La notizia la apprendiamo da un post su Facebook del consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Antonino Randazzo. A salvare questo monumento di archeologia industriale è stata la Regione siciliana che ha bloccato un progetto ‘intelligente’ che prevedeva la solita ‘soluzione alla palermitana’: abbattimento per fare spazio a nuovi edifici. La storia di un’opera progettata dal Pietro Ajroldi
La notizia la leggiamo sulla pagina Facebook del Consigliere comunale di Palermo del Movimento 5 Stelle, Antonino Randazzo:
“L’ex Cotonificio siciliano, edificato 67 anni fa a Partanna Mondello… è un raro esempio di splendida archeologia industriale che occorre preservare, riqualificare e restituire ai cittadini . Si era rischiato di vederlo abbattuto, raso al suolo per dare spazio a nuovi edifici abitativi. E’ di oggi la bellissima notizia da parte della Regione siciliana che niente di tutto questo sarà realizzato. Questo grazie all’impegno dei nostri Portavoce in Consiglio comunale del M5S PALERMO e in Commissione, dell’ associazione AIACE, dei tanti attivisti del Movimento 5 Stelle Palermo e cittadini. Insieme per raggiungere questo grande risultato! Ora deve partire la fase del recupero, della riqualifica e la restituzione alla cittadinanza! E’ un gran bel giorno per il Movimento 5 Stelle di Palermo!”.
In effetti è vero: questo esempio di archeologia industriale ha rischiato di essere travolto dal ‘cemento’, che a Palermo, negli ultimi quindici anni, ha travolto tante aree della città.
Basti pensare che cos’è successo a Mondello, dove il verde è stato ‘inghiottito’ dalla proliferazione di ville e villette. Argomento che abbiamo affrontato illustrando e commentando il processo per il cemento facile di via Miseno (COME POTETE LEGGERE QU) e COME POTETE LEGGERE ANCHE QUI.
Con molta probabilità, il cemento avrebbe ‘inghiottito’ anche il Cotonificio di Partanna Mondello che, invece, come ci dice Antonio Randazzo, è stato salvato dalla Regione siciliana.
“Il Cotonificio Siciliano di Pietro Ajroldi e Franco Gioè – scrive l’architetto dario Cottone – realizzato a Partanna Mondello (Palermo) nel 1952, è un edificio simbolo della volontà politica di portare la grande industria in Sicilia, soprattutto ad opera del cav. Domenico La Cavera, ed è una costruzione che – secondo Bruno Zevi – poteva figurare «tra i migliori esempi di architettura industriale italiana». Rappresenta, inoltre, la punta più alta del percorso professionale di Pietro Ajroldi, un cammino che corre parallelamente, e più spesso si incrocia, con l’attività dell’AIR (Architetti ed Ingegneri Riuniti), una sigla dietro la quale si associano alcuni dei maggiori professionisti della cultura architettonica siciliana di quegli anni” (QUI TROVATE PER ESTESO LA STORIA DEL COTONIFICIO DI PARTANNA MONDELLO).
Quello che, ormai, è un esempio di archeologia industriale risale ai primi anni ’50 del secolo passato, quando l’ingegnere Domenico La Cavera, che di lì a poco sarebbe diventato il grintoso presidente di Sicindustria, si batteva per l’industrializzazione della Sicilia. In quegli anni, nel mondo dell’architettura di Palermo, non mancavano i progettisti che guardavano anche alla bellezza.
La scommessa del cotone era giusta, perché questa pianta si coltivava in alcune aree della Sicilia: per esempio, nella piana di Gela, nell’Agrigentino e nel Catanese. Sino alla fine degli anni ’60 del secolo passato la pianta del cotone era ancora presente nella nostra Isola. L’avvento delle fibre sintetiche ne ha decretato la scomparsa. Anche se un tentativo di rilanciare questa coltura è stato fatto nei primi anni ’80, in verità senza molta convinzione, dalla Regione siciliana.
Nel corso degli anni il Cotonificio di Partanna Mondello ha subito modifiche che ne hanno compromesso in parte il fascino. Importante è stato il ruolo svolto dal Forum delle Associazioni che si è battuto per salvare questa splendida testimonianza del passato.
Foto tratta da Salvare Palermo
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