Sarà anche un ragazzo, ma il vice presidente del Consiglio e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, in visita qualche settimana fa a Termini Imerese, aveva intuito quello che la magistratura sta accertando: “Ci sono i prenditori e gli imprenditori; ci troviamo di fronte ad un prenditore, che ha preso i soldi, si è preso i soldi dello Stato”. Ma quanto è costata alla Sicilia l’industrializzazione con il denaro pubblico?
di Antonino Privitera
Qualche giorno fa avevamo scritto delle vicissitudini che da quasi mezzo secolo angosciano l’area industriale di Termini Imerese (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Si era accennato che la Procura della Repubblica della città aveva già aperto un fascicolo per capire la direzione che avevano preso svariati milioni di euro che, da qualche anno, ‘svolazzavano’ sopra lo stabilimento che fu SICILFIAT.
Quello che era nell’aria è accaduto: i vertici della industria piemontese BLUTEC sono stati arrestati e lo stabilimento sequestrato. Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che i soldi abbiano preso destinazioni diverse preferendo ai rischi d’impresa i rischi finanziari.
Aveva visto giusto il Ministro Luigi Di Maio e, pur non dicendolo chiaramente, ha detto più di quanto in un primo momento qualcuno ha voluto non capire.
In occasione della sua venuta a Termini Imerese Di Maio a detto:
“Ci sono i prenditori e gli imprenditori; ci troviamo di fronte ad un prenditore, che ha preso i soldi, si è preso i soldi dello Stato”.
Ma quali sono i mezzi e gli strumenti che ha a disposizione lo Stato per evitare di fare il gioco dei ‘prenditori’ piuttosto che dare fiducia agli imprenditori?
Vi sono analisti che valutano le richieste e si avvalgono di specifiche professionalità prima di concedere milioni di euro in libertà, o ci si basa sull’intuito personale del responsabile del momento?
Il precedente industriale titolare della DR Motors Company, Massimo Di Risio, è stato subito liquidato da Corrado Passera – Ministro del Governo Monti – perché inaffidabile (forse avrà anche pesato il fatto che, essendo di Avellino, quindi del Sud…?) invece i piemontesi dalla Blutec hanno trovato tutte le porte aperte ed INVITALIA, nel 2014, ha assegnato loro subito un’anticipazione di 21 milioni di euro per fare partire i propositi di green automotive, anche se, tanto per cominciare, la prima mossa effettuata fu di chiedere gli ammortizzatori sociali, cioè la Cassa integrazione!
Ma come hanno fatto a non capire, politica e sindacati, che le premesse precludevano ad un grande bluff? Blutec dapprima ha annunciato una sostanziosa commessa da Poste Italiane per 7000 tricicli elettrici e intanto questi si approvvigionavano del mezzo da una industria francese; poi – per essere credibili – hanno sbandierato accordi con industrie cinesi… infine, in extremis, sono sbocciati nuovi accordi con Fiat e intanto negli stabilimenti di proprietà in funzione in Piemonte sorgevano tensioni per ritardi nei pagamenti degli stipendi…
Possiamo ora consolarci col canto del cigno: lo stabilimento in Sicilia è sequestrato ed è candidato a diventare un sito da “archeologia industriale” come tanti altri opifici industriali abbandonati che si vedono transitando sull’autostrada fiancheggiata dall’ASI di Termini… Tutte strutture di innumerevoli scheletri di speranza che hanno ingoiato montagne di soldi per la realizzazione di immobili e attrezzature e che hanno prodotto solo illusioni, delusioni e Cassa integrazione!
Ma nessuno dei responsabili politici gira, si guarda attorno e si pone domande sulle gestioni di tutte le ASI della Sicilia e d’Italia? Quanto sono costate, costano e costeranno le ASI? Chi ha ottenuto finanziamenti e che fine hanno fatto le attività? Come e da chi sono gestite? E perché tante ASI che agiscono in autonomia e senza una strategia in ambito regionale?
Anche se in Sicilia le ASI, sulla carta, sono state ‘riformate’, la filosofia è rimasta la stessa.
Certo, non è bello ciò che è bello, ma quello che piace e, ASI piace… cosa c’è di meglio per i Comuni che avere una propria Area di Sviluppo Industriale?
Mediante queste organizzazioni sostanzialmente autonome è possibile assegnare delle are, realizzare strade inutili per ottenere finanziamenti comunitari e nazionali… Male che va ci sarà sempre un motivo per chiedere ammortizzatori sociali.
Invero, anche quando non si realizzano manufatti produttivi c’è sempre il ritorno immediato di denaro per impinguare le ‘casse’ dei Comuni, perché basta perimetrare la destinazione urbanistica che, quantomeno, i balzelli sui terreni s’innalzano da terreno agricolo a produttivo, con relativa applicazione di aliquote e rendita alle stelle!
“Così fan tutte”, titola una commedia! Ma qui non siamo al teatro e questi fatti non possono essere più tollerati. Non può essere tutto alla mercé delle speculazioni; come si fa a stare in guardia con le banche… la sanità… il commercio… l’industria… l’istruzione… l’assistenza… quale settore si salva?
Le Istituzioni che appaiono monolitiche ed inattaccabili sempre più spesso mostrano le proprie fragilità di fronte a imbroglioni, speculatori, ladri e truffaldini.
La Magistratura stessa, suo malgrado e senza alcuna responsabilità diretta, a Bari si è trovata vittima degli imbrogli nella realizzazione del Palazzo di Giustizia che dopo poco tempo dall’ultimazione dei lavori è stato dichiarato inagibile!
Che tristezza! In questo panorama c’è solo da sperdersi… bisogna guardare avanti…sì, guardare avanti … aspettando il prossimo evento?
Foto tratta da lavocedibagheria.it