La musica è sempre la stessa: produrre carciofi in Egitto e in Cina costa molto meno che produrli in Sicilia. Da qui l’invasione di carciofi esteri, soprattutto egiziani. Il problema delle strade dissestate che rendono ancora più problematica la vita agli agricoltori siciliani. Che fare? Sicuramente non l’Igp, che è solo perdita di tempo e denaro. Servirebbe qualcosa che in Sicilia non c’è: un Governo regionale attento. E servirebbero, soprattutto, i dazi doganali sui carciofi egiziani e cinesi
La Sicilia scopre che le strade che cadono a pezzi creano problemi all’agricoltura.
“Un dato allarmante – leggiamo in un comunicato della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) siciliana – che gli agricoltori locali hanno comunicato venerdì sera, a Cerda, nel corso dell’assemblea convocata dalla CIA Sicilia Occidentale per analizzare la disastrosa situazione della rete stradale rurale della zona, dove manca la manutenzione da una ventina d’anni. Inoltre la strada statale 120 è stata chiusa al transito dall’ANAS da un paio di mesi per una piccola frana, un divieto che in tanti, per raggiungere i propri terreni o anche per arrivare a casa, sono costretti ad aggirare percorrendo ugualmente il tratto inibito ai mezzi”.
“E’ una situazione insostenibile che dura da anni e che condiziona gravemente la nostra sopravvivenza. Le strade per noi sono strumenti di lavoro, occorrono degli interventi urgenti e non solo per tamponare il problema che, altrimenti, l’anno prossimo si riproporrà alle prime piogge”, dice Pino Di Leonardo, responsabile di zona della CIA.
Aggiunge Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale:
“La Regione sta facendo partire alcune risorse per la viabilità inter-aziendale e le strade rurali a valere sul Psr, ma è necessario investire ancora di più sulla viabilità nella nostra regione, uno dei principali ostacoli allo sviluppo del territorio”.
Di questo tema ha parlato in un’intervista a I Nuovi Vespri, il professore Marco Trapanese, coordinatore del corso di laurea in Ingegneria della e-mobility presso dell’Università di Palermo, lo scorso 6 marzo:
“Sulla viabilità ordinaria è opportuno evidenziare un aspetto trascurato: è uno degli strumenti principali per avere un’economia agricola efficace: senza la viabilità ordinaria l’agricoltura muore: ed è quello che sta accadendo in Sicilia. I territori interni della nostra Isola sono fortemente sfavoriti. L’agricoltura delle isole italiane soffre una doppia concorrenza: sui prezzi e sui trasporti. Molti Paesi esteri – e questo voi lo scrivete spesso – producono a costi molto più bassi, anche se, in molti casi, i prodotti che arrivano sulle nostre tavole sono scadenti. Ma i prezzi sono bassi e i prodotti diventano fortemente concorrenziali. Questo già penalizza gli agricoltori siciliani che, tra i tanti problemi, debbono pure operare con una viabilità disastrosa” (QUI, PER ESTESO, L’INTERVISTA AL PROFESSORE TRAPANESE CHE AFFRONTA ANCHE IL TEMA DELLA VIABILITA’).
Tornando al carciofo – che in Sicilia si coltiva sia nella parte occidentale dell’Isola, sia sul versante orientale – quest’anno, nella nostra isola, non sono mancati i problemi.
“Il raccolto del carciofo di Cerda (un centro molto importante per la produzione del carciofo nella provincia di Palermo) accusa anche quest’anno una pesante flessione – leggiamo sempre nel comunicato della CIA -: in queste ultime settimane ha fatto registrare nella zona un calo che varia tra il 30 e il 40 per cento. Lo scorso anno, a causa della grave siccità a cavallo tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, il raccolto era già stato inferiore del 50% rispetto alla media. Negli ultimi due mesi il problema è stato l’alternarsi di freddo e caldo”.
Alla citata assemblea era presente anche il sindaco di Cerda, Salvatore Geraci, al quale è stato chiesto di istituire il servizio di manutenzione delle strade rurali e di fare pressione sul Governo regionale per fare uscire il bando con il Psr:
“Il sindaco – spiega Di Leonardo – si è impegnato a trovare il modo per stanziare attraverso i bilanci del Comune una somma tra i 5 e i 10 mila euro e di vigilare sulla pubblicazione dei bandi del Piano di sviluppo rurale. Allo stesso tempo si attiverà con l’ente di sviluppo agricolo per avere a disposizione dei mezzi meccanici per degli interventi di emergenza”.
Non possiamo non segnalare la stranezza di un’amministrazione comunale, quella di Cerda, ma anche tante altre amministrazioni comunali della Sicilia, che si accorgono solo adesso che le strade provinciali, nella nostra Isola, cadono a pezzi.
Ci piacerebbe capire – dal sindaco di Cerda e dagli altri sindaci dei Comuni siciliani – dove si trovavano quando, nella passata legislatura, il Governo Renzi, con l’avallo del Governo regionale di Rosario Crocetta – entrambi Governo a guida Partito Democratico – tagliavano i fondi alle ex province della Sicilia.
Erano in vacanza? Erano in gita sulla luna? Sono sindaci del PD che ‘solidarizzavano’ con il partito politico al quale fanno capo?
Nel comunicato della CIA si parla anche della Sagra del Carciofo, in programma il 25 aprile.
“Bisogna tornare a mettere al centro il prodotto e non solo la festa e il folclore – spiega Di Leonardo – la qualità del nostro carciofo spinoso è riconosciuta a livello internazionale ed è giunto il momento, sul piano della commercializzazione, di istituire la Denominazione Comunale d’Origine e di avviare contemporaneamente, coinvolgendo anche i territori di Sciara e Termini Imerese, il percorso per il riconoscimento del marchio Igp. Ritengo che sia stata un’assemblea che ha dato dei risultati, il sindaco si è anche detto disponibile ad incontrarci periodicamente per un confronto continuo sulle cose da fare per questo territorio”.
Noi riteniamo che l’istituzione del “Marchio Igp”, rispetto ai problemi provocati dalla globalizzazione dell’economia, sia solo una perdita di tempo e di soldi. Come spiega bene il professore Trapanese, tra i tanti problemi dell’agricoltura siciliana ce ne sono due che non si risolvono con le sceneggiate dell’Igp: le strade che cadono a pezzi e la concorrenza dei prodotti esteri che invadono l’Italia.
Fino a qualche anno fa il carciofo italiano primeggiava in Europa. Su una produzione italiana di carciofo pari a 500 mila tonnellate, il 35% viene prodotto in Puglia, il 32% viene prodotto in Sicilia, il 21% viene prodotto in Sardegna, il 7% in Campania, il 4% nel Lazio e poi piccolissime produzioni in altre Regioni italiane.
Oggi la situazione è un po’ cambiata sia per i danni prodotti dal maltempo, sia perché altri Paesi del mondo hanno iniziato a produrre carciofi: l’Argentina (che oggi produce quasi 90 mila tonnellate di carciofi all’anno) e, negli ultimi anni, l’Egitto (che oggi produce 70 mila tonnellate all’anno di carciofi) e la Cina che, in pochissimi anni, è passata da una produzione di 8 mila tonnellate all’anno a 55 mila tonnellate all’anno.
Superfluo aggiungere che in Egitto e e in Cina i costi di produzione sono molto più bassi rispetto a quelli italiani. E già, anche se questo lo dicono in pochi, i carciofi esteri (soprattutto egiziani) hanno invaso la Sicilia.
Contro l’invasione di carciofi egiziani e cinesi a prezzi stracciati non servono né le chiacchiere, né l’Igp: servono i dazi doganali, subito, altrimenti non tra 100 anni, ma nei prossimi 3-5 anni gli agricoltori siciliani – e ci riferiamo ai produttori di carciofi di Cerda, di Scaiara, di Termini Imerese, di Ramacca e, in generale, della Sicilia orientale – non avranno più motivo di coltivare i carciofi.
Foto tratta da turismo.it
P.s.
Vi diamo una notizia finale che è frutto di nostre osservazioni su quattro centri commerciali di Palermo.
Rispetto allo scorso anno i prezzi dei carciofi, quest’anno, sono un po’ più alti di quelli dello scorso anno. Questo aumento del prezzo è giustificato in minima parte dalla riduzione della produzione di carciofi della Sicilia sottolineata dalla CIA.
I carciofi siciliani, infatti, sono stati sostituiti da carciofi arrivati in Sicilia dall’estero, Egitto in testa. Ciò significa che i commercianti stanno guadagnando di più: acquistano i carciofi a prezzi inferiori rispetto ai carciofi siciliani e li vendono a prezzi maggiori.
Il tutto con una politica siciliana totalmente assente.
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