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Ma cos’hanno combinato con la spiaggia di Mondello? Studiare un po’ prima di agire no?

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Per carità, l’imponente mareggiata e la bufera di tramontana e grecale ci sono state e hanno creato problemi. Ma i danni, quelli veri, come racconta in questo articolo il professore Silvano Riggio, docente di Ecologia all’università di Palermo, li hanno prodotti – dopo mareggiata e bufere – coloro i quali dovrebbero salvaguardare quel bene prezioso che è la spiaggia di Mondello. Quello che hanno combinato è incredibile!

Il mare costruisce, il mare distrugge. L’uomo distrugge anche quando penserebbe di costruire: per ignoranza dei princìpi naturali, oltre che per avidità speculativa. Per la nostra città – Palermo – quest’enunciato è attuale più che altrove, e quanto è avvenuto alcuni giorni addietro nella spiaggia di Mondello ne è un’ulteriore dimostrazione.

L’imponente mareggiata seguita alla bufera di tramontana e grecale, e quindi ai venti di ponente, ha impattato pesantemente sull’arenile e ne ha asportato una porzione consistente di spiaggia che i flutti hanno ribaltato sulla riva finendo con l’invadere la carreggiata stradale. Una situazione non nuova che si ripete con le perturbazioni più violente della stagione invernale.

La più colpita è la sezione estrema di Valdesi, prospiciente il moletto del Circolo Lauria che nei giorni scorsi è stata ricoperta da una spessa coltre di sabbia e detriti. L’allarme dei residenti ha sollecitato l’intervento pubblico che in questi casi viene eseguito con le procedure di emergenza che comportano la rimozione e il trasporto della sabbia considerata un rifiuto pericoloso.

Ma la sabbia non è un rifiuto ed è essenziale al mantenimento dell’arenile. Si giustificano pertanto le critiche e proteste sui mass media di coloro che in procedure così radicali ravvisano un danneggiamento alla struttura e consistenza della spiaggia con un danno superiore all’eventuale effimero beneficio per gli abitanti.

Andando alla radice del problema, va ricordato che una spiaggia non è un manufatto immobile vocato alla fruizione degli umani, ma è il risultato di un evento dinamico che coinvolge sia eventi naturali che la loro interferenza con l’opera dell’uomo. Per definizione, l’arenile è un sistema precario ed instabile, risultato di due fenomeni opposti:

– uno è, a monte, l’erosione di materiali finemente particolati derivati da una costa rocciosa e dall’entroterra continentale, e che si identificano con le sabbie;

– l’altro è, a valle, il loro trasporto attraverso i fiumi e le correnti marine in un’area costiera di deposito, dove i granuli di sabbia si accumulano in fasce parallele emergenti da una piattaforma sommersa, e che formano per l’appunto una spiaggia.

Le spiagge nascono dall’equilibrio dei fenomeni principali di erosione, tra porto ed accumulo, dipendenti dalle condizioni ambientali; sono quindi un aspetto provvisorio del paesaggio costiero, che si forma e si disfa in tempi che una volta superavano di norma la durata media della vita umana, ed oggi spesso sono molto più brevi, se non addirittura istantanei. Basta infatti la diga di un bacino artificiale, una costruzione abusiva, l’inquinamento delle acque, e soprattutto la costruzione di porti, scogliere frangiflutto e “pennelli a mare”, per provocare la scomparsa di una spiaggia e la sua ricomparsa in un altro luogo.

Questo in un discorso generale. La spiaggia di Mondello merita un discorso a parte essendo diversa dalla maggior parte delle spiagge italiane. L’arenile di Mondello infatti non dipende da apporti fluviali che non esistono più, semmai ve ne sono stati, ma dallo spiaggiamento di minuscoli granuli di calcarenite mescolati ad un’infinità di gusci scheletrici di organismi marini ospiti della foresta sottomarina di Posidonia oceanica che ricopre i fondali litoranei della baia.

Quest’origine vivente fa della spiaggia di Mondello un ambiente subtropicale simile a quello delle spiagge coralline dei tropici e ne accresce la preziosità, oltre che l’interesse, ma è anche particolarmente sensibile ai danni apportati dall’uomo.

E l’uomo a Palermo è stato sempre nemico del mare. Chi ha comandato non l’ha capito e meno che mai lo ha amato. Il mare ha avuto un ruolo soltanto per le attività di marinai e pescatori lungo la costa.

Se si valuta appieno l’importanza della sabbia e la realtà dei fenomeni dinamici della spiaggia, non si porta la sabbia in discarica, ma la si raccoglie, si ripulisce dai rifiuti e si depone sull’arenile, dove il mare provvederà al suo recupero.

Un’altra parola andrebbe spesa per gli accumuli di fronde morte di Posidonia, che vanno interrati nella spiaggia e non portati via. Essi sono infatti l’ossatura della spiaggia stessa che ne permette la conservazione. Ma questo i cittadini non lo sanno e tanto meno lo sanno coloro che sono preposti alla gestione dell’ambiente. Occorre un’educazione ambientale affidata a chi l’ambiente lo conosce e lo studia.

Solo una presa di coscienza reale, sostenuta da un’auspicata collaborazione con gli amministratori, potrà salvare quello scrigno di bellezze che è la nostra unica spiaggia. Non saranno certo le ruspe della protezione civile, né le “cure affettuose” della Società Mondello.

Foto tratta da medium.com

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