In questi giorni, a San Biagio Platani, piccolo centro della provincia di Agrigento, si lavora con passione per far rivivere un’antica tradizione: gli Archi di Pasqua. Tra le manifestazioni della Sicilia che celebrano la Santa Pasqua, quella di San Biagio Platani è una delle più suggestive. Un rito che nasce dal culto per la Madonna e per Gesù Cristo
di Adriana Vitale
Per i sambiagesi la gioia più grande è osservare l’espressione estasiata, di giubilo, di meraviglia, di emozione che provoca negli avventori la visione degli “Archi di Pasqua”. Vedono scrutare i minimi particolari e ne colgono la straordinaria curiosità e stupore quasi fanciullesco, mentre ascoltano involontariamente i commenti o l’incanto spesso muto, come se si entrasse in un’altra dimensione che riesce a trasportarti fuori dal mondo e dalle preoccupazioni quotidiane, una spensieratezza inusuale negli adulti.
I sambiagesi, popolo particolarmente accogliente che ha il culto dell’ospitalità, come in tutta la Sicilia, che tratta i visitatori meglio dei parenti, dona a piene mani e con estrema magnanimità arte, cultura, tradizioni con un senso di soddisfazione che appaga più di qualsiasi ricompensa materiale.
Il significato simbolico della tradizione, che riesce con maestria a trasformare i materiali poveri, che madre natura offre con generosità, in opere d’arte di straordinaria bellezza, colta da chi decide di trascorrere una giornata in un paese dell’entroterra siciliano, che sarebbe sconosciuto se non fosse per gli “Archi di Pasqua”, che riesce a farli sentire utili nell’offrire opere di strabiliante magnificenza.
Un museo a cielo aperto in un contesto incantevole e fiabesco, ricco di arte, di simboli, di particolari curati nei dettagli.
Ogni anno è stupore, ogni anno si coglie un entusiasmo diverso, antico, che racconta l’orgoglio e la fierezza di un popolo consapevole della sua unicità. L’entusiasmo del volontariato che si muove nella logica della competizione positiva, quella che spinge a superare se stessi.
Una nuova aria di collaborazione, soddisfazione, senso di appartenenza, in un momento di perdita d’identità. Ogni anno un tema dominante che esplode nei colori, nei simboli, nella cultura, nella vivacità. Simboli che raccontano temi antichi ma sempre attuali, fiori e ancora colori accesi e vivaci che scaldano l’anima di chi si immerge nella passeggiata suggestiva nel corso principale, che spacca mentre unisce in due il paese, trasformato nell’occasione in una galleria artistica che racconta il vissuto di un popolo e le sue tradizioni lunghe quanto è lunga la stessa vita del paese.
Foto sopra tratta da vivasicilia.com
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