E meno male che i grillini avevano torto a non voler riconoscere, nelle settimane scorse, il presidente-fantoccio comico-golpista pro USA Guaidò. Che, pronto accomodo, è scappato dal Venezuela dopo essere stato preso, come si usa dire dalle nostre parti, ‘a fischi e piriti’. La figura barbina della UE. Riprendiamo un articolo de ‘L’Antidiplomatico’ che fa giustizia di un golpe da operetta oscena
Che sta succedendo in Venezuela? L’Unione Europea dell’euro, sempre pronta a inchinarsi ai potenti, pensava di aver individuato in Juan Guaidò il cavallo vincente. Ma, a quanto pare, la realtà che va emergendo rischia di far apparire la UE per quello che è: una nullità politica che si regge su una fallimentare moneta unica che resta in piedi per scommessa.
Quello che sta succedendo lo descrive in modo incisivo ed efficace il giornale L’Antidiplomatico in un articolo che vale veramente la pena di leggere e commentare:
“E’ miseramente fallita l’operazione ’23 Febbraio – leggiamo nell’articolo – ovvero il tentativo di violare le frontiere venezuelane con tir e camion contenenti ‘aiuti umanitari’. Di umanitario non c’era niente e gli aiuti erano destinati all’opposizione di ultradestra: infatti i camion servivano a trasportare in territorio venezuelano armi, munizioni e sabotatori, cioè personaggi e materiali utili allo scatenamento della guerra civile sullo schema già visto in diversi altri Paesi, tra i più noti Ucraina e Siria”.
Questa è una cosa che, in realtà, avevano intuito in molti, anche perché è un vecchio trucco molto gettonato negli anni della Guerra fredda. E infatti L’Antidiplomatico scrive:
“Il format era quello classico, che aveva visto la sua inaugurazione nella ex-Jugoslavia e si era ottimizzato in Romania, quindi applicato con alterni successi in Medio Oriente e America Latina, dove però ha avuto la sua disfatta più cocente proprio in Venezuela prima e in Nicaragua successivamente. Soprattutto, l’obiettivo di sabato scorso era quello di violare le frontiere venezuelane come dimostrazione dello scollamento del sistema, di una presunta incapacità del governo di mantenere il controllo su Forze Armate e Guardia Nazionale, blandite e minacciate da Casa Bianca e Guaidò. L’errore clamoroso è stato quello di credere alle menzogne della loro stessa propaganda, che racconta di una emergenza umanitaria e di un governo privo di consenso e tecnicamente non in grado di controllare il Paese”.
Insomma, quelle che ci hanno raccontato in questi giorni erano tutte balle: Maduro, dipinto come “il dittatore cattivo” alle corde, il Venezuela ridotto malissimo, l’emergenza umanitaria e bla bla bla. Tutta allegrae tragicomica disinformazione che avrebbe dovuto giustificare, agli occhi dell’opinione internazionale, l’arrivo di armi per i golpisti e l’esplosione della guerra civile. Ma Maduro ha parato il colpo: il suo Governo è più saldo che mai. E infatti nell’articolo leggiamo:
“Ma la tenuta sociale e territoriale del governo (di Maduro ndr) è saldissima, il sostegno politico viene reiterato da milioni di venezuelani che, nelle città come alla frontiera, difendono il progetto bolivariano e l’integrità della patria. L’emergenza umanitaria non c’è, se si eccettuano le continue rapine delle risorse venezuelane operate dai Paesi-guida del capitalismo che, per loro, prevedono la sacralità delle proprietà, ma per i loro avversari applicano invece il furto e il saccheggio sfacciato e continuato”.
Così apprendiamo che “l’emergenza umanitaria” avrebbe dovuto essere creata dalle solite multinazionali: quelle, per intendersi, che hanno trasformato l’Unione Europea in un infelice luogo di liberismo sfrenato, dove i Paesi europei, invece di solidarizzare tra loro, stanno cominciano a ‘mangiarsi’ l’uno con l’altro: la Francia che tenta di ‘soffiare’ all’Italia gli idrocarburi libici; la Romania – e questa è cronaca di queste ore – che sta provando a far scomparire il latte ovino in Italia, soprattutto in Sardegna e in Sicilia; la Germania che ha ‘saccheggiato’ la Grecia, prima derubandola con i differenti tassi di interesse e poi acquistando a prezzi stracciati porti, aeroporti e via continuando.
Tornando alla sceneggiata americana in Venezuela – perché dietro il tentativo di destituire Maduro ci sono gli USA – nell’articolo de L’Antidiplomatico non mancano gli aspetti tragicomici:
“La giornata di sabato doveva essere accompagnata da un concerto nella zona di frontiera tra Colombia e Venezuela. Si dovevano esibire cantanti trasformati per l’occasione in ipotetiche star. Un concerto ridicolo finanziato da un miliardario che, non per caso, ha disposto duecento metri di spazio vigilato tra i ricchi e i poveri che vi assistevano. Uno spettacolo francamente penoso e per colmo sponsorizzato dalla Colombia. Ovvero, un narco-Stato simbolo di ogni abominio in termini di violazione dei diritti umani, che uccide a migliaia gli esponenti dell’opposizione, che è detentrice del maggior numero di sfollati in un Paese in pace e che ha generato la fuga di 6 milioni di colombiani in Venezuela”.
La fantasia degli americani non ha limiti: la Colombia intruppata tra i Paesi che, con il golpista tragicomico Guaidò, dovevano ridare la “democrazia” al Venezuela…
Dopo di che il papocchio USA ha provocato la rottura delle relazioni politiche e diplomatiche tra Venezuela e Colombia (decisione unilaterale assunta ovviamente dal Venezuela: ed era il meno che poteva fare!). Quanto a Guaidò, che le alte ‘autorità’ italiane e i partiti politici italiani di centrodestra e di centrosinistra si erano precipitati ad omaggiare, come si direbbe dalle nostre parti, sta concludendo la sua ridicola avventura a fischi & piriti:
“L’autoproclamato presidente del nulla – scrive L’Antidiplomatico – è scappato dall’ambasciata colombiana a Caracas a bordo di un elicottero che lo ha portato nella zona colombiana della frontiera. L’idea era quella di farlo entrare trionfante in Venezuela dopo lo sfondamento ‘umanitario’ della frontiera ma, alla fine, si è dovuto accontentare di una mesta riunione con il presidente colombiano Duque, quello cileno Pinera e Luis Almagro, il funzionario USA al vertice degli OSA. Le immagini di questa conventicola golpista riunita con espressione attonita raccontano più di qualunque report la sconfitta patita”.
Ricordate qualche settimana fa quando tutti criticavano il Movimento 5 Stelle che si rifiutava di riconoscere Guaidò come il salvatore del Venezuela? Tutti a dargli addosso, tutti a dire che l’Italia era la pecora nera dell’Unione Europea e altre amenità varie.
E ora le ‘alte’ autorità italiane e i partiti politici italiani pro-Guaidò che fine hanno fatto? Non parlano più?
Non sappiamo come finirà la pagliacciata USA in Venezuela. Quello che sappiamo è che Guaidò, dopo la fuga, non potrà rientrare nel suo Paese, perché verrebbe sbattuto in gattabuia.
A questo punto il racconto del L’Antidiplomatico diventa gustoso:
“C’è dunque adesso da stabilire cosa fare con un personaggio da operetta che si è reso ridicolo di fronte al mondo”. Toccherà al Gruppo di Lima valutare le “opzioni diplomatiche ridicole, come tutte le iniziative fin qui prese. Infatti, pur conscio di non contare nulla, in più di 30 giorni Guaidò ha dato ordini perentori, firmato lettere, scambiato telefonate e preso impegni immaginari ed ora si trova nella poco invidiabile situazione di inutile ingombro senza più nemmeno una residenza fissa. Perché lui è l’emblema della sconfitta. Su di lui, addestrato da anni e finanziato a dovere, aveva puntato la Casa Bianca, convinta che avrebbe prodotto una sollevazione popolare. In realtà, nemmeno la stessa opposizione gli ha dato credito e l’unica cosa che si è sollevata è stata la polvere generata dalle pale dell’elicottero che lo ha portato via dal Venezuela”.
Guaidò, Guaidò, ma chi cummini?
“Fallita l’ennesima spallata al governo (di Maduro ndr) – leggiamo sempre nell’articolo – resta ormai l’opzione militare, tutt’ora sul tavolo per quanto di difficile realizzazione, che prevede l’intervento diretto di truppe colombiane e/o brasiliane. In alternativa, la prosecuzione dello strangolamento economico e commerciale”.
Qui una parentesi. La crisi economica, in Venezuela, c’è per davvero. Ma è stata provocata non da Maduro, come ci vogliono fare credere, ma dai predoni che pensavano di impossessarsi degli idrocarburi e di altri beni presenti in questo Paese.
Ciò posto, resta la domanda: che faranno, a questo punto, gli organizzatori del golpe da operetta oscena di Guaidò?
“L’opzione militare – scrive sempre L’Antidiplomatico – è decisamente quella più pericolosa, perché la pace e la stabilità della regione verrebbero minate definitivamente. Ma le controindicazioni non mancano. La Colombia non ha le capacità militari sufficienti per vincere e il Brasile ha nei suoi stessi militari il primo No che s’annuncia uno scoglio difficile da superare”.
Già, c’è il Brasile finito nelle mani delle destre di Bolsonaro. Ma quest’ultimo dovrà valutare bene le mosse prima di infilare il suo Paese in una guerra dalla quale, con molta probabilità, non avrebbe molto da guadagnare:
“Bolsonaro – leggiamo sempre nell’articolo – non ha ancora finito di capire come ci si muove nel Planalto e difficilmente può dichiarare guerra ad un Paese storicamente amico. Dunque la Colombia potrebbe anche iniziare il conflitto e recitare il ruolo che i turchi ebbero in Siria, ma poi senza il coinvolgimento diretto degli USA, a breve-medio termine il Venezuela avrebbe la meglio e le conseguenze sarebbero imprevedibili per il sistema di potere misto di narcos e politica che governa Bogotà. Dovrebbero quindi, da subito o poco dopo, entrare in gioco le truppe statunitensi”.
Siamo al paradosso: per fare una cortesia agli USA, i narcotrafficanti della Colombia, invece di commercializzare la droga, dovrebbero mettere da parte gli affari e cacciarsi in una guerra contro il Venezuela… In attesa che arrivino le truppe americane, perché il Venezuela farebbe un ‘mazzo così’ ai colombiani lasciati da soli!
“E qui nascono i problemi – leggiamo – perché i terroristi riuniti nello studio ovale possono anche continuare a sognare una simile ipotesi, ma il Pentagono ha perfettamente chiaro che portare soldati USA in Venezuela sarebbe un disastro politico e militare per Washington. Il Congresso ha già dato l’alt ad ogni opzione militare ed anche lo scenario internazionale è sfavorevole all’ipotesi: Onu, OSA e Caricom sostengono Maduro, la UE ha espresso il suo rifiuto ad una azione militare e il Gruppo di Montevideo ha ripreso i suoi lavori per una soluzione diplomatica della crisi”.
E poi ci sono Russia e Cina, che non resterebbero certo a guardare:
“Russia e Cina – scrive L’Antidiplomatico – hanno ripetutamente ammonito Washington dal provare ad attaccare il Venezuela e sono entrambe storie e culture poco inclini a sparate propagandistiche. Si può discutere su quale sarebbe il livello del loro sostegno al Venezuela, ma non che ci sarebbe e nemmeno del peso notevole che avrebbe. E’ tutto meno che conclusa la vicenda, ma intanto si può dire che non è andata come Washington pensava e voleva che andasse”.
Durissimo il commento del giornale sull’attuale Governo degli Stati Uniti:
“La Casa Bianca si lecca le ferite: nessuno ha fatto caso alle sue minacce e alle sue offerte. Nessuno ha preso sul serio una amministrazione composta da delinquenti internazionali di convinzioni nazistoidi e, dopo la sconfitta in Siria, l’abbandono dell’Afghanistan e il fiasco in Nicaragua, il fracasso in Venezuela rappresenta l’ennesima sconfitta di una presidenza ridicola”.
Si chiude con l’Unione Europea dell’euro:
“Quanto ai Paesi europei che avevano dato ultimatum e riconoscimenti illegittimi e precoci – conclude L’Antidiplomatico – nessuna sartoria internazionale sarà in grado di rattoppare i buchi sulle ginocchia, così stupidamente genuflesse davanti ad una amministrazione di criminali incapaci”.
Noi che invece siamo diplomatici invitiamo quella parte della UE che si è frettolosamente schierata con Guaidò a ghirisinni a cogghiri luppini…
Se questi europeisti verranno qui a Palermo, di luppini ne troveranno in grande quantità…
QUI L’ARTICOLO DE L’ANTIDIPLOMATICO
Foto tratta da it.euronews.com
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