Questa tesi non è campata in aria. Per alcuni materiali da riciclare c’è un problema di collocazione di mercato. Ciò potrebbe spiegare gli ‘strani’ incendi che negli ultimi tempi hanno hanno colpito gli impianti saturi dove erano stati collocati rifiuti riciclati invenduti. Le alternative? I termovalorizzatori
di Antonino Privitera
Per vivere dignitosamente ben vengano le Convenzioni ed anche le penalizzazioni da parte dei Consorzi purché non rimaniamo condannati a vivere in una Città sporca e irrispettosa dell’ambiente. Ma ci sarebbe qualche altra cosa da fare?
Dai risultati fino ad ora raggiunti si direbbe che siamo a buon punto, anzi contrariamente a quanto siamo portati a pensare – vedendo Palermo e la Sicilia – la media nazionale porta l’Italia al primo posto tra i Paesi europei nella raccolta differenziata di rifiuti.
Certo, la Sicilia e le sue grandi città contribuiscono negativamente in quanto come dicevamo la media scende notevolmente attestandosi tra il 14% per Palermo e, peggio, quasi al 10% per Catania.
Nonostante le autocelebrazioni del Sindaco di Palermo la problematica dei rifiuti rimane cristallizzata nel luridume nelle strade e nel perenne accumulo di “munnizza” dentro e fuori i contenitori e la decantata parziale raccolta differenziata in città sfiora il ridicolo.
Si diceva dell’impianto TMB (Trattamento Meccanico Biologico) che la RAP ha realizzato a Bellolampo… di fatto non è una piattaforma di riciclaggio, né una stazione di pre-trattamento e separazione di rifiuti, come l’analogo impianto di Roma, che l’11 dicembre 2018 ha subìto un incendio.
Questi “stabilimenti”, previsti dalla legge per abilitare le discariche controllate, hanno il compito, qualora funzionassero in modo ottimale, di consentire il recupero di alcuni tipi di materiali ferrosi, ma che di fatto li tritura un po’… li dovrebbe essiccare…per poi ridurli di volume e quindi destinarli – quale combustibile solido – da utilizzare in termovalorizzatori o cementifici e quindi… alla discarica stessa!
La cronaca ha più volte posto all’attenzione la connessione rifiuti/mafia. Certo, non tutte le attività sono riconducibili al malaffare, ma i recenti avvenimenti che consentono di parlare di “terre dei fuochi” non lasciano molti dubbi.
Fino a poco tempo fa sentire parlare di “terra dei fuochi” ci portava mentalmente all’ambito campano dove la camorra ha seminato rifiuti di ogni tipo per smaltire spesso materiali pericolosi ed inquinanti provenienti dal Nord Italia.
Si è sentito parlare anche di navi che misteriosamente sono affondate nei mari al largo della Calabria, indicando nella ‘ndrangheta calabrese la responsabile di questi traffici.
Velatamente si sente parlare di traffici internazionali che interessano Paesi di mezzo mondo utilizzati come discariche dai civili Paesi industrializzati, ma noi in Sicilia non abbiamo nulla da invidiare ai Paesi esteri: abbiamo i nostri lungimiranti politici che sanno il fatto loro in tema di discariche
Da noi… una discarica non si nega a nessuno! Prima tutto avveniva abusivamente, da qualche decennio le cose sono cambiate, ci pensa la Regione siciliana!
Fra un presidente e l’altro non fa tanta differenza: Cuffaro, Lombardo, Crocetta… basta tirare a sorte ognuno di loro ha il proprio bravo procedimento a carico…
Discariche a più non posso, d’altronde i rifiuti si producono dappertutto!
La Capitale è stata agli onori nazionali per la mega discarica di “Malagrotta”, la Campania gode dell’imprimatur di “terra dei fuochi”, da noi è tutto velato e ben conservato nei brogliacci della Regione siciliana e nei vari Uffici Giudiziari.
Volendo c’è di tutto: dalla discarica di Mazzarà S. Andrea (dove sono stati trovati seppelliti anche vittime di mafia!) agli affari milionari dei gestori privati della discarica di Siculiana – “Catanzaro Costruzioni srl – legati all’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante.
Proprio la discarica di Siculiana, provincia di Agrigento, gestita dal gruppo Catanzaro – viene tirata in ballo dal Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ed indicata all’attenzione delle Autorità politiche e Giudiziarie in quanto – pur essendo stata chiusa per violazioni alle leggi riguardanti le norme ambientali – potrebbe essere indicata come punto di conferimento per la “munnizza” palermitana nelle more dell’ultimazione delle ennesima “vasca di raccolta” a Bellolampo (la settima vasca, per l’esattezza).
Si dice: “Mal comune mezzo gaudio” e così da alcuni mesi sono balzate agli onori della cronaca anche le civili ed industrializzate Regioni del Nord Italia: Piemonte e Lombardia per sospette connessioni mafia/rifiuti.
Paradossalmente le Regioni che vantano le più alte percentuali nella raccolta differenziata sono diventate ad alto rischio di incendi nei depositi di materiale proveniente dalla raccolta differenziata. Negli ultimi mesi si contano addirittura 261 incendi, il 47% tra la Lombardia ed il Piemonte!
Come si spiega ciò? Vediamo di capirci qualcosa.
A seguito della organizzazione e l’incremento della raccolta differenziata l’imprenditoria del Nord ha investito anche nelle tecnologie del riciclo dei materiali recuperati anche nel settore degli imballaggi, in particolare nella plastica e nel cartone che, da soli, costituiscono l’80% del totale dei rifiuti prodotti.
Per ovvie opportunità logistiche, tramite le piattaforme dei vari Consorzi, è stato incrementato il conferimento dei materiali in località viciniori agli impianti di selezione e trasformazione. Contestualmente si è sviluppato un canale di vendita con la Cina, Paese notoriamente laborioso ed in grande sviluppo merceologico, che ha dapprima trovato conveniente approvvigionarsi di plastica e cartone disponibile presso le imprese italiane del settore del riciclo.
Da qualche tempo la Cina ha smesso di comprare la plastica e il cartone, tramite il CONAI, va via via accumulandosi in ogni dove in quanto le industrie italiane non riescono ad assorbirne la ingente disponibilità.
La ovvia conseguenza – per l’elementare principio che regola i mercati – è che l’equilibrio tra domanda ed offerta ha determinato una fluttuazione dei prezzi al ribasso per i venditori che, non trovando convenienza nel vendere in perdita, hanno saturato le capacità di stoccaggio dei materiali invenduti.
L’invenduto in sovrabbondanza dovrebbe essere smaltito in qualche modo e ciò rappresenta un costo che incide nella filiera della raccolta differenziata che oltretutto, nell’ammontare totale, assomma anche i corrispettivi previsti a favore dei Comuni ed altri enti convenzionati.
Ecco la soluzione del problema: “Irresponsabili commercianti” certamente con le loro capacità di mimetizzazione affaristico/mafioso entrano nel meccanismo e creano immensi depositi dove vengono accantonate – in attesa del …successivo ciclo di lavorazione o di tempi migliori – le materie che devono completare il percorso di riciclo e riutilizzo con la realizzazione di nuovi prodotti.
Non trovando lo sbocco commerciale la soluzione è presto trovata: arriva per “disgrazia” l’autocombustione! Così interi magazzini zeppi fino all’inverosimile di rifiuti improvvisamente diventano un rogo difficilmente controllabile come accaduto a Milano, dove l’incendio di un deposito è stato domato dopo 28 giorni di lavoro da parte dei Vigili del Fuoco!
Invero il settore dei rifiuti, che da noi dissemina il territorio di discariche, nelle aree dove la raccolta differenziata è a livelli per noi alquanto lontani, è sotto scacco e sta subendo degli attacchi che rischiano di compromettere tutta la filiera. Chissà se il nostro ritardo, una volta tanto, non potrebbe costituire un vantaggio?
Essere ancora sostanzialmente allo stadio della raccolta indifferenziata quale vantaggio ci potrebbe dare? Dal momento che è impensabile riuscire a non produrre rifiuti è giunto il momento indifferibile di valutare altri sistemi di smaltimento: la termovalorizzazione?
In Italia già esistono ben 41 impianti che eliminano rifiuti con questo processo quasi tutti al Nord: a Sud opera quello di Acerra; mentre in tutto il resto dell’Europa è normale utilizzare questo sistema per eliminare i rifiuti che vengono utilizzati come fonte alternativa ai prodotti fossili per ottenere energia.
In Sicilia ed a Palermo è sempre stato tabù pesare a ciò (…interessi mafiosi?). Possibile che solo noi abbiamo la verità in tal senso e tutti gli altri sono degli imbecilli? Le argomentazioni che appassionano i “cultori dell’ambiente” si sono sempre basate sulla salvaguardia dalle sostanze inquinanti che vengono emesse da questi impianti. Sarà anche vero che nelle emissioni non vengono diffuse essenze di gelsomino (anche se teoricamente ciò potrebbe essere possibile), ma sarà anche vero che con la tecnologia odierna sono stati eliminati i problemi di tanti anni fa quando si parlava di inceneritori!
Vi sono esempi di Paesi dove la termovalorizzazione dei rifiuti fa parte della realtà produttiva. Tempo fa Il Sole 24 ore titolava:
“La Svizzera sceglie il know how italiano per i suoi inceneritori. E la tecnologia arriva da Salerno”.
E ancora:
“Gli inceneritori svizzeri passano per essere i più efficienti ed ecosostenibili del mondo. Tutti gli impianti del cantone di Zurigo messi insieme sembra emettano la stessa quantità di fumi di un comignolo di una moderna nave…”.
A Copenhagen l’inceneritore diventa la collina degli sciatori… quindi mentre da noi si dibatte e si censurano i termovalorizzatori gli altri “imbecilli” decidono di rovinarsi il loro ambiente e la salute e realizzano questi impianti? Ma ci rendiamo conto che, a poca distanza da noi, esistono questo tipo di impianti che alimentiamo anche noi con i nostri rifiuti che vengono trasportati in treno al Nord o all’estero (quando non stazionano per anni come “ecoballe”) e paghiamo profumatamente per bruciarli e fare produrre energia?
In pratica: sosteniamo il costo della raccolta, del trasporto e dell’incenerimento, non ottenendo né il recupero dei materiali ferrosi, né le ceneri che possono essere utilizzate come componente per il manto stradale o nel campo delle costruzioni, né l’energia per il teleriscaldamento e l’elettricità!
Possibile che gli altri sono solo degli imbecilli e gli scaltri siamo noi? Le nostre eresie sono utilizzate per affermare che con le discariche e gli impianti TMB noi non avremo l’inquinamento! Ma, mantenere questo sistema di produzione indiscriminato di imballaggi, le discariche, subire gli incendi delle “terre dei fuochi”, il percolato che penetra nelle falde, i trasporti per lo smaltimento con treni e navi non sono inquinamento?
E pensare che il termovalorizzatore di Copenhill è stato progettato per produrre riscaldamento per 140 mila famiglie ed energia per 500 mila persone e soprattutto con l’obiettivo di far diventare Copenhagen la prima Capitale al mondo a zero emissioni di biossido di carbonio entro il 2025!
Fine dell’inchiesta. Sotto le prime due puntate:
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