Agricoltura

La disperazione degli agricoltori siciliani. Cosimo Gioia: “Se non si fa qualcosa temo giorni brutti”

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I prodotti agricoli siciliani, massacrati dalle produzioni estere che arrivano a prezzi stracciati, non si vendono. Ma le banche, l’INPS e l’ISMEA vogliono che gli agricoltori della nostra Isola paghino mutui, contributi e cambiali agrarie. L’incredibile storia della Banca dei terreni, il ‘regalo’ del passato Governo del PD agli agricoltori. Intanto, nelle campagne siciliane, la rabbia cresce di giorno in giorno…    

da Cosimo Gioia (nella foto sotto a destra)
riceviamo e pubblichiamo

La situazione dell’agricoltura Siciliana si aggrava giorno dopo giorno.
Associazioni, gruppi e quant’altro di agricoltori e allevatori si costituiscono giornalmente nei vari territori a vocazione agricola con l’intento di organizzare una serie di manifestazioni alla stregua dei pastori sardi.
Il malcontento è sostituito dalla disperazione di essere inermi di fronte al disastro provocato dalla globalizzazione dell’economia e alla caduta dei prezzi dei prodotti agricoli che non riescono a pagare nemmeno i costi di produzione.

Indebitamenti, aste giudiziarie, pignoramenti dei beni arrivano come fiumi in piena giornalmente, gettando nella disperazione padri di famiglia che non sanno più come reagire di fronte a tale situazione.

I costi dei mezzi di produzione aumentano giornalmente, manodopera compresa; quest’ultima, con controlli di tracciabilità severi e con costi fuori mercato di fronte ai prezzi di vendita dei prodotti nostrani. Fioccano denunce di capolarato, arresti etc.

Persino l’ISMEA, organismo statale che dovrebbe sopraintendere allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile con la legge del 28 Luglio 2016 n. 154, ha costituito la Banca dei terreni che mette all’asta fondi, per l’acquisto dei quali sono stati riscontrati ritardi nei pagamenti dovuti all’impossibilità di onorare le rate di fronte alla crisi del settore: crisi che sta travolgendo anche tanti giovani giovani che avevano coltivato il sogno di diventare imprenditori agricoli.

Quest’ultimo punto – la costituzione della Banca dei terreni – è uno dei tanti ‘regali’ che ci ha fatto quello ‘scienziato’ dell’ex Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.

Le organizzazioni di categoria tacciono e la politica pure. Davanti a tale sfacelo gli agricoltori, disperati – e qualcuno, come raccontano le cronache, si è pure suicidato di fronte al sequestro della propria abitazione – stanno trasformando la disperazione in rabbia. Temo che nei prossimi giorni qualcosa succederà.

Basterebbe dare un segnale, come l’applicazione della legge 102/04 ex 135 che sospende per 24 mesi i pagamenti INPS, ISMEA e le procedure ingiuntive in attesa che altri sacrosanti interventi che richiedono tempo vengano adottati dai Governi: nazionale e regionale.

Non è carenza di volontà o incapacità da parte degli imprenditori a scatenare tutto questo, ma l’impossibilità materiale a competere con i prezzi dei prodotti importati a importi stracciati da Paesi in cui i costi di produzione sono 10 volte più bassi.

Come si fa? Ma davvero chi ci governa o ci ha governato non si accorge di niente?

Come si può competere con costi di manodopera altissimi tra buste paga, INPS e viste mediche? Tutte cose giuste, per carità: giuste e condivisibili. Il problema è che ci confrontiamo con importazioni incontrollate di prodotti agricoli spesso malsani che arrivano da Paesi che trattano la manodopera in maniera disumana… Eppure per le ‘autorità’ tutto va bene!

Il Presidente della Regione e l’assessore all’Agricoltura, a parte i proclami, allargano le braccia dicendo:

“E’ il mercato, non possiamo farci niente….”.

Ma scherziamo? Chi ha la responsabilità della salute? Chi si deve occupare dei problemi economici della Sicilia se non loro?

Dicono: quando una nave carica di prodotti agricoli esteri entra in un porto europeo non può essere più controllata. Falso. I governanti siciliani hanno la possibilità di effettuare i controlli sanitari: il grano duro che arriva in Sicilia,  ad esempio, è talmente carico di sostanze nocive che i Paesi esportatori non possono darlo nemmeno come mangime agli animali perché supera i limiti consentiti nella loro nazione.

Noi invece lo mangiamo e, cosa più grave, lo diamo ai nostri bambini!

Mi fermo qui, ma poteri continuare. Dico solo che qualcosa di grave sta per accadere e, temo, io che vivo in quest’ambiente e ascolto i preparativi in corso, che saranno giorni brutti.

Foto tratta da lasicilia.it

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