Nei giorni scorsi il neo tesoriere del PD, Luigi Zanda, è stato oggetto di roventi critiche. Motivo: ha proposto di equiparare le indennità dei circa mille parlamentari italiani di Camera e Senato della Repubblica a quelli del Parlamento europeo. Zanda è stato massacrato. Ma nessuno – chissà perché – si è lamentato della ‘botta’ di soldi che viene spesa ogni mese per mantenere i parlamentari europei. Vediamo di che si tratta
Nella prima puntata del nostro ‘viaggio’ verso le elezioni europee di maggio abbiamo cercato di illustrare quanto conta il Parlamento europeo. E abbiamo scoperto che non conta nulla, perché fanno tutto le burocrazie, che sono al servizio di chi, in realtà, controlla oggi l’Unione Europea dell’euro: le massonerie finanziarie e bancarie, la Banca Centrale Europea (BCE) e le multinazionali. Oggi proveremo a raccontare come l’Europa unita (o quasi) fa in modo che gli europarlamentari non facciano tante storie. Il metodo è semplice: pagarli profumatamente, direttamente e indirettamente.
Nei giorni scorsi è andata in scena una polemica incentrata sul neo tesoriere del Partito Democratico, Luigi Zanda. Il quale è finito nell’occhio del ciclone per aver lanciato la proposta di estendere ai circa mille parlamentari italiani di Camera dei deputati e Senato della Repubblica lo stesso trattamento economico percepito dai parlamentari europei.
Non vogliamo difendere Zanda, che sa difendersi per i fatti propri. Oggi vogliamo segnalare l’ipocrisia di chi ha attaccato Zanda.
L’accusa che è stata rivolta a Zanda è la seguente: con la sua proposta l’indennità parlamentare dei deputati e dei senatori italiani passerebbe a circa 19 mila euro al mese. Se non abbiamo capito male, da 4 a 5 mila euro al mese in più rispetto a quanto percepiscono oggi i parlamentari nazionali italiani.
A chi ha criticato questa proposta chiediamo: perché i parlamentari europei devono avere un’indennità parlamentare maggiore dei parlamentari italiani? Sono più bravi o che altro?
Sarebbe stato corretto dire: l’iniziativa è sbagliata ed è sbagliato che un parlamentare europeo si porti a casa, ogni mese, circa 19 mila euro. Ma questo non è stato detto: hanno attaccato Zanda e basta. Dando per assiomaticamente scontato che gli eurodeputati debbano guadagnare di più dei parlamentari italiani!
In realtà – come i grillini sanno bene: e citiamo loro perché sono stati i primi a criticare Zanda – l’operazione tentata dal tesoriere del Partito Democratico (che a nostro modesto avviso non parlava a titolo personale) non riguarda solo l’indennità parlamentare mensile. C’è dell’altro. Proviamo a descrivere di cosa si tratta.
Ogni europarlamentare europeo, oltre all’indennità mensile, ha diritto a tre collaboratori che vengono pagati direttamente dal Parlamento europeo. Ogni collaboratore costa alle ‘casse’ dell’euro Parlamento circa 8 mila euro al mese.
Sommando il costo dei tre collaboratori, il Parlamento europeo, per ogni parlamentare, oltre a 19 mila euro al mese di indennità, spende 24 mila euro al mese per i tre collaboratori.
Il fatto che questi 24 mila euro al mese non passino per le tasche dell’europarlamentare significa poco: sono soldi pubblici – pagati dai cittadini europei – per mantenere tre collaboratori per ogni europarlamentare.
I tre collaboratori vengono scelti da ogni europarlamentare, senza vincoli familiari. Ciò significa che l’europarlamentare può assumere chi vuole: anche, eventualmente, un suo parente.
L’operazione tentata con l’equiparazione dei parlamentari nazionali ai parlamentari europei, come si può notare, era ed è – perché a nostro avviso torneranno alla carica – molto più profonda.
Facciamo quattro conti. I parlamentari italiani, tra Camera e Senato, come già accennato, sono circa mille. Se ogni parlamentare dovesse assumere tre persone anche il costo di un parlamentare italiano passerebbe a 19 mila euro, come è stato detto e scritto; ma ai 19 mila euro mensili di indennità si andrebbero a sommare i più 24 mila euro al mese per pagare direttamente i tre collaboratori di ogni deputato della Camera e di ogni senatore.
Lo ricordiamo ancora una volta: senza vincoli di parentela.
Fatti quattro conti, ogni parlamentare, solo per i collaboratori, farebbe spendere al Parlamento nazionale circa 300 mila euro all’anno. Una somma che andrebbe moltiplicata per il numero di deputati e senatori, cioè circa mille. Costo complessivo dei collaboratori: circa 300 milioni di euro all’anno.
Come potete notare, la vera ‘operazione’ era questa: aumentare sì l’indennità parlamentare a 19 mila euro mensili, ma soprattutto consentire ad ogni parlamentare di assumere tre collaboratori tutti ‘spesati’…
Foto tratta da youtg.net
Fine seconda puntata/ continua
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