Il fatto che gli studenti ieri abbiano invaso le vie di tante città del modo è un evento positivo (anche i giovani, in Sicilia, hanno risposto bene). Ma attenzione alle insidie del capitalismo onnivoro e insaziabile che vorrebbe riproporre, nel nome di un falso ambientalismo, la crescita infinita fondata sull’ulteriore indebitamento delle famiglie e dei popoli. Magari riproponendo le grandi opere che servono solo per fare arricchire chi le deve realizzare: come la TAV
di Antonio Piraino
Dunque anche i giovani palermitani (con qualche vecchietto di lungo corso, come il sottoscritto) sono scesi in strada per salvare l’ambiente. Una grande soddisfazione per chi da almeno un decennio pensa che distruzione dell’ecosistema e crescita delle disuguaglianze sono la morsa mortale della nostra civiltà. Come non essere contenti!
Ma saremmo irresponsabili se ad un tempo non richiamassimo la complessa posta in gioco che nei prossimi anni si giocherà in nome della salvaguardia dell’ambiente. Per tale ragione, senza evocare tesi complottiste, non può non richiamarsi la singolarità di questo improvviso risveglio. È evidente che c’è una regia globale. Ben venga ma attenzione.
In estrema sintesi.
La salvaguardia dell’ambiente, sapientemente evocata e strumentalizzata, può essere il leitmotiv in nome del quale il capitalismo globale compie la più grande riconversione consumistica rilanciando la crescita infinita (si pensi alla sostituzione forzata del parco macchine del mondo, o all’imposizione di standard energetici degli edifici per accelerare il processo di sostituzione, all’enfatizzazione delle grandi opere) fondata sull’ulteriore indebitamento delle famiglie e dei popoli.
Allo stesso tempo la riconversione ecologica dell’economia può essere un grande processo di liberazione dal capitalismo attraverso la costruzione dal basso di una economia circolare diffusa e quindi capace di ridurre le disuguaglianze sociali.
Cosa farà la radicale differenza?
Semplicemente le modalità di attuazione della riconversione!
I grandi interessi capitalisti punteranno a rilanciare i nuovi consumi. La vera politica dovrebbe promuovere la diffusione produttiva di energia da parte di tutti. Le fonti rinnovabili fanno paura al capitalismo perché sono democratiche (tutti possiamo diventare produttori) a differenza dei grandi impianti petroliferi. Da qui l’uso scandaloso del potere per impedire la diffusione delle capacità produttive energetiche attraverso il controllo delle reti, funzionale all’imposizione della regola che gli individui possono produrre ciò che consumano. Non di più!
Parallelamente un altro campo di scontro tra finti ambientalisti capitalisti e i popoli ambientalisti sarà la battaglia per la durabilità dei beni, ai nostri giorni radicalmente compromessa dalla logica della domanda (il consumo sempre nuovo) che crea l’offerta (la crescita).
Dunque in cammino verso un nuovo mondo, ma attenti ai compagni di viaggio!
Foto tratta da meteoweb.eu
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