Gli arcipelaghi della Sicilia – le Eolie, le Egadi, le Pelagie e Pantelleria e Ustica – sono una ricchezza che la politica siciliana ha sempre trattato male, o, peggio, utilizzato per fare affari (vedi i trasporti via mare che, da decenni, sono monopolio di alcuni gruppi legati a doppio filo con la vecchia politica). E che dire dell’energia? Ancora oggi, invece di puntare sull’eolico e, soprattutto, sul sole, si va avanti con gli idrocarburi!
di Antonino Privitera
Quanti di noi non sono stati presi dall’entusiasmo di un viaggio in Continente o all’estero, ansiosi, finalmente di vedere e trovare cose diverse, di non provare il senso di limitatezza dell’Isola, di sentirsi più con i piedi per terra, di ma quanti non sono stati felici di tornare nella propria Isola. Chi non ha mai provato la felicità e l’ansia di superare quei pochi chilometri che separano la continentale Calabria dalla Sicilia o i pochi attimi che precedono l’atterraggio in uno degli aeroporti isolani?
In un mondo in cui le distanze non esistono più, i mezzi di comunicazione hanno annullato la riservatezza, le integrazioni e le interconnessioni sono agevolate dai social, quando ci guardiamo intorno e ci rendiamo conto di essere, almeno geograficamente, in un’Isola un inconscio senso di orgoglio prende il sopravvento.
E’ vero, quasi sempre si dibatte sulla condizione meridionale ed insulare, e si è alla ricerca dei responsabili dei disagi ambientali, logistici, economici e quasi sempre il tutto si esaurisce con le inconcludenze dovute alle marginalità e allo stato di isolamento rispetto al Continente. E’ altrettanto vero però che nel mondo vi sono esempi dove l’essere Isola non è sinonimo di marginalità, anzi!
Quanti non hanno mai pensato di andare in un arcipelago per vivere un sogno, sinonimo di bellezza, tranquillità, benessere, libertà. In particolari circostanze, chi può, crea la circostanza per coronare un sogno: magari per recarsi alle Maldive, ai Caraibi, alle Hawai, nelle Canarie, o nelle isole Baleari o altre mete nel mondo.
Invero ci sono esempi anche contraddittori tra loro riguardo alle isole: decantate in poemi, in canzoni, per eventi culturali, paesaggistici, sportivi, per tragici epiloghi, altre ancora per essere sedi dei cosiddetti “paradisi fiscali” molto ben conosciuti da potenti e trafficanti e lestofanti. Insomma una varietà infinita ma sempre riconducibile alla tipologia di Isola!
Anche il nostro Paese è ricco di isole, e la Sicilia – essa stessa è la più grande Isola del Mediterraneo – ha una costellazione di isole attorno a sé, ma non se ne accorge nemmeno! E in forza di questo essere isola le positività sono assorbite e metabolizzate con naturalezza, mentre i fattori negativi si incancreniscono e finiscono per fagocitare i vantaggi e quindi non ci fanno apprezzare la fortuna di vivere in luoghi che in cui tanti vorrebbero avere.
Così, mentre, allorquando ci troviamo in altri luoghi riusciamo a cogliere ed apprezzare le peculiarità e le potenzialità che i responsabili preposti riescono a mettere a frutto, quando ci troviamo nei nostri luoghi abituali accettiamo come voluti dal fato le manchevolezze e le mancate occasioni di sviluppo e ricchezza che il Padreterno ci ha elargito.
E’ risaputo che tantissimi italiani girano il Mondo e conoscono tante isole più o meno esotiche, ma non sono mai stati in Sicilia ed è altrettanto vero che molti siciliani non sono mai stati in nessuna delle isole che circondano la Sicilia. E fino a questo punto ci può anche stare, ma che gli amministratori ed i governi della Sicilia non si curino delle cosiddette isole minori non è concepibile!
Non è tollerabile che si porti alla rovina l’isola e non è tantomeno ammissibile che le isole minori non vengano considerate per quello che sono e per i potenziali che potrebbero rappresentare.
L’arcipelago delle Egadi (Favignana, Marettimo, Levanzo) viene indicato come luogo di malaffare per le imprese che dovevano garantire i collegamenti marittimi (QUI TROVATE UNA SERIE DI ARTICOLI SUGLI AFFARI DEL MARE LEGATI ALLE ISOLE MINORI DELLA SICILIA).
L’arcipelago delle Pelagie (Linosa e Lampedusa) che è stato agli onori della cronaca non per la sua bellezza, ma per essere l’estremo lembo amministrativo europeo, pur facendo parte della piattaforma continentale africana.
Pantelleria ed Ustica, i cui nomi li rendono vittime incolpevoli di tristi eventi che non riguardano le peculiarità e le selvagge bellezze di cui dispongono.
Dulcis in fundo, tralasciando scogli e isolotti, si giunge quindi all’arcipelago delle Eolie (Alicudi, Filicudi, Salina, Vulcano, Lipari, Panarea e Stomboli).
Abitare su tutte queste isole non è semplice, ma tuttavia gli “isolani” ci sono ed un Paese che si professa civile ed accogliente ha il dovere di porre in essere tutte le misure necessarie per rendere possibile vivere nel migliore dei modi, e non solo per la quotidianità, ma per potere mettere a frutto i potenziali che ciascuno dei luoghi possiede.
Quando si sentono i propositi dei nostri governanti – che si angosciano perché i predecessori non hanno fatto quanto potevano – e ti elencano le meravigliose prospettive che hanno in mente di mettere in cantiere, allora ti viene in mente di rinfacciare quanto sarebbe semplice copiare quanto già esiste in molti luoghi anche meno fortunati.
Per esempio, parlando di turismo: come è pensabile incrementarlo se tutte le isole non hanno un vero e proprio porto? Basta una minima perturbazione per impedire ai traghetti di attraccare alle banchine agibili solo con mare calmo!
Non parliamo poi di porti turistici che letteralmente non esistono, così le imbarcazioni da diporto o i mega yacth devono restare lontano “all’ancora”!
Lampedusa e Pantelleria, grazie agli aeroporti nati costruiti per esigenze militari, sono raggiungibili anche in aereo, ma a quali prezzi?
Riguardo alle peculiarità agricole: le isole sono rinomate per la qualità dei capperi, per le lenticchie, per il vino, per i prodotti ittici… perché non potenziarne le produzioni?
La madre di tutte le battaglie però è nel settore dell’energia! Laddove ci sarebbe abbondanza di risorse vi è invece abbondanza di sperpero di denaro pubblico. Oggi che la ricerca ha raggiunto livelli non ipotizzabili prima, si continua a sostenere dei costi inverosimili per produrre energia con metodologie di altri tempi.
Perché non sfruttare la gratuita ed immensa insolazione e ventilazione e puntare sul impianti eolici e fotovoltaici? Lo stesso nome – Eolie – proviene da Eolo, dio del vento!
Nelle isole dove sono presenti fenomeni vulcanici perché non si fa tesoro delle esperienze già collaudate a Larderello, provincia di Pisa, per realizzare impianti geotermici per la produzione di energia?
Invece no. Si mantengono impianti obsoleti e costosi. Per esempio, un servizio trasmesso da RAI 3 ha fatto vedere che a Stromboli è stato realizzato un impianto fotovoltaico, ma non funziona ed i pannelli sono utilizzati per fare da riparo ai gruppi elettrogeni… a gasolio.
Bisogna anche sapere che il gasolio giunge via mare da Milazzo, ma dal momento che i generatori non sono vicini, occorre trasportarlo in fusti con un elicottero!
E’ notizia recente che l’Unione Europea ha scelto come progetto pilota per impianti eolici le isole Eolie… (come potete leggere qui). Che sia un auspicio?
Ma la Regione siciliana sa che attorno all’Isola vi sono ben 18 isole abitate e 86 non abitate?
Foto tratta da eolianmilazzohotel.it
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