Il presidente della Regione e l’assessore all’Economia dovrebbero rispondere, per iscritto, a un’interrogazione presentata dai venti parlamentari regionali del Movimento 5 Stelle. L’interrogazione è stata presentata nel gennaio dello scorso anno, segnalando incredibili anomalie nella ‘scomparsa’ di circa 6 miliardi di euro di entrate del Bilancio regionale. Perché questo silenzio?
Quattro anni fa, quando l’Assemblea regionale siciliana ha cancellato con una discutibile legge una decina di miliardi di euro dal Bilancio della Regione, il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle a Sala d’Ercole ha sollevato il problema. Con la richiesta di accesso agli atti da parte dei grillini gli ‘uffici’ regionali hanno rifatto i conti e hanno scoperto che i debiti da cancellare non erano pari a 10 miliardi di euro circa, ma a poco più di 6 miliardi di euro (QUI UN NOSTRO ARTICOLO DEL 2015 CHE RACCONTA QUESTA STORIA). La questione è stata posta dallo stesso gruppo parlamentare grillino nel gennaio del 2018 con un’interrogazione, questa volta sui poco più di 6 miliardi di euro di crediti cancellati nel 2015. Ma il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il suo vice, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, non hanno mai risposto.
Perché ricordiamo questa storia? Perché nel Bilancio regionale 2019 è spuntato un ‘buco’ di poco più di 2 miliardi e 100 milioni di euro certificato dalla Corte dei Conti. Cinque mesi prima che la magistratura contabile certificasse il ‘buco’ di oltre 2 miliardi di euro – come già accennato, si era nel gennaio del 2018 – i venti parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars segnalavano un’anomalia che avevano già segnalato quattro anni fa, quando in frett’e furia gli uffici regionali avevano ‘scoperto’ che, in effetti, in un primo momento avevano certificato che nel Bilancio della Regione c’erano circa 10 miliardi di euro di crediti ‘inesigibili’: crediti ‘inesigibili’ che, dopo il controllo erano diventati poco più di sei miliardi di euro!
Fine della storia? No, perché la fine di questa storia un po’ vergognosa, archiviata troppo presto e troppo velocemente, continua. Perché, a quanto pare, ci sono dubbi anche sui poco più di 6 miliardi di euro di crediti vantati dalla Regione siciliana anche verso lo Stato, che sono stati velocemente cancellati quattro anni fa.
La storia, lo ribadiamo, l’hanno riesumata, ad inizio di questa legislatura, i venti parlamentari del Movimento 5 Stelle all’Ars. Leggiamo e commentiamo insieme l’interrogazione al Governo regionale presentata nel gennaio 2018 alla quale, come già ricordato, Musumeci e Armao non hanno ancora risposto.
Nell’interrogazione si ricorda “la deliberazione n. 204 del 10 agosto 2014”, con la quale “la Giunta regionale deliberò il riaccertamento straordinario dei residui di cui all’articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 e successive modifiche ed integrazioni, in 6.963.105.178,16 euro”.
Per la cronaca, il decreto legislativo n. 118 del 2011 non è altro che la riforma della contabilità pubblica.
Nell’interrogazione si stigmatizza il comportamento molto strano “della precedente Giunta”, cioè del Governo regionale siciliano di Rosario Crocetta-PD; il Governo Crocetta – che allora, lo ricordiamo, si avvaleva di un assessore all’Economia, Alessandro Baccei, voluto dall’allora segretario nazionale del PD, Matteo Renzi, che era anche capo del Governo italiano – come leggiamo nell’interrogazione, “non ha tenuto conto del rispetto del principio della contabilità finanziaria, secondo il quale doveva infatti essere preventivamente accertato il riconoscimento formale dell’assoluta inesigibilità o insussistenza dei crediti”; questi crediti vantati dalla Regione siciliana che il Governo Crocetta-PD hanno ritenuto essere inesigibili, dovevano “essere adeguatamente motivati attraverso l’analitica descrizione delle procedure seguite per la realizzazione dei crediti prima della loro eliminazione totale o parziale o indicando le ragioni che hanno condotto alla maturazione della prescrizione, rimanendo fermo l’obbligo di attivare ogni possibile azione finalizzata ad adottare le soluzioni organizzative necessarie per evitare il ripetersi delle suddette fattispecie”.
Insomma, prima di dire che tali crediti -m vantati dalla Regione siciliana anche nei riguardi dello Stato – erano inesigibili il Governo regionale Crocetta-PD avrebbe dovuto studiali bene, illustrandone la genesi e spiegando perché erano andati in prescrizione, adottando contemporaneamente tutte le misure necessarie per il ripetersi dai fatti.
Nell’interrogazione del gennaio 2018 i parlamentari grillini citano testualmente un passaggio del decreto legislativo 118 del 2011: :
«I residui attivi possono essere ridotti od eliminati soltanto dopo che siano stati esperiti tutti gli atti per ottenerne la riscossione, a meno che il costo per tale esperimento superi l’importo da recuperare».
Tecnicamente i crediti definiti inesigibili si chiamano residui attivi e possono essere eliminati soltanto dopo “che siano stati esperiti tutti gli atti per ottenerne la riscossione”.
Nell’interrogazione si ricorda “che dalla relazione al rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio finanziario 2015 – Corte dei Conti Sezioni riunite per la Regione siciliana – si evince che la situazione patrimoniale della Regione dell’esercizio 2015 presenta un netto patrimoniale negativo di oltre 8 miliardi e mezzo di euro, rispetto all’importo del precedente anno, altrettanto negativo, ma per 819 milioni di euro; è evidente, secondo la suddetta Corte, il collegamento tra il risultato negativo e il riaccertamento straordinario dei residui che ha portato alla cancellazione di un numero elevato di residui attivi e passivi”.
E’ evidente che la cancellazione di questi crediti – 10 miliardi di euro poi ridotti a poco più di 6 miliardi di euro – ha provocato un ‘buco’ finanziario di circa 8 miliardi di euro.
A questo punto arriva l’accusa durissima:
“con la Delibera di Giunta regionale n.204 del 10 agosto 2015 – scrivono i venti parlamentari grillini nell’interrogazione – sono stati cancellati residui per 6.963.105.178,16 euro, di cui circa un quarto effettivamente composta da crediti inesigibili, ma la cui maggiore parte era costituita da somme vantate nei confronti dello Stato a cui si è rinunciato in modo totalmente immotivato”.
Insomma, nel 2015, la Regione siciliana governata dal centrosinistra a ‘trazione’ PD, secondo quanto scritto nell’interrogazione, avrebbe rinunciato a circa 4 miliardi e mezzo di crediti “in modo totalmente immotivato”.
Nell’interrogazione, alla luce di quanto accertato e denunciato, i venti parlamentari grillini chiedono al Governo Musumeci se non ritenga “opportuno procedere all’accertamento delle somme che lo Stato deve alla nostra Regione e a cui il precedente Governo ha rinunciato nel 2014, stabilendo quanti dei residui attivi iscritti nel bilancio della Regione erano crediti da riscuotere nei confronti dell’amministrazione statale”; e, ancora,
“se è stata espletata la complessa procedura di legge relativa alla dichiarazione di inesigibilità delle partite creditorie da riscuotere”; e “quali procedure sono state attivate per verificare che residui attivi per milioni di euro non fossero più esigibili”; e “se infine, oltre all’eliminazione dei crediti inesigibili, siano state approfondite, come previsto dalla legge, le eventuali cause ostative alla riscossione di quelli certi, incerti o di dubbia esigibilità”.
I venti parlamentari del Movimento 5 Stelle nel gennaio dello scorso anno, nel presentare questa interrogazione con carattere di “urgenza” hanno chiesto al Governo regionale una “risposta scritta”.
Ma da allora ad oggi il presidente Musumeci e il suo vice assessore all’Economia Armao non hanno risposto né oralmente, né per iscritto.
Dopo di che, senza avere ancora chiarito questi fatti incredibili nel Parlamento siciliano rispondendo all’interrogazione e avviando un dibattito a Sala d’Ercole, il Governo Musumeci ha sostanzialmente acceso un mutuo per un miliardo e 600 milioni di euro e ne vorrebbe accendere un secondo di oltre 500 milioni di euro. E ha anche invitato i parlamentari nazionali eletti in Sicilia per parlare della crisi delle ex Province siciliane che è anche figlia degli scippi finanziari dello Stato alla Regione dei quali Musumeci e Armao non vogliono parlare.
Ci chiediamo e chiediamo: per quale motivo i parlamentari nazionale del Movimento 5 Stelle dovrebbero accettare l’invito di Musumeci se il presidente della Regione snobba da oltre un anno un’interrogazione dei 20 parlamentari grillini?
Di fatto, recandosi all’appuntamento con il presidente Musumeci, i parlamentari nazionali del Movimento 5 Stelle farebbero un grande regalo all’attuale Governo siciliano, avallando l’operato dello stesso Governo regionale che snobba da oltre un anno un’interrogazione dei venti deputati regionali grillini.
Davvero una bella trovata…
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