Il relitto di Marausa, ultimo regalo di Sebastiano Tusa, e un imprevedibile gioco del destino

14 aprile 2019

Certe volte è un dettaglio: anche un attimo immortalato in una fotografia. Dove la vita va oltre il dolore di un padre che ritrova il figlio perduto. E con innato senso di protezione si sostituisce, per un attimo, a quel padre che ha perduto il figlio 

di Adriana Vitale

Un’ immagine, una semplice immagine che immortala un evento, sembrerebbe questo e nulla più, che si sarebbe ugualmente consumato senza il peso del dolore. Avrebbe dovuto essere solo emozione per gli appassionati e meraviglia degli occhi del mondo, come tutto ciò che riguarda le eccezionali scoperte.

Ma c’è altro in questa foto: c’è un vissuto che, come un gioco del destino, come un disegno preconfezionato, incrocia la vita di uomini in una danza che mescola passato, presente e futuro al suono di una ballata struggente, che non distingue ciò che è stato, è e sarà. La vita che va oltre il dolore di un padre che amorevolmente ritrova quel figlio perduto e con innato senso di protezione si sostituisce, anche solo per un attimo, a quel padre che ha perduto un figlio.

È un figlio che ascolta quel padre, che si sostituisce al suo, mentre osserva anfore africane situate sul relitto di Marausa all’interno del museo di Marsala, come una sorta di consolazione reciproca che rasserena e accarezza cuori trafitti.

La presenza di un ragazzo che va al di là di un dovere, al di là di un atto dovuto, in quel luogo pare ritrovare ciò che neppure la morte riuscirà a cancellare, quel luogo che renderà immortale la grandezza di chi ha dedicato la sua stessa vita alla sua passione, l’ultimo regalo di Sebastiano Tusa, suo padre.

Quel luogo, che magari rappresenta quella tomba finora negata, sulla quale piangere e la consapevolezza che l’anima non ha un luogo, vola leggiadra ovunque e puoi sfiorare e ritrovare.

Si percepisce, dietro l’orgoglio compiaciuto di un sorriso triste, un dolore devastante che ancora dev’essere realizzato in tutta la sua crudele interezza e c’è il dolore vissuto, sperimentato, attraversato e mai placato. Ma c’è anche la speranza che incrocia tempo e vite, c’è l’abbraccio intimo, riservato e sincero dell’uno che comprende l’altro.

C’è umanità, la sola capace di sovrastare miserie, che è solo vita che va oltre la morte.

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