La nave carica di grano duro canadese ‘bloccata’ la scorsa settimana a Pozzallo, in realtà, non è stata mai bloccata. Le ‘autorità’ regionale sono limitati ad effettuare qualche prelievo, poi il grano è stato scaricato e portato in un molino della Sicilia orientale. E, con molta probabilità, in parte è già nelle nostre pance. Proviamo a illustrare il perché di questi controlli-farsa
Ricordate la nave con 8 mila tonnellate di grano duro canadese ‘bloccata’ qualche giorno fa nel porto di Pozzallo? Con il Governo regionale, presidente Nello Musumeci in testa, che in un comunicato stampa scoppiettante annunciava: “Tolleranza zero!”? (QUI IL NOSTRO ARTICOLO). Ebbene, si è trattato di una sceneggiata napoletana. Ci sono stati, sì, i prelievi, dopo di che il grano duro canadese è stato scaricato e portato in un molino della Sicilia orientale. In pratica: è già in parte nelle nostre pance sotto forma di pane, pizze, farina e, magari, qualcuno ha prodotto anche un po’ di pasta!
Noi, del resto, non ci avevamo creduto. Tant’è vero che abbiamo titolato il nostro articolo così:
“Cari siciliani, ci fanno mangiare il grano canadese e non ci dicono nulla!”.
Noi, in verità, pur avendo ‘naschiato’ qualcosa di strano, ci riferivamo al fatto che in quasi un anno – prima del ‘controllo’ della nave di qualche giorno fa, l’ultima nave carica di grano duro proveniente dal Kazakistan è stata bloccata nel marzo dello scorso anno (COME POTETE LEGGERE QUI) – non avevamo registrato alcun controllo sulle navi cariche di grano estero che arrivano in Sicilia.
Il controllo ‘strillato’ nel comunicato stampa della presidenza della Regione di qualche giorno fa ci aveva lasciato ben sperare: magari, abbiamo pensato, hanno cominciato i controlli delle navi cariche di grano estero che arrivano nei porti siciliani dopo un anno di latitanza.
Ci siamo sbagliati. La nave, questo sì, è stata ‘visitata’ dalle ‘autorità’ sicule in pompa magna: ma si è trattato, a quanto pare, vi una visita-lampo: il tempo di prelevare qualche campione di grano e basta. Poi la nave ha scaricato senza problemi le 8 mila tonnellate di grano duro canadese che, con molta probabilità, è sono in parte finite nelle nostre pance…
Chiediamo ‘lumi’ su quanto avvenuto a Cosimo Gioia, agricoltore, produttore di grano duro siciliano nell’entroterra della nostra Isola, che per un breve periodo, durante il Governo regionale di Raffaele Lombardo ha ricoperto il ruolo di dirigente generale del dipartimento Agricoltura della Regione: l’unico dirigente generale, fino ad oggi, ad aver effettuato controlli seri sul grano estero in arrivo in Sicilia: e proprio per questo sbattuto fuori di corsa dall’amministrazione regionale (QUI LA SUA STORIA):
“Ma cos’hanno combinato? – ci dice sorridendo amaramente Cosimo Gioia -. Quando si effettuano i controlli la nave si blocca per un giorno, al massimo due giorni. In due giorni c’è tutto il tempo di effettuare i controlli sul glifosato, sulle micotossine DON, sulle aflatossine e sull’eventuale presenza di altri contaminanti. Ammesso che, in Sicilia, ci siano i laboratori per effettuare i controlli sul glifosato: cosa della quale dubito”
“Che cosa significa, poi, fermare una nave carica di grano – si chiede e chiede Cosimo Gioia – effettuare i prelievi e poi lasciare che la stessa nave scarichi il grano senza prima conoscere il risultato dei controlli? E’ una presa per i fondelli!”.
“Ed è perfettamente inutile che ora ci vengano a dire che i controlli li effettueranno poi presso il molino dove è stato scaricato il grano – precisa sempre l’ex dirigente generale della Regione -. Perché il grano arrivato con la nave potrebbe essere stato miscelato con altri grani, magari con grano duro siciliano privo di glifosato e di micotossine DON. Pratica, sulla carta, vietata dall’Unione Europea, ma si sa come vanno queste cose…”.
Insomma, ci hanno preso per i fondelli. Ma perché la messa in scena? A che cos’è servita la pupiata mediatica?
“Non saprei dirlo – ci risponde Gioia -. Forse tutto è legato a quello che sta succedendo in questi giorni nel mondo dell’agricoltura siciliana”.
Eh sì, forse Gioia a ha fatto centro. Da qualche settimana, dopo l’esplosione della protesta dei pastori sardi, un po’ tutta l’agricoltura siciliana è in fermento. C’è ‘rivugghio’. A manifestare e ad organizzare incontri e manifestazioni non sono soltanto i pastori siciliani’ taglieggiati’ dagli industriali che lavorano il latte, ma anche tanti altri agricoltori.
C’è ‘rivugghio’ nelle province di Messina, di Catania, di Ragusa, di Siracusa, di Agrigento, di Caltanisetta, di Enna, di Trapani: insomma, in tutta la Sicilia. Incontri di qua, piattaforme di là. Si parla di una grande manifestazione regionale e dell’avvio di una stagione di lotte. L’avversario – questo è ciò che pensiamo di aver capito – è uno solo: la globalizzazione dell’economia. O meglio, gli effetti perversi legati all’arrivo di prodotti agricoli – peraltro spesso di pessima qualità – a prezzi stracciati dal Nord Africa, dall’Asia, ma anche da alcuni Paesi europei, come la Romania per il latte ovino, ma anche dalla Spagna.
Così il Governo Musumeci ha anticipato le mosse: la pupiata di qualche giorno fa dovrebbe servire al presidenet della regione e all’assessore all’Agricoltura, Edy Bandiera, per poter dire:
“Ma noi abbiamo avviato i controlli!”.
Ma la cosa, però, non è credibile. Perché in agricoltura, da parte dell’attuale Governo regionale, di credibile c’è veramente poco!