Luigi Di Maio ha fatto benissimo a incontrare i ‘Gilet Gialli’. E siccome i grillini sono contro l’attuale Unione europea turbo-liberista, farà bene ad incontrare tutti gli altri leader euroscettici per cambiare la politica europea. A chi oggi si ‘cassaria tutto’ e si straccia le vesti, dicendo che un vice presidente del Consiglio non deve prendere posizione, va ricordato che Moro, Andreotti e, soprattutto, Craxi, non esitarono a calmare i bollenti ardori degli americani
Da qualche giorno, i ‘Tromboni’ della vecchia politica italiana e i loro tirapiedi si stracciano le vesti perché il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, si è recato in Francia per incontrare i rappresentanti dei ‘Gilet Gialli’. La tesi – senza capo, né coda – di chi attacca Di Maio sarebbe la seguente: siccome si tratta del vice Presidente del Consiglio non avrebbe dovuto incontrare gli avversari dell’attuale presidente francese, Macron. Tesi ridicola, smentita dalla stessa storia repubblicana italiana.
Già negli anni ’70 del secolo passato Aldo Moro e Giulio Andreotti – mentre ricoprivano incarichi di Governo – non si preoccupavano di manifestare simpatia per i palestinesi, ben sapendo che era in corso – come lo è ancora oggi – una guerra-guerreggiata tra gli stessi palestinesi e gli israeliani appoggiati dagli Stati Uniti d’America.
Certo, Moro sarebbe stato eliminato fisicamente nel 1978: rapimento con strage (di via Fani), prigionia e assassinio nel quadro di una regia internazionale. Mentre con Andreotti i conti li avrebbero regolati subito dopo Tangentopoli.
Però fino a quando Moro e Andreotti sono stati vivi e politicamente operativi non hanno mai cambiato politica estera: l’Italia è rimasta amica dei palestinesi e degli israeliani e solo nel 2011 – quando l’Italia era ormai quella che è oggi, ovvero un Paese senza sovranità monetaria e con una molto limitata sovranità politica (basti pensare che il Ministro dell’Economia deve essere gradito ai turbo-liberisti che governano la ‘presunta’ Europa unita…) – ha cambiato linea politica con il leader della Libia, Gheddafi, avallando l’errata politica francese che ha portato all’eliminazione dello stesso Gheddafi e al caos in Libia.
L’Italia, dall’armistizio di Cassibile in poi, è sempre stata alleata degli Stati Uniti d’America. La Sicilia è stata ed è tuttora sede di importanti basi militari americane, da Sigonella al Muos di Niscemi, per citare le più importanti. Ma questo, nell’ottobre del 1985, non impedì all’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, coadiuvato dall’allora Ministro degli Esteri Andreotti, di bloccare i militari americani che, a Sigonella, avrebbero voluto catturare Abu Abbas.
Anzi, Craxi fece di più: rispondendo in Parlamento allora leader dei Repubblicani, Giovanni Spadolini, gli ricordò che anche Giuseppe Mazzini, come Abu Abbas, lottava per la libertà! Insomma, Craxi ricordò al ‘repubblicano’ Spadolini che Mazzini, negli anni precedenti alla ‘presunta’ unificazione italiana, non si era certo risparmiato in quelli che, alla fine, visti dalla parte degli austriaci, non erano altro che attentati terroristici: ‘moti’ che, visti dalla parte dell’Italia che sarebbe arrivata dopo (e male), venivano invece eufemisticamente considerati “rivolte per la libertà”.
Certo, anche a Craxi, poi, verrà presentato il conto, tant’è vero che è morto da esule in Tunisia. Ma ha dimostrato che i governanti italiani non sono tutti codini e servizievoli verso i potenti di turno: insomma, non tutti i governanti italiani, ieri, si inchinavano agli americani, così come oggi i grillini – e qui Di Maio è stato coraggioso e bravissimo – non si inchinano ai prepotenti dell’Unione europea turbo-liberista della quale Macron è un semplice ‘ingranaggio’, e nemmeno tra i più importanti.
Ma alla fine chi è Macron? Un signor nessuno che i ‘predoni’ della finanza hanno piazzato all’Eliseo. Un governante, Macron, che sta vessando e affamando il popolo francese. Che si sta ribellando.
La Francia non è l’Italia. Se per Mazzini – e qui “l’incendiario” genovese aveva ragione – in Italia i ‘rivoluzionari’ disposti a scendere in piazza erano sempre pochissimi (detto per inciso, Mazzini era un grande ‘organizzatore’, ma nei ‘moti’ i mobili dovevano metterli gli altri, mai lui, che restava il ‘pensatore’: ma questa è un’altra storia…), in Francia la gente è abituata a scendere in piazza.
L’ha fatto con quella che è passata alla storia come la Rivoluzione francese, facendo mangiare le brioche al re e alla regina dell’epoca. E ha replicato con il Maggio francese del 1968, quando i francesi scesero in massa nelle piazze per contestare il capitalismo, l’imperialismo e il generale Charles de Gaulle.
Da settimane, ogni sabato, i ‘Gilet Gialli’ scendono in piazza per contestare non soltanto lo sconosciuto Macron messo all’Eliseo, ma per contestare l’Unione europea. Non bisogna dimenticare che quello dei ‘Gilet Gialli’ è un movimento politico di euroscettici, così come euroscettici sono i grillini.
L’euroscetticismo ha vari volti: c’è una critica all’attuale Unione europea e anche opposizione all’attuale processo di integrazione politica europea.
Non sappiamo che linea assumerà l’euroscetticismo. Ma sappiamo tre cose.
Prima cosa. L’attuale Commissione europea ha cercato, in tutti i modi, di mettere i bastoni tra le ruote all’attuale Governo italiano.
Seconda cosa. A maggio si vota per le elezioni europee. E sono ormai chiari e delineati due schieramenti: chi vorrebbe proseguire con l’attuale Europa turbo-liberista e chi la vuole smantellare.
Terza cosa. I grillini sono contro l’attuale Unione europea turbo-liberista: e fanno benissimo ad allearsi con i ‘Gilet Gialli’ francesi. Magari avranno anche obiettivi diversi: ma in comune c’è l’avversario da battere.
Il resto sono chiacchiere.
Foto tratta da LineaPress.it
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