino – Hadry Yakoub, questo il suo nome – al quale avevano somministrato il Crack, forse perché avrebbe voluto sottrarsi alle lesioni.
“La morte, in un primo momento decretata come conseguenza di un incidente stradale – leggiamo ancora su La Sicilia on line – in realtà era stata determinata dalle fratture multiple procurate al tunisino da appartenenti all’associazione criminale al fine di inscenare un finto incidente. I responsabili non avevano poi esitato a fingere comunque che il tunisino fosse rimasto vittima di incidente stradale”.
Se le cose stanno veramente così – e non speriamo che non sia questa la verità – ci sarebbe da chiedersi dove può arrivare il Male che oggi invade la nostra società: ci sarebbe da chiedersi se siamo arrivati al fondo dell’umana abiezione o se si può ancora scendere verso l’inferno.
Ma noi vogliamo essere ottimisti e ci auguriamo che non sia questa la verità: magari saranno stati commessi reati, anche gravi: ma ci rifiutiamo di pensare che la società in cui viviamo sia arrivata a questo punto. Ci rifiutiamo di pensare che la realtà abbia uguagliato, o addirittura superato, la fantasia.
Foto tratta da 21secolonews
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